Chi siamo:

Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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sabato 1 febbraio 2025

Candelora, Februalia e il ciclo delle purificazioni

Candelora: il significato dell'accensione delle candele


Il 2 febbraio la Chiesa celebra la Candelora, una festa in cui vengono benedette le candele, simbolo di Cristo come "luce per illuminare le genti".

Perché infatti la celebrazione ricorda la ricorrenza della presentazione di Gesù al Tempio, ma questo assume centralità solo a partire dal Concilio Vaticano II, infatti prima era soprattutto la figura della Madonna a caratterizare la festa, era infatti la Sua purificazione, dopo 40 giorni, del parto.

Un'allusione troppo stretta alla paganità che non poteva coesistere coi nuovi dettami del Concilio tendenti alla giudaizzazione ulteriore del cattolicesimo. Fece infatti una ingloriosa fine "Santa Febronia" troppo esplicitamente una taroccatura di Februa, che venne spostata nel calendario ecclesiastico al 25 giugno e pressoché dimenticata da tutti.


Oggi la festa della Presentazione di Gesù al Tempio ...


Infatti una similitudine la possiamo trovare subito con una festa Gentile Romana, ovvero le Februalia, festeggiate presumibilmente intorno alle Calende di Februarius (e quindi così dagli attuali Gentili Romani). Sacre a Iuno Februa, veniva a Lei chiesta purificazione dai germi che durante l'inverno proliferano in noi e quindi di scatenare le febbri purificatrici che bruciano tali microbi. Iuno Februa viene a Sua volta identificata con Reithia, La Dea Venetica delle acque salutari e molto simile ad Hekate in quanto custode delle chiavi del cosmo. Februa inoltre come ci tramanda Martiano Capella "Purifica i neonati dal sangue e dalla placenta [C. D. VII, 3; Mart. Cap. II, 149] " altro punto in comune con la Madonna della Candelora.

Similmente alla festa romana presso i Celti si celebrava Imbolc, che segnava l'inizio della primavera e della stagione luminosa ed era quindi una festa sacra alLa Dea Brigit, Dea delle acque salutari e del fuoco, prontamente sostituita dai cristiani con Santa Brigida il 1 febbraio (Calende solari).

Alle Calende di Februarius poi veniva celebrato un particolare aspetto di Giunone, Iuno Sospita, ovvero "Salvatrice" raffigurata con una pelle di capra e una lancia intenta a combattere coi nemici visibilie invisibili, che portano in questo mese l'ultimo assalto all'ordine costituito prima di Martius e del definitivo inizio dell'anno sacro con la primavera.

Giunone Sospita armata | Mythologiae
Giunone Sospita

Abbiamo poi notizia dalla scrittrice romana Egeria nel suo "Peregrinatio Aetheriae" che anticamente la Candelora venisse celebrata il 14 febbraio e non il 2 febbraio. 

Probabilmente per sovrapporla alle Lupercalia, caratterizzate da grandi fiaccolate, ancora molto in voga a fine V secolo nonostante la cristianizzazione come ricorda sconsolato Papa Gelasio nel 494 e.v..

Tuttavia vorrei portare l'attenzione ad una Dea romana semi-sconosciuta:

nell'elenco pontificale degli indigitamenta romani troviamo una certa Candelifera, come intuiamo dal nome "Colei che porta la candela" e come ci tramanda il polemista cristiano Arnobio nel suo "adversus nationem" dall' intento blasfemo presso gli italici e romani "Al momento della nascita si accendeva una candela" [Adv. Nat. II,11].

Ora mi sembra che le similitudini con la candelora siano quasi sfacciate, questa Dea (molto probabilmente un indigitamente di Iuno) era portatrice dell'atto di accendere una candela al momento della nascita di una nuova vita, che appunto veniva alla luce.

Il 1 febbraio sempre alle Calende, oltre che sacro a Iuno Sospita, era il Natale di Ercole, e il mettere, da parte della chiesa prima la Candelora il 2 febbraio e (dal C.V.II in poi) la presentazione di Gesù al Tempio sembra una chiara sovrapposizione a questo ciclo, tanto più che il Cristo condivide con Ercole (Figlio di Dio Padre, Iuppiter) diverse funzioni non ultima quella di elevazione dell'umanità e il farsi carne, umano tra noi per provare le nostre fatiche e dolori.

Eracle bambino annienta i serpenti | Mythologiae
Ercole bambino annienta i serpenti

A mio avviso questo ciclo festivo era da intendersi anticamente in codesto modo:

Pridie Kalendae Februarius: Februalia e lustrazioni di Iuno Februa/Imbolc sacra a Belisama/Brigit presso i Celti;

Kalendae Februarius (1 febbraio solare): sacre a Iuno Sospita e Natale di Ercole

Dies Religiosus (2 febbraio): Candelifera e accensione delle candele. Ercole è nato e la luce si fa sempre più evidente, sebbene infatti siamo ancora in inverno le giornate si allungano a vista d'occhio.


Gianluca Vannucci




sabato 6 febbraio 2021

Februarius


Secondo mese aggiunto da Numa Pompilio al calendario arcaico romuleo, deve il suo nome al verbo februare.

Essendo infatti un mese di transizione verso la primavera, dove la luce si fa sempre più forte ma il clima è ancora gelido i germi all'interno del nostro organismo, aumentati nei mesi passati dentro casa, iniziano a portarci febbri e le forze caotiche tentano un ultimo assalto all'Ordine cosmico.

Per questo motivo Februarius è un mese dedicato alle purificazioni, soprattutto del nostro corpo, dalle scorie e dai germi invernali in attesa del nuovo inizio dell'anno liturgico e produttivo.

Alle Kalendae Februarius i Romani offrivano ad un particolare aspetto di Iuno, Iuno Sospita, "salvatrice". Il culto fu ufficialmente importato in Roma da Lanuvio, città di Enea, nel 338 a.e.v., quando ai lanuvini fu concessa la piena cittadinanza romana.

L'aspetto di questa Iuno è particolare e differente in quanto è raffigurata indossare una pelle di capra, brandendo una lancia e accompagnata da un serpente. Questo, unito all'epiteto Sospita, in quanto è anche Februa, ovvero Colei che causa le febbri, che non sono negative in quanto difesa del nostro organismo nei confronti degli agenti patogeni in particolare quelli causanti la malaria, molto diffusa nel Lazio fino agli inizi del '900. 


Giunone Sospita


In ambito galloromano avvenivano rituali di purificazione notturni, mediante l'utilizzo di acqua calda con erbe e oli essenziali disciolti mentre si accendevano candele in onore della Dea del fuoco e della luce Belisama.

Rituali che sopravvissero al cristianesimo, che cercò di assimilarli neanche troppo velatamente legandoli ad una presunta santa Febronia.

Intorno alle Idi si svolgeva l'antichissimo rituale di fertilità dei Lupercalia (già approfondito nel precedente articolo) in cui il collegio dei Luperci ridendo colpiva le donne astanti girando furiosamente intorno al Palatino con delle fruste di pelli di capro al fine di propiziarne la fecondità. Rito che perdurò nonostante i decreti teodosiani, spingendo papa Gelasio nel 494 a lamentarsi in una lettera della connivenza dei Senatori romani nei confronti della celebrazione.

Dal giorno 13° al 21° erano i Parentalia, giorni in cui i confini tra i mondi si fanno sempre più labili e per questo anche i nostri Mani, i defunti buoni vengono a trovarci. Per questo motivo erano giorni a Loro dedicati, si preparavano banchetti nei dintorni delle tombe e talvolta ci si mascherava dando un senso catartico con schemi che possiamo trovare tutt'ora in Serbia e Bulgaria coi Kuker ma anche nel nostro carnevale, dove senza scomodare il noto Hellequin la maschera veneziana più comune è detta "larva".


larva, tipica maschera veneziana

Il 22° giorno si celebravano i Caristia, una festa privata e familiare nella quale si pranzava insieme e si offrivano cibarie ai Lari Familiari e al Genio protettore della casa mentre il 23° concludeva Febbraio coi Terminalia, celebrazione dedicata a Terminus, Dio dei confini sacri dello Stato ma anche dell'Anno, conclusosi.


Gianluca Vannucci


domenica 1 marzo 2020

Parentalia



Februarius è il mese delle purificazioni, l'ultimo prima dell'inizio dell'anno sacro e del ritorno di Marte.
In questo mese le giornate si allungano visibilmente e la Luce torna a splendere ma il freddo, i malanni possono ancora tornare e tentano l'ultimo, decisivo, assalto all'Ordine.
In un piccolo ciclo (l'anno solare) simpatetico, simboleggiante la Creazione,  il Caos precede il Solco.

Le Parentalia erano feste dedicate ai defunti, tra il 13° e il 21° di Februarius per la durata di nove giorni.
In questi giorni i templi venivano chiusi, spenti i fuochi sacri, non è propizio celebrare matrimoni e tutti devono dedicarsi, al culto dei propri morti.
Perché il Velo fra i mondi è di nuovo labile.
Le manifestazioni di Dèi, Geni e Demoni sono più frequenti e con esse quelle degli Dèi Mani, i nostri buoni defunti recenti, che seguono in Processione Diana e le Lase, in attesa di una nuova vita o dell'apoteosi nel Fuoco sempiterno dei Lares eroici.

Le festività dei Parentalia si svolgevano direttamente nei cimiteri, nei quali i romani si recavano portando cibarie e offerte semplici, accendevano luci e portavano fiori, banchettando nei giardini circostanti le tombe.

"Si onorino le tombe che si quietino le anime, si portino doni nei sepolcri i Mani non chiedono molto, è gradita la devozione più di un ricco dono lo Stige non ha Dei avidi, le tegole riempite di corone e si sparga spighe di grano e sale, pane inzuppato nel vino e viole disciolte è sufficiente, tutto ciò contenuto in una piccola brocca e lasciato in mezzo alla strada" 
 Ovidio, Fasti lib. 533 - 540


In foto: Phersu aizza il molossoTomba
degli Áuguri, Tarquinia


Nel corteo funebre si indossavano le maschere (appese agli alberi precedentemente durante i Paganalia e le Ferie Sementive di Gennaio) dette Oscilla, così chiamate perché oscillavano al vento fra le fronde e per questo era possibile, secondo il volere di Faunus, trarne auspici.
Indossando le maschere si esorcizzava, attraverso una catarsi dionisiaca, la morte e si spaventavano gli spiriti maligni oltre che incarnare le sembianze di Avi illustri passati a miglior vita.

L'associazione tra la risata anche nevrotica, in quanto arma apotropaica potentissima, e il raccapriccio della morte è ancestrale


E dimostrata anche dalla figura primordiale e beffarda di Phersu, ritratta  con un cane in diverse tombe etrusche e intenta a torturare oppure a giocare col defunto. Un etrusco antenato di Hellequin(Arlecchino) e Pulcinella.

In questi giorni è buona norma portare dei fiori e un po' di sale ai nostri cari al cimitero o, in caso di parenti lontani accendere un lumino sul davanzale e dedicarlo quale offerta ai Manes.

Gianluca Vannucci



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