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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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giovedì 6 agosto 2020

Diana, agosto e il Rex Nemorensis

Se il giorno delle Kalendae di Sestile era la festa più importante per i Galli (vedere l'articolo: l'Assemblea di Lugos) le Idus di Agosto coincidevano con una ricorrenza altrettanto importante per gli antichi Latini.  


In questo giorno, corrispondente al plenilunio infatti ricorreva una grande festa di Diana, antichissima Dea di origine italica.

Il Suo santuario si trovava presso il Bosco di Nemi, vicino ad Ariccia, la sede della Federazione Latina arcaica.

Statua di Diana a Nemi


Il Sacerdote preposto al culto di Diana era detto Rex Nemorensis, che custodiva una quercia sacra alla Dea all'interno del Tempio, dalla quale era proibito staccarne i rami.
Il Rex Nemorensis infatti doveva sempre difendere la Sua carica in quanto uno schiavo aveva facoltà di romperne un rametto ed immediatamente acquisire il diritto ad un combattimento col Sacerdote al termine del quale, qualora il pretendente alla carica vincesse, "sacrificando" il vecchio Re, veniva investito dell'auctoritas divina per presiedere egli stesso il Santuario boschivo.

Questo anche ricordando il Dio Virbius, (il Dio/Re Quercia, il cui culto è testimoniato anche attraverso la figura di un Flamine Virbialis) raffigurato come un uomo anziano, che come la natura muore e rinasce più forte, così come il Rex Nemorensis, una volta divenuto vecchio doveva soccombere di fronte al nuovo sfidante, giovane e forte, simboleggiando simpateticamente il vigore maschile della natura, presieduta da Diana Nemorensis.


Il valore sacrale del Re di Nemi continuò ad essere riconosciuto per tutta la durata dell'Impero.
Testimonianze della sopravvivenza del rito ci giungono dal fatto che l'Imperatore Caligola, ritenendo che il Sacerdote fosse durato troppo a lungo, assoldò un uomo per affrontarlo. E ancora un viaggiatore greco del II secolo riferisce che il sacerdozio di Diana Nemorensis venisse conferito al termine di un duello.

Il mese di agosto insomma sembra essere legato al concetto di regalità, presso i Galli come abbiamo visto alle Kalendae, poi durante l'epoca imperiale divenne il mese del Divo Augusto e dell'impero ma già era legato al concetto di regalità latina..
Diana infatti sancisce chi ha diritto a divenire Re o rimanere schiavo

IL CULTO DELLA DEA

Diana Nemorensis, antichissima Dea italica identificata con Hekate Trivia.
Anima Mundi, Ianua, "la Porta" e Ianus il Dio degli Dèi e degli inizi.
Dea anche della luce filtrata tra le fronde e soprattutto della Vita, delle nascite, Signora della Luna e protettrice di ogni donna e da esse ampiamente venerata.
In particolare in questi giorni, le donne che desiderassero figli o anche per facilitarne il parto, la loro venuta alla Luce, si recavano in processione con delle torce nel Bosco di Nemi offrendo degli ex-voto alla sorgente sacra alla camena Egeria per poi trovarsi nel folto del bosco, in cerchio attorno al lago quando la luce delle torce e della Luna piena si specchiava in esso.

Moneta con Diana Nemorense, raffigurata triplice


Tutte queste festività e celebrazioni furono inglobate successivamente dal Divo Augusto nelle feriae augusti, il nostro sbiadito Ferragosto (guardacaso festa della Madonna).

Il culto di Diana fu portato a Roma da Servio Tullio, che le dedicò un tempio sull'Aventino, al culto erano ammessi anche gli schiavi.

Come intuibile infatti Diana era molto venerata anche dagli schiavi, essi solo avevano facoltà di partecipare al duello iniziatico e ad essi era permesso venerare la Dea anche in Roma sull'Aventino.
In quanto Signora della vita e della morte infatti le erano legati anche perchè la loro condizione era equivalente alla morte giuridica e in quanto tali chiedevano anche una nuova "vita" come cittadini liberi.

Il culto di Diana fu uno dei più longevi in assoluto e continuò,anche dopo i decreti teodosiani, nelle campagne per tutto il Medio Evo fino all'età moderna.
Numerose sono le fonti che riportano tracce del Suo culto nei campi da parte dei contadini italici e non.
Veniva anche invocata come protettrice dagli oppressi dalla Chiesa e dal clero e si invocava la misteriosa figura di Aradia o Erodiade, sua Figlia (evidente crasi di Hera e Diana).

Gianluca Vannucci

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