Ho già trattato del golpe ambrosiano o teodosiano che fece crollare Roma in diversi articoli quali: Ambrogio, l'eminenza grigia dietro al golpe; Damaso, coautore del golpe e altri ma in questo ho deciso di andare a fondo.
Sì perché infatti ho trattato del golpe quando ormai era cosa fatta o quasi, tralasciando le cause che risalgono a secoli prima.
Ho deciso quindi in questo articolo di narrare fatti che pochi conoscono all'esterno dei circoli esoterici, perché ritengo il tempo sia arrivato
I SADDUCEI
In prima epoca imperiale romana la società della Giudea, provincia marginale dell'Impero si suddivideva in caste:
- quella artistocratica-sacerdotale dei sadducei, discendente diretta di Aronne, che collaborava attivamente con i Romani e i funzionari imperiali e tra i quali vi era il sommo sacerdote del tempio che compiva i sacrifici al suo interno;
- i farisei, studiosi e scribi particolarmente zelanti nell'applicazione della legge mosaica
- gli zeloti, ultra nazionalisti sionisti che si opponevano con lotta armata all'occupazione romana;
- gli esseni, meno rilevante politicamente e più spirituale, della quale faceva parte Giovanni Battista nel racconto evangelico, aveva idee ben diverse dalle altre caste ed era molto affine ad insegnamenti pitagorici.
Farisei e Sadducei furono i primi persecutori dei cristiani, al contrario dell'Imperatore che si dimostrava tollerante (finché non presero a fare attentati decenni dopo).
Nel 70 e.v. quando l'imperatore Tito, dopo l'ennesima rivolta giudaica, distrusse il tempio un manipolo di sadducei, che stava per essere letteralmente scannato dalla popolazione locale, fuggì a morte certa rifugiandosi a Roma.
Infatti a questo punto i sadducei scompaiono dalla storia ufficiale e l'ebraismo, nella sua evoluzione, portato avanti dai farisei rimasti in Giudea divenne quello rabbinico che conosciamo oggi, senza più sacrifici e quindi senza casta sadducea non più necessaria in quanto il tempio non esisteva più.
I sadducei con le loro famiglie, quindi qualche centinaia di persone si trasferirono a Roma.
Qui coi soldi del tesoro del tempio comprarono la cittadinanza romana e la loro antichissima linea di sangue si accasò nell'Urbe.
GIUSEPPE FLAVIO
Il personaggio chiave, cruciale per l'infiltrazione in Roma e quindi in tutto l'Occidente tutt'ora è un tale Yosef ben Matita, Giuseppe di Mattia, meglio conosciuto come Giuseppe Flavio, col nuovo nome acquisito con la cittadinanza romana, comprata sotto la dinastia Flavia appunto.
Giuseppe Flavio, noto ai più come uno storico mediocre e secondario, era all'epoca il gran sacerdote del tempio quindi in linea diretta di sangue con Aronne. Nacque nel 37 e.v. a Gerusalemme, secondo genito di un sommo sacerdote, nipote di nonni consanguinei come era d'uso presso la casta. Discendente da parte materna della famiglia reale degli Asmodei e nel 60 si aggregò alla scuola dei farisei.
Venne poi mandato a Roma per perorare la causa di alcuni sacerdoti giudei macchiatisi di crimini e nell'Urbe ebbe modo di entrare in contatto e conoscere la società romana.
Tornato con tutti gli onori in Palestina, venne nominato comandante militare della rivolta militare contro Roma del 67 e proprio in quell'anno Vespasiano, all'epoca generale, conquistò diverse città e iniziò l'assedio di Gerusalemme.
Giuseppe di Mattia si rifugiò quindi in una città fortezza della Galilea, Iotapata, inaccessibile o quasi tuttavia vi era pochissima acqua e grazie alla sua mente manipolatrice elaborò un perfido piano.
Fece eliminare tutte le scorte di acqua affinchè i suoi uomini combattessero fino alla morte sapendo di non avere scampo.
L'assedio di Iotapata era condotto da 3 legioni romane, la Quinta Macedonica, la Decima Fratensis, e la Quindicesima Apollinaris, per un totale circa 60mila uomini. Dopo 47 giorni Iotapata soccombette e la maggior parte dei giudei furono uccisi, i superstiti vennero istigati a suicidarsi da Giuseppe di Mattia che rimasto solo si consegnò ai Romani.
Attraverso le sue affabulazioni supplicò Vespasiano di risparmiargli la vita e addirittura per ringraziamento affiancò Tito nella conquista di Gerusalemme contro il suo stesso popolo del quale guidava prima la rivolta.
Si trasferì a Roma dove ottenne la cittadinanza e appunto essendo clientes dei Flavii venne chiamato Giuseppe Flavio. Nell'Urbe sposò una facoltosa giudea di Roma di stirpe nobilissima che gli diede due figli; Flavio Giusto e Flavio Simone intorno al 71-73.
Iniziò l'attività di storico, ebbe una villa, un vitalizio e possedimenti e nel 75 pubblicò la guerra giudaica. Rimasto vedovo sposò poi una donna ebrea di Creta che gli diede un altro figlio, Flavio Agrippa, generando una vera e propria dinastia "Flavia" parallela a quella imperiale, romana. 10 anni dopo terminò la sua opera più famosa "antichità giudaiche".
LA CHIESA
Morì intorno al 105 lasciando alla sua dinastia un'eredità cospicua in quanto fu fondamentale costituendo il ponte tra il grande tempio, portato a Roma riorganizzato lì.
Infatti a Roma Giuseppe, che si ricordava dei primi cristiani perseguitati in Palestina, notò che erano molto ferventi nell'Urbe e pensò bene di sfruttare questa cosa.
I sommi sacerdoti sadducei divenuti cittadini romani dapprima persecutori dei primi cristiani infatti fecero tale e quale a Saul di Tarso, iniziarono a diventare promotori di questa nuova religione, legandola però alla Torah e insistendo che Cristo fosse figlio del dio di Israele, legando il Vangelo alla Tanakh distorcendone totalmente gli insegnamenti e il messaggio e quindi di fatto facendo venerare quel dio alle altre popolazioni rendendole succubi.
Vennero così emarginati dalle prime comunità gnostici e marcioniti, e si venne a creare la primitiva chiesa ortodossa su modello del sinedrio sacerdotale ebraico. Nacqua la Chiesa, in cui il sommo sacerdote diveniva sommo pontefice, papa.
Tuttavia sebbene in continuo avanzare i cristiani (che sarebbe meglio chiamare paolini o gesuani) erano ad un punto fermo e continuamente scansati ed emarginati dalla società romana e dagli Imperatori fino a che successe qualcosa.
Nel III secolo un importante generale romano, Costanzo "il pio" Cloro fece carriera sotto Diocleziano e venne quindi, in base al sistema della tetrarchia, nominato Cesare dall'Augusto d'occidente Massimiano.
Costanzo, che era sposato con Helena Flavia, della dinastia Flavia probabilmente discendente da quella di Giuseppe Flavio, ebbe un figlio, Costantino. Alla morte di Costanzo, Costantino appunto venne dichiarato imperatore.
E fu l'imperatore che con l'editto di Milano dichiarò il cristianesimo religio licita, e diede tuttavia la svolta definitiva al progetto sadduceo, giacché la chiesa, quella ortodossa iniziò ad acquisire, ormai entrata nei gangli dell'Impero sempre più potere e a creare il proprio canone in virtù del concilio di Nicea, presieduto proprio da Costantino Flavio, ultimo discendente dei "Flavi".
Si arrivò così al golpe teodosiano/ambrosiano trattato ampiamente negli articoli precedenti.
Il culto dei veri Dèi venne bandito dai seguaci dell'arconte, un cacodemone assetato di sangue, al fine di irretire e intrappolare gli uomini in una prigione.
Utilizzarono Roma infettandola come fa un virus che si riproduce finché non uccide la cellula che lo ospita.
E quando la carica di Pontefice Massimo appartenuta dai tempi di Augusto all'imperatore, venne da Graziano rifiutata il Papa, ovvero il vescovo della Chiesa di Roma non ne assunse le prerogative come molti credono. Al massimo usurpò attraverso paramenti il titolo legittimandosi in questo modo, tant'è che tutt'ora taluni pensano sia la prosecuzione naturale, ovviamente errando madornalmente.
Infatti il Pontefice Massimo non aveva i poteri che avrebbe avuto un Papa, che sono di granlunga più simili a quelli del Sommo Sacerdote.
Gianluca Vannucci
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