Il 12 luglio i cristiani commemorano Santa Veronica. Anche se da decenni non è più tanto in viga il suo culto fu dichiarata patrona di Francia e da invocare contro le emorragie.
Ma chi era questa Veronica?
Secondo i Vangeli e la tradizione è la “pia donna” che vedendo Gesù che trasportava la croce con passione deterse il suo volto con un panno di lino, panno sul quale sarebbe rimasta indelebile l’impronta del volto di Cristo, il cosiddetto appunto Velo della Veronica.
Il suo nome non compare nei vangeli canonici “aggiustati” dalla chiesa, si racconta infatti semplicemente un episodio di una anonima emorroissa che toccando il mantello di Gesù miracolosamente guarì.
Ma perché è così importante questa Veronica?
Perché era importante soprattutto nella teologia gnostica, il cui eco è rimasto solo vagamente nel cristianesimo ufficiale successivo (e ora totalmente scomparso).
Veronica innanzitutto viene dal greco Berenike, fere Nike, ovvero portatrice di Vittoria.
Il nome desta notevole assonanza con Prounikos, un epiteto di Sophia Achamoth, ovvero la Sofia immanente nel cosmo, non quella risalita nel Pleroma.
Nella teologia di Simone di Gitta è un nome di Ennoia, primo pensiero di Dio, che per Suo mezzo creò gli angeli e il mondo.
Ora, se la Sophia gnostica più alta è l’intelligenza celeste ed equivalente, come anche validato dagli stessi gnostici, a Minerva, quella bassa ovvero Achamoth Sophia è in qualche modo equivalente alla italica (ed ellenica, e indiana) Maia. Ovvero la Prakrti, la “Natura” letteralmente, la materia col Suo velo, appunto lo stesso di Veronica in cui è raffigurato il Cristo (la quintessenza, intelletto cosmico).
Come riporta lo studioso Pierre Santyves
“L’epiteto divino Prunice, applicato a Ennoia o a Sofia, significa generatrice.
Il pensiero che genera gli Eoni inferiori, e Origene conferma questa opinione “I Valentiniani (gnostici di scuola romana n.d.r.) parlano di una certa Prunice (Prounike) a cui danno il nome di Saggezza e pretendono che la donna del Vangelo che perdeva sangue da 12 anni, l’emorroissa, ne sia il simbolo”.
Questi gnostici consideravano infatti i dodici anni in cui la donna perse sangue e che fu guarita da Gesù, come simbolo dei 12 Eoni che da essa nacquero. Per essi il flusso di sangue rappresentava la forza generatrice di Sofia-Prunice che scorre verso il mondo inferiore, dove genera La Dodecade (Dodekatheon).”
Successivamente, in seguito alla guarigione Veronica avrebbe poi riprodotto fedelmente l’immagine del Cristo che sarebbe appunto stata chiamata Veraikon (vera icona), quindi Veronica divenne come nome sinonimo di Velo del Mondo, Volto del Cristo.
Secondo poi il menzognero Eusebio di Cesarea, che non è da prendere in considerazione per aver egli stesso ammesso di ricorrere alla menzogna e alla calunnia come tecnica, Veronica andata a Roma per guarire il Divo Tiberio da una peste, lasciò in eredita a papa Clemente la preziosa reliquia.
Quel che conta è che sotto il nome di Veronica, in quanto sua ipostasi secondo lo gnosticismo (quello storico, vero) si nascondeva Maia generatrice dei 12 Dèi del cosmo,con tutto quel che ne comporta. In Normandia e Belgio veniva invocata dalle donne per malattie legate all’utero, in quanto divinità primeva e, appunto, matrice, generatrice.
Gianluca Vannucci