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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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sabato 24 settembre 2022

L'ascesa di Sigismondo Pandolfo Malatesta

 


Calunniato nei secoli da storici ecclesiastici e dalla macchina propagandistica di Pio II, Sigismondo Pandolfo Malatesta nato il 19 giugno 1417 fu un abile condottiero, illustre generale, governatore e soprattutto colto mecenate.

Lo zio Carlo I Malatesta, senza figli, affidò a Lui la signoria di Rimini e Fano che  assunse nel 1432, appena 15enne. 

Sposò subito Ginevra D'Este, legandosi alla dinastia ferrarese e nello stesso anno l'Imperatore Sigismondo lo investì ufficialmente come cavaliere del Sacro Romano Impero. Appena due anni dopo inoltre papa Eugenio IV lo arruolò capitano generale della Chiesa.

Già nel 1437 commissionò la sua prima grande opera: Castel Sismondo, la rocca che domina Rimini dall'allora piazza del mercato, un sito strategico a fianco della cattedrale (e al tempo sede vescovile) di Santa Colomba e dietro la piazza del Comune.


A titolo di Cavaliere dell'Impero e Capitano generale della Chiesa partecipò al Concilio di Ferrara del 1438 e di Firenze indetto per tentare di unificare le chiese d'oriente e occidente, ove alla corte estense e a quella dei Medici poi conobbe la delegazione bizantina e, ascoltando i discorsi del filosofo gentile neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone ne rimase colpito e divenutone discepolo si avvicinò alla Tradizione Gentile, approfondendo anche la filosofia Neoplatonica.


Frequentando le corti ferrarese e fiorentina Sigismondo entrò in contatto, oltre che con la famiglia Estense, a cui era già legato, anche con quella Medicea e con alcuni dei più importanti letterati e artisti dell'epoca, alcuni dei quali si trasferirono alla sua corte a Rimini.

Ben presto la città divenne un polo rinascimentale secondo solo a Firenze grazie anche all'apporto del poeta Basinio da Parma autore del poema Hesperis, e lo storico Roberto Valturio autore del De Re Militari dedicato proprio a Sigismondo Pandolfo, lodato come l'ultimo Imperator.

Anch'essi erano seguaci di Gemisto Pletone, creando nella città che fu porta d'Italia forse la più grande corte umanistico-filosofica nonché gentile dopo quella Medicea.


Tralasciando i pur gloriosi e importanti successi militari del Sigismondo contro lo storico nemico Federico da Montefeltro e un altro matrimonio combinato con Polissena Sforza nel 1442, il suo più importante legame affettivo fu con Isotta degli Atti che conobbe quasi da ragazzina. La loro relazione divenne pubblica solo nel 1449 anche se ebbero un figlio morto poco dopo nel 1447 poiché morì la allora moglie di Pandolfo, Polissena Sforza. [continua...]


Gianluca Vannucci

sabato 10 settembre 2022

La dinastia malatestiana

 




Elephas indus culices non timet”, l'elefante indiano non teme le zanzare, questo il motto della stirpe che nasce con Malatesta I Malatesta, condottiero nato a Pennabilli nel 1183 e fedele feudatario dell'imperatore Federico II. Divenne podestà della città di Rimini nel 1239 per la prima volta.

Ma l'esponente che creò la Signoria vera e propria dei Malatesta fu Malatesta da Verucchio che, fervido ghibellino, alla morte di Federico II e quindi col progressivo avanzare dei sostenitori papalini si dichiarò apparentemente guelfo e proclamò Signore di Rimini nel 1295.

Apparentemente perchè a differenza di altri guelfi la sua signoria fu abbastanza autonoma e in un certo qual modo atipica per un feudatario dello Stato della Chiesa.

La sua dinastia infatti entrò spesso in contrasto coi legati pontifici come nel caso di Pandolfo I nel 1317. Fu in questo periodo e soprattutto con Malatesta III detto “Guastafamiglia”, signore di Rimini dal 1299 al 1364 e figlio di Pandolfo I che nacque la storica rivalità coi Montefeltro, sempre in cerca di un posto al sole come alleati papalini prediletti.

Alleatosi con gli Estensi infatti sconfisse i pontifici ottenento riconoscimento imperiale nel 1347 e rientrò in Rimini e come capitano di ventura strinse alleanza anche con Firenze. Nel 1355 fu scomunicato anche se successivamente il fratello Galeotto I, che aveva condiviso con lui le battaglie fu nominato servitore della chiesa quale abile condottiero con l'intenzione di subordinare la signoria, ormai in rapida ascesa, all'autorità papale.

Carlo I Malatesta arrivò addirittura a divenire rettore vicario della Provincia Romandiolae per concessione di papa Urbano VI.

Tra alterne fortune, alti e bassi la Signoria durò per 3 secoli circa ma il più importante esponente di essa e signore della città fu sicuramente Sigismondo Pandolfo Malatesta figlio di Pandolfo III signore di Fano. [continua...]


Gianluca Vannucci

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