Come già detto il mese di Ottobre è sacro a Marte, poiché la stagione agricola e bellica e con essa la parte produttiva dell'anno, veniva a concludersi.
La più importante ricorrenza era l'October Equus (il cavallo di ottobre) che si teneva alle Idi del mese, e consisteva in un particolare rituale nel quale si sacrificava un cavallo al Dio.
Il rito, descritto da Festo ma non solo, si svolgeva pressappoco nel modo seguente:
dopo una corsa di bighe, il cavallo di destra della vettura vincente veniva consacrato e sacrificato a Marte dal Flamine Marziale presso il Campo Marzio.
Venivano poi separate la testa e la coda dell'animale; a quel punto avveniva un'accesa competizione tra due quartieri romani, quello della Via Sacra e quello della Suburra, che si contendevano la testa. Infatti i vincitori a seconda del quartiere, avrebbero affisso la testa nella Regia o nella Torre Mamilia.
La coda invece, veniva portata più in fretta possibile nella Regia affinché, ancora grondante sangue, esso potesse gocciolare sul fuoco in sacrificio.Su questo passo alcuni hanno ipotizzato che potesse in realtà trattarsi del pene del cavallo, in ogni caso anch'essa simbolo di fertilità per la forma e per gli zampilli ematici.
Verrio Flacco fa sapere di come la testa venisse poi ornata con pani ob frugum eventum. L'ultimo prodotto del grano annuale insomma, in ringraziamento al raccolto difeso da Mars al confine e alle propizie sorti belliche della stagione conclusa.
Il cavallo è animale bellicoso, molto importante e legato senza ombra di dubbio a Marte infatti non era considerato edibile o atto ad altri particolari usi.
La faida tra le due fazioni rifletteva anche la disputa tra Patrizi e Plebei a livello rituale.
L'October Equus fu una ricorrenza molto importante e sentita, tant'è che ne è dimostrata la sopravvivenza nel 354 attraverso il Calendario di Filocalo, in cui la festività è annotata.
Tale rito inoltre consta di importanti similitudini, come provato da Dumezil, col rito vedico dell' ashvameda. In India infatti gli ksatriya (la casta guerriera) sacrificavano un cavallo particolarmente abile nella velocità, sempre alla destra del carro vincente.
L'animale veniva lasciato vagare per un anno liberamente, seguito da soldati col compito di difenderlo da altri popoli.
Al termine dell'anno il cavallo veniva sacrificato a Indra in onore del rajan e veniva diviso in tre parti, ognuna simbolo di una qualità propizia per un regnante: l'energia spirituale (la testa), la forza fisica (il corpo), la fertilità e il bestiame (la coda).
Il parallelismo col rajan e l'antico rex romano appare evidente soprattutto se si considera il rischio che entrambi correvano in questo complesso rituale.
Gianluca Vannucci
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