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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


venerdì 13 marzo 2020

Gli Auguri

Gli Auguri erano antichissimi sacerdoti già in Etruria e poi in Roma il secondo collegio sacerdotale per importanza dopo i Pontefici. Erano molto stimati e venerati e nessuna decisione importante veniva presa senza consultarli.

Essi avevano il compito di interpretare la volontà degli Dèi osservando soprattutto il volo degli uccelli, dai versi emessi, dal numero e quant'altro al fine di capire se gli Dèi approvassero o meno una decisione umana. Quest'arte era chiamata augurio o auspicio.



I primi àuguri romani furono proprio Romolo e Remo. Narra la Tradizione infatti che, per stabilire chi dei due dovesse tracciare il Solco sacro, consultarono il volo degli uccelli.
Remo dall'Aventino vide 6 avvoltoi, mentre Romolo dal Palatino ne vide 12.
Era l'auspicio dei 12 secoli di Roma, così come in "Storie Toscane" è precisato che alla nazione etrusca sono dovuti 10 secoli, dopo dei quali sarebbe giunta la fine del nome etrusco.

L'arte dell'augure è insomma consultazione e interpretazione: esso chiede a Iuppiter, il sovrano dei segni e dei patti dei quali gli Auguri sono sacerdoti, se sia fas che ad esempio una determinata persona riceva una funzione sacra, che un luogo divenga adibito al culto, ecc. rivolgendo la domanda "si fas est inviami un segno"


Livio ci descrive accuratamente il procedimento mediante il quale l'Augure, col suo lituus, un bastone ricurvo e senza nodi (poi preso da papi e vescovi) stabilisce una connessione con Giove narrandoci l'in-augurazione di Numa Pompilio:


"Tutti i patres decisero all'unanimità che la dignità regale doveva essere conferita a Numa Pompilio. Questi venne convocato e, come Romolo aveva preso gli auguria per divenire Rex e fondare la Città, ordinò di consultare gli Dèi anche per ciò che lo riguardava.
Fu allora condotto dall'Augure sulla cittadella. Là sedette su una pietra, rivolto a sud. L'Augure con capo velato sedette alla sua sinistra, tenendo nella destra un bastone ricurvo e priva di nodi che chiamò lituus. Di là, volto lo sguardo sulla città e su tutto il territorio, [l'augure] risolve una preghiera agli Dèi e delimitò delle aree nel cielo, tracciando una linea da est a ovest; dichiarò che le regioni di destra erano a mezzogiorno, le regioni di sinistra a settentrione; dinanzi a sé, al limite del suo campo visivo, fissò un punto di riferimento.
Allora, passando il lituus nella sinistra e ponendo la destra sul capo di Numa, pronunciò questa preghiera: <<Giove pater, se è fas che Numa Pompilio qui presente, di cui tengo il capo, sia re di Roma, fai apparire dinanzi a noi dei segni evidenti e precisi fra i limiti che ho stabilito>> Egli poi elencò gli auspicia che voleva veder giungere. Quando apparvero, Numa fu proclamato re e discese dal templum."


Un celebre e storico Augure citato da Livio fu Atto Navio, cresciuto dagli etruschi.
Tarquinio Prisco voleva cambiare il sistema delle 3 centurie di cavalieri (Ramnes, Luceres, Titienses) e, come da Tradizione, chiese un resposto ad Atto Navio, allora il più celebre Augure romano, se si potesse fare e Navio gli rispose che non si poteva modificare niente prima di aver consultato gli uccelli.
Tarquinio provocatoriamente allora disse a Navio: "indovino, compi le tue osservazioni e dimmi se la cosa a cui sto pensando sia possibile"
Navio prese il lituus e osservò il cielo e affermò.
Il re, ridendo prese dal mantello un rasoio e una pietra dicendo: "pensavo di chiederti di tagliare questa cote col rasoio!"
Impassibile Navio prese i due oggetti e, miracolo, tagliò la pietra.
Tarquinio rinunciò alle modifiche e fece erigere una statua di Atto Navio nel Comizio, sulle scale del Senato.


Tarquinio Prisco consulta Atto Navio, Sebastiano Ricci



















L'appartenenza al collegio degli Auguri durava vita natural durante e si otteneva per cooptazione. Con Augusto e l'Impero, l'Imperatore stesso per definizione diveniva Augure.

L'esistenza degli Auguri cessò, come gli altri collegi sacerdotali, a causa dei decreti di Teodosio l'Empio.

Gianluca Vannucci

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