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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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mercoledì 10 gennaio 2024

Sant'Antonio Abate, sciamano e re dei folletti



Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, detto anche Sant’Antonio dal purzèl perché raffigurato in compagnia di un maiale. Legato alla tradizione monacale e cenobitica egiziana dei primi secoli, un mix fra teologia egizia e cristianesimo dei primi secoli, questo santo realmente esistito secondo la Vita di Sant'Antonio scritta da Atanasio, nacque nel 251 da una famiglia egiziana cristiana contadina ma agiata. Seguendo il detto evangelico distribuì i beni che aveva ai poveri e si ritirò in eremitaggio nel deserto egiziano. Vivendo di privazioni nel deserto si racconta di numerosi episodi in cui Satana e dei demòni lo avrebbero tentato in ogni modo tittavia fallendo miseramente di fronte alla sua tempra. Rimase nel deserto per decenni e divenne ben presto famoso tanto che molta gente andava a visitarlo e molti divennero come lui anacoreti e diversi filosofi andarono a discorrere con lui. Morì poi a 105 anni.

Ma come mai la figura di questo monaco egiziano del tardo antico divenne così popolare soprattutto folkloristicamente?

Sant’Antonio Abate infatti in Italia ed Europa è patrono degli animali, raffigurato come un signore delle bestie circondato da animali e ogni 17 gennaio si portava a far benedire gli animali in suo onore.

Inoltre in diverse zone d’Italia si fanno falò nella notte di Sant’Antonio.

Questa infatti è un’altra notte simile a quella dell’Epifania, anche nella notte tra il 16 e 17 gennaio gli animali parlano e nelle stalle discutono su come si è comportato con loro il padrone, quindi bisognava trattarli particolarmente bene.

Era una giornata speciale, praticamente dimenticata oggi.

Diversi santuari dedicati a Sant’Antonio erano terapeutici come quelli di Polino, scavato nella roccia degli Appennini ed è ovviamente divenuto noto per la capacità di guarire dall’herpes zoster meglio conosciuto appunto come fuoco di Sant’Antonio.

Questo perché secondo una leggenda quando non c'era fuoco al mondo ed era tutto freddo gli uomini inviarono una delegazione nella Tebaide, luogo del deserto dove viveva Antonio, per pregarlo affinchè riportasse il fuoco agli uomini. Allora l’eremita andò a bussare alla porta dell’ inferno accompagnato dal suo maialino. I diavoli si spaventarono perché lo consideravano invincibile dato che aveva resistito a tutte le loro tentazioni e non vollero farlo entrare ma il maialino riuscì, mettendo a soqquadro la società dei diavoli,  con questa scusa, cioè di riprendersi la bestiola, Antonio ottenne il lasciapassare per entrare anche lui. Quindi una volta entrato prese del fuoco col suo bastone a forma di Tau e ritornando al mondo terreno donò il fuoco agli uomini.




A Novoli in provincia di Lecce si allestisce una grande catasta infuocata la notte di  Sant'Antonio, la focara, e alla fine la gente si portava qualche tizzone a casa. 

La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pubblici di Milano, nel Parco delle Cave e nel Boscoincittà si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. 

Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine del milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della "barba" del santo, ovvero dal di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva si è spenta.

La popolarità di Sant’Antonio si diffuse molto in zone galliche come il Nord Italia e la Francia e poi perfino in Irlanda arrivando a impersonificare l'archetipo del druido saggio, come Myrddin (Merlino) della mitostoria arturiana.

Infatti Sant’Antonio sempre accompagnato originariamente dal cinghiale, poi divenuto maiale perché più innocuo per i cristiani, altri non è che ipostasi di Lugos, Il Dio gallico artigiano che procede per avatar (i rix, gli imperatori di Roma, Cu Chullain eroe irlandese, ecc). Lugos è La massima Divinità del Pantheon gallico e presiede a funzioni di sovranità, apollinee, marziali e anche mercuriali. Presiede infatti alle arti ma anche al commercio, alla regalità e alla difesa della touta (la tribù). Augusto fu identificato come Sua ipostasi vivente. Nei racconti irlandesi Lugh sconfisse Balor, gigante anguipede che portava calore cocente e siccità e gli rubò il suo unico occhio, Datore di morte, che poteva usare a piacimento. Una forma di Lugos, solitamente biondo e armato di lancia, era quella del cinghiale Moccos, datore di abbondanza (in modo molto simile a Varāha, avatara di Visnu).

Il maiale poi è sacro a Cerere-Demetra e a fine gennaio si tenevano nel calendario romano le Ferie Sementive, festività agrarie per ringraziare Tellus Mater e Ceres

Da notare anche la sua collocazione calendariale a un mese dopo le Eponalia, feste sacre di Epona, protettrice delle stalle e degli animali.

 

Nell’antica Inghilterra le 12 notti iniziavano dall’Epifania e la sera del 17 si sarebbe festeggiata l’ultima notte, quella del Wassailing, una bevanda sacra a base di succo di mele cotto con agrumi e spezie.

Il rito del Wassailing prevedeva la benedizione notturna degli animali della stalla e degli alberi da frutto in particolare i meli.

In tarda sera le famiglie si recavano con una fiaccolata ai frutteti e intorno agli alberi cantavano:

“Per te, vecchio melo

Così che tu possa germogliare e sbocciare

E tu possa ancora portare mele

Da riempire i cappelli, cesti e mastelli

E le mie tasche, hurrà!”


È una sorta di incantamento atto a spronare la ninfa dell’albero affinchè si desti dal torpore invernale e torni a fruttificare. Finito di cantare si brindava col Wassail e se ne versava alla base degli alberi. Oltre ad essi venivano onorate anche le api, indispensabili messaggere delLa Dea.


Wassailing


 

A Bari poi, come riporta un quotidiano locale :

"Nel suddetto giorno chi utilizzava il fuoco nel loro mestiere come “u mèste traiìne” (il mastro carraio), “u ferraciùcce” (il maniscalco), “u ferrare” (il fabbro), “u fernare” (il fornaio), “la steratrìsce” (la stiratrice), “u caldaràle” (il calderaio; il ramaio), “u staggnare” (lo stagnino), “u vettare” (il bottaio), si asteneva dal lavorare perché si aveva il timore che il Santo, protettore degli animali domestici e del fuoco si «vendicasse» non ammettendo scusanti e li punisse con l’«herpes zoster» meglio conosciuto come «il fuoco di Sant’Antonio» o con altro dispetto come quello di procurare infortuni indelebili nel tempo.
Le massaie, i proprietari “de le candine” (delle cantine) o “de l’ostèrì” (delle osterie) che in quel giorno avevano contatto con il fuoco, erano protetti invece da “Sand’Andè” il quale chiudeva un occhio perché permetteva ai baresi di mangiare in suo onore.
La giornata terminava sempre in onore del Santo e del primo giorno di Carnevale accendendo “u fame” (il falò) dove i ragazzi più coraggiosi davano spettacolo saltando tra le fiamme.Questa lietezza era trasmessa ad altri per tutto il periodo carnevalesco avendo il clou nell’ultimo giorno di carnevale.Oggi della festa, di alcune consuetudini, e di alcuni piatti tipici che si gustano nel giorno di Sant’Antonio abate, ne è rimasto veramente poco".


focara di Novoli

Di nuovo i riti tipicamente pagani di lustrazione, come saltare sul falò da parte dei giovani, che ritroviamo a Beltane in maggio o ai romani Palilia in aprile. Curiosa poi l'altra funzione del Santo, che oltre a protettore dei lavori che hanno a che fare col fuoco e gli artigiani (altra funzione di Lugos), è anche annunciatore del Carnevale, che virtualmente inizia il 17 gennaio e continua fino al ristabilirsi dell' ordine primaverile e il ritorno di Marte. 

Iniziano da quì in poi le varie mascherate di fine anno carnevalesche, questo infatti è un periodo dell'anno nel quale regna il disordine in attesa della Primavera, questo l'antico senso del Carnevale e delle sue maschere.

Oltretutto l'associazione del santo con la panificazione, i fornai e il fuoco è un retaggio delle Fornacalia romane, feste della tostatura del farro, che iniziavano proprio il 17 gennaio in modo che ogni Curia avesse il suo giorno preposto. Terminavano il 17 febbraio il giorno delle Quirinalia, festa di Romolo-Quirino che era anche chiamata "stultorum feriae" poiché erano stolti coloro che non conoscevano la propria Curia oppure non erano riusciti neingiorni precedenti a tostare il proprio farro.

Con parte del farro tostato inoltre le Vestali preparavano la mola salsa, che serviva per i sacrifici.


In certe zone soprattutto in Emilia è poi detto il Befanone, compagno della Befana che porta regali più economici rispetto alla vecchina in arrivo il 6 gennaio: questo perché, solitamente, i doni del Befanone erano competenza dei nonni. Ancora una volta il santo e la sua ricorrenza vengono legati alla notte dell'Epifania, evidentemente a completamento di un ciclo di 24 notti dal Natale o addirittura 36 se contiamo da Santa Lucia, secoli fa la notte più buia.

 

 

L'origine pagana della venerazione di Sant'Antonio fu trattata anche da Charles Leland, studioso delle tradizioni etrusche in Italia che riporta come fosse considerato il "Re dei folletti" dai praticanti della stregheria italiana e della tradizione Gentile rimasta nel 1800:

"In qualche caso gli spiriti, o Santi Cristiani, corrispondono e, più precisamente derivano da quelli pagani. Le streghe tra i contadini toscani avevano capito questo fatto. Quanto questa vecchia religione sia profondamente radicata nella tradizione popolare lo si evince da una storia che troviamo in Faflon. Questo racconto narra di un contadino che, qualunque cosa accadesse, benedion folletti, intesi qui come divinità rurali. Le famiglie che conservano la conoscenza degli incantesimi, le antiche tradizioni e canzoni, non si considerano Cristiane. Voglio dire che in queste famiglie la religione è solo una facciata, i bambini vengono cresciuti come cattolici, si cerca di andare d'accordo col clero, ma se crescendo, questi figli dovessero mostrare una qualche attitudine alla magia, qualche nonna o zia, trasmetterebbe loro tutte le antiche credenze oggi però, questa tradizione si sta dileguando assai velocemente .

Certi santi erano riconosciuti come folletti. Il termine folletto ha un valore generico per qualsiasi tipo di spirito non Cristiano, cioè per folletti, fate, ninfe, spettri.
 Il capo dei santi-folletti è Sant'Antonio, il personaggio più familiare tra gli spiriti. I preti dicono che lui era tentato dal diavolo; però gli stregoni [...] Perfino divulgavano il fatto che Sant'Antonio comandava ogni tipo di demoni e di folletti quindi era un incantatore e uno stregone come loro. "Sant'Antonio e Simeone non possono essere considerati santi", mi disse una strega "perché noi ogni notte nelle cantine compiamo riti magici su di loro". Questi riti sono sempre rivolti a spiriti pagani e mai ai santi. Ma ciò che è decisivo nel determinare se un atteggiamento appartiene alla stregoneria e non al cristianesimo è dire la preghiera del Padre Nostro, alla rovescia o doppiamente, cioè ripetere ogni frase due volte Perché quando si fa così si chiama ogni entità pagana più velocemente, specialmente quando ci si rivolge a Sant'Antonio. Quando perdiamo qualsiasi cosa possiamo recitare un doppio Pater a Sant'Antonio così:"Pater noster. Pater noster! Qui es in coelis - Qui es in coelis!" e così via."


Quando una ragazza desidera conquistare un amore o quando chiunque desidera una qualsiasi cosa, lui o lei, debbono porre a mezzanotte da entrambi i lati del davanzale di una finestra due a di fiori contenenti l'Erba di Sant'Antonio e legati con un fiocco rosso fatto di ordi con tre spilli puntati per fiocco. Rivolgendosi alla finestra devono dire
"Sant'Antonio mio benigno,
Di pregarvi non son digno,
Se questa grazia mi farete,
Tre fiammi di fuoco per me facete.
Uno sopra la mia testa,
Che per me arde e tempesta,
Una cantò al mio cuore,
Che mi levi da questo dolore,
Uno vicino alla mia porta
Che di questa grazia non se ne sorta;
 Se questa grazia mi avete ,
Fatemi sentir tre voci!
Porta bussare,
Uomo fistiare,
E cane abbaiare!"
"Quando questa preghiera è stata pronunciata, si deve aspettare alla finestra e se si sente qualcuno che bussa alla porta, o un uomo che fischia, o un cane che abbaia, allora la grazia sara stata ricevuta, basta anche uno solo di questi suoni per sapere che la grazia è stata concessa. Ma se passa un cavallo nero, un asino o un carro funebre, la preghiera è stata rifiutata" "Invece se passa un cavallo bianco il favore sarà dato ma molto tempo deve passare"Pensando ai modi in cui ci si rivolge a Sant'Antonio, anche se è una figura medioevale e confrontando ogni analogia e associazione, c'è da ritenere che San Antonio sia uno spirito o un folletto Romano o Etrusco, "travestito" da santo. Infatti tutti i particolari di questa cerimonia sono di origine pagana così me la divinazione per mezzo dei suoni.San Antonio protegge i suoi amici da molti guai, ma specialmente dalla stregoneria, così nel dialetto romagnolo ci si rivolge a lui:
"Sant' Antogne, Sant'Antogne Sopre came, liberez dai sase! E dal streghi chliùvengu Liberez dai asase! In camia a stregem I mi burdel chi'e tent bel! Sant'Antogne e santa pia
Tui lentan el streghi da camia
 So ven el streghi in camia
Ai buttar dee la graneda. chi vega via!"

"Santo Antonio super (sopra) il cammino In ItalianoLiberateci dagli assassini! Liberateci dagli assassini!E dalle streghe che non vengano In casa mia a stregareI miei bambini che sono tanto belli, Santo mio, Santo pio! Tenetemi lontano le stregheDi casa mia! Se viene le streghe in casa mia,Buttatele dietro la granata,Che vadino via!",

Dicono di Sant'Antonio che è tenuto sulla mensola del caminetto e che è anche lo spirito e il folletto del focolare. Questo lo rende simile al Domovoy Russo, e gli conferisce una posizione di riguardo fra i Lari, Lares Familiares "

 

La figura di Sant'Antonio poi, oltre che con Lugos, a mio parere ha molto a che vedere con Prometeo, il Titano amico e creatore (insieme ad Atena) dell'umanità e alla quale donò il fuoco (che poi sarebbe l'anima, che è ignea) che aveva nascosto in un ramo di sambuco. In Grecia infatti si festeggiavano particoari feste a Lui dedicate, le Prometeia, sebbene non conosciamo il periodo delle stesse.



Ha inoltre analogie con Consus, Dio romano dei consigli e di tutto ciò che è nascosto, come i semi sotto terra o nei silos, il fuoco del Sole crescente dopo il Solstizio e... le cose che non si trovano più. Celebre è la formula che si recita quando si cerca qualcosa "Sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovar quel che mi manca". 

 

Insomma Sant’Antonio Abate è una figura molto particolare che merita attenzione, sebbene sia un santo. Avendo racchiuso peculiarità di Divinità che vanno da Cerere a Silvano, a Lugos a Prometeo e avendo assorbito ritualità sciamaniche e gentili assai importanti a livello calendariale, sia liturgico che esoterico.


Gianluca Vannucci

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