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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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sabato 3 settembre 2022

4 settembre 1229 A.U.C. : La caduta


4 settembre 476 e.v. 1229 A.U.C. è una data storica, cade infatti ufficialmente l'Impero Romano d'Occidente. L'ultimo avvoltoio, il dodicesimo, di Roma era volato.

Sebbene questa data sia ormai considerata simbolica da tutti gli storici, e anche di fatto dal sottoscritto, non si può negare il suo alto valore intrinseco.

L'Imperium era ormai divenuto un monstrum, una oscura teocrazia da diversi decenni, dai tempi del regno dei tiranni Gratiano e Teodosio almeno, quando venne rinnegata la natura intrinseca di Roma e la Pax Deorum Hominumque fu spezzata per sempre.

Nonostante tutto questa data sancisce il fulcro dell'intera storia umana, praticamente alla pari della Fondazione dell'Urbe.

Ma diamo un'occhiata ai fatti: l'Impero era da decenni l'ombra di sé stesso, e l'ultimo imperatore degno di nota fu Antemio che cercò di riportare terre e conquiste sottratte a Roma dai vandali, fu assassinato a tradimento dal visigoto Ricimero, all'epoca magister militum e vero e proprio burattinaio alla guida di imperatori fantoccio e non riconosciuti né da Oriente tantomeno dal Senato e i Padri Coscritti, che tra l'altro permise ai suoi barbari un altro sacco, devastante dell'Urbe per poi piazzare sul seggio imperiale Anicio Olibrio, fantoccio di Ricimero oltre che di comodo alle elite ecclesiastiche romane.

Morto Ricimero e pochi mesi dopo anche il fantoccio Olibrio, fu la volta del fantoccio del magister militum burgundo Gundobado: Glicerio. Ennesimo imperatore non riconosciuto da alcuno se non da elite ecclesiastiche e barbari che de facto governavano la Penisola (ormai l'impero d'occidente era ridotto a questo). Subito Leone, l'Imperatore d'Oriente si premurò di legittimare Giulio Nepote, di ascendenza dalmata Gentile. Egli era infatti nipote di Marcellino, governatore della Dalmazia, rimasto Gentile e fedele agli Imperatori Maggioriano prima e Antemio poi.

In poco tempo Nepote, sbarcato ad Ostia depose senza colpo ferire il molle Glicerio, che si fece vescovo ritirandosi.

Nepote nel suo breve regno cercò di consolidare i territori d'Italia e Gallia, i pochi rimasti all'impero, nominando anche come magister militum il figlio dell'ex imperatore Avito.

Ma dopo solo un anno il generale Flavio Oreste lo costrinse al ritiro e nominò imperatore suo figlio appena 14enne Romolo Augusto, chiamato Augustolo spregiativamente data la sua giovane età e assente esperienza in qualsivoglia ambito.

Ovviamente non era che un fantoccio, l'imperatore d'oriente Zenone continuò a riconoscere Nepote legittimo Imperatore d'Occidente e Odoacre, nel frattempo divenuto re degli Eruli e comandante dei barbari che cercavano terre in Italia approfittando della situazione, dato che Oreste aveva negato loro ricompense in breve tempo lo attaccò e giustiziò a Pavia demolendo la chiesa nella quale si rifugiò. Si recò poi a Ravenna dove, incredulo nel trovare un ragazzino a capo dell'Impero fondato da Augusto, formalmente lo depose dandogli un indennizzo e mandò le insegne imperiali a Costantinopoli.

Iniziò quindi ufficialmente il Regno d'Italia, Odoacre regnò infatti riprendendo il titolo di Rex Italiae, titolo che fu storicamente di Enea, sebbene governasse in vece di Nepote e dell'Imperatore d'Oriente. La caduta di Romolo Augustolo è ritenuta simbolica per via del suo nome fatale che raccoglie in sé i nomi del Fondatore e Padre di Roma e di Augusto, primo Imperatore e patrono d'Italia. Sebbene sancisca semplicemente una situazione in atto da decenni.

Contrariamente alla vulgata il regno di Odoacre non fu affatto oscuro ma sicuro e prospero, molto più del tardo impero. In accordo col Senato romano, oltre che con Giulio Nepote e l'Impero d'Oriente infatti governò saggiamente, non discriminando i Gentili e riacquisendo territori come la Sicilia a scapito dei vandali e, dopo l'uccisione di Giulio Nepote da parte di consiglieri in combutta col vescovo di Salona nonchè ex-imperatore Glicerio, annesse anche la Dalmazia al Regnum Italiae.

Nel 484 in Oriente ci fu un tentativo di usurpazione contro l'imperatore Zenone, attuato da Gentili discepoli di Proclo quali il poeta Pamprepio attraverso il generale Ilio e l'imperatrice vedova di Leone Verina che poi elessero Leonzio imperatore dal 484 al 488 in opposizione alla teocrazia asfissiante di Zenone.

Sotto ordine di Ilio, Romolo figlio dell'imperatore d'occidente Antemio si recò in Italia a chiedere appoggio a Leonzio da parte di Odoacre, che acconsentì. Ciò spinse Zenone, una volta riacquisito potere eliminando Leonzio, Illo e perseguitando i Gentili accusati della congiura, a “punire” Odoacre invitando Teodorico Magno, futuro Re d'Italia ad invadere il Regno di Odoacre.


In conclusione il 4 settembre 476 è sì una data cruciale ma, al contrario di quanto si può pensare, non produsse effetti notevoli per le popolazioni di Hesperia-Italia anzi, forse fu l'inizio di un periodo maggiormente florido. Il regno di Odoacre prima e quello di Teodorico Magno successivamente portarono decenni di prosperità, finchè il tiranno Giustiniano non decise che l'Italia doveva essere una sua colonia e nient'altro scatenando le orrende guerre cosiddette greco-gotiche.


Gianluca Vannucci

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