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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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giovedì 3 novembre 2022

L'Estate dei Morti


"Gemmea l'aria, il sole così chiaro

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,

e del prunalbo l'odorino amaro

senti nel cuore...


Ma secco è il pruno, e le stecchite piante

di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante

sembra il terreno.


Silenzio, intorno: solo, alle ventate,

odi lontano, da giardini ed orti,

di foglie un cader fragile. E' l'estate

fredda, dei morti."


Novembre, Giovanni Pascoli


L'11 Novembre è tradizionalmente un giorno di festa molto sentito in Emilia e Romagna, ma anche in tantissime altre zone della Penisola.

È un giorno a cui viene attribuita eccezionalità e lo si vede anche dal nome: Istè dij mòrt (in Emiliano e Romagnolo Estate dei Morti), si dice infatti che in questo giorno l'autunno si prenda una breve pausa per lasciar spazio ad un eccezionale tepore estivo. Inoltre si svolgono sagre di paese fra le più importanti e amate.

Ma da dove ha origine questo strano nome e questa festa, così sentita a livello popolare?

Con l'11 Novembre si chiude il periodo dei morti, iniziato all'incirca il 31 ottobre con le Tre Notti di Samonios (poi divenute col cattolicesimo Vigilia, Ognissanti e Morti). Samonios che ha proprio il significato, in lingua gallica di "fine estate", che lasciava spazio al freddo vero e proprio.

Aveva quindi valore di cesura, fine di un periodo, ed infatti nel mondo contadino in questio giorno si pagavano i debiti e gli affitti, si stipulavano nuovi contratti tra proprietari e mezzadri, si vendeva il bestiame e si gettavano le cose vecchie che non servivano più.

Insomma un rinnovamento karmico che si riflette simpaticamente anche nel materiale.

Vi è poi l'usanza di mangiare caldarroste intagliate accompagnate da buon vino, soprattutto novello.

Oltre alla commemorazione dei morti (le castagne intagliate "sorridenti" ne sono un chiaro riferimento) qui si sovrappone anche una sorta di sagra del vino novello, che in epoca romana era celebrata nelle Meditrinalia dell'11 Ottobre, in cui si mescolavano mosto-vino appena fatto a vino vecchio e si brindava a scopo medicamentoso e di buon augurio.

È facile pensare che, a causa del clima, questa festività in Cisalpina si svolgesse (o doppiasse in caso del vino novello ormai compiuto) un mese dopo rispetto al centro-sud Italia. Potrebbe anche essere una prosecuzione dei Ludi Plebei, che in epoca romana si svolgevano per tutta la prima parte del mese di Novembre.

A Santarcangelo di Romagna si svolge la fiera di San Martino, a me personalmente cara, molto sentita tant'è che è la festa principale della cittadina romagnola. Oltre alle bancarelle ricche di castagne, vino e dolci situate nella piazza centrale della città, questa fiera ha una particolare accezione: viene infatti chiamata anche "festa dij bec", ovvero la festa dei cornuti. 

Viene infatti appeso all'arco cittadino nella piazza un paio di corna e si dice, nell'odierna scherzosità popolare, che chi ci passa sotto se le vede muoversi allora è stato tradito dal proprio compagno/a.

Questa tradizione di appendere le corna all'arco, che di fatto monopolizza tutta la fiera di San Martino tanto da sostituirla nel nome, anche se ormai profana ha sicuramente origine nella tradizione gallo-romana. In questo periodo dell'anno infatti i Galli onoravano il Dio Cornuto, probabilmente loro principale Divinità, che infatti è Signore "Karmico" della vita e della morte e quindi anche dei debiti e di ciò che si è meritato fino a questo momento che per i Galli consisteva nell'inizio dell'anno, avvenuto in Samonios.

Abbiamo poi già nominato San Martino, il santo festeggiato dal cristianesimo in questa giornata.

Al di là della figura storica dello stesso, Martino di Tours, un vescovo-inquisitore che sul finire del IV secolo distrusse templi Gentili ed evangelizzò parti dell'odierna Francia, il simbolismo di San Martino c'entra poco con lo stesso.

È infatti solitamente raffigurato un cavaliere a cavallo e intento a tagliare un lembro della propria mantella per darlo ad un plebeo bisognoso.

Ciò si deve alla leggenda agiografica secondo cui da giovane, Martino di Tours, essendo stato un soldato un giorno vedendo un mendicante mosso a pietà cedette parte della sua mantella di servizio.

Ebbene che c'entra tutto ciò con l'Estate dei Morti? al di là del personaggio storico, su cui non indaghiamo oltre, Mart-ino significa Piccolo Marte, un Marte autunnale,  Marte a cui è sacro il mese di Ottobre in cui durante le Idi gli viene offerto un cavallo. I Ludi Plebei di Novembre inoltre terminavano con corse equestri. San Martino quindi è un Marte maturo ma anche piccolo, perchè sta cedendo il passo. Nella società romana la parte dell'anno posta sotto la tutela di Marte è finita con Ottobre, non si è più miles, la stagione della guerra è sospesa per riprendere col ventoso Marzo e si diventa cives, cittadini intenti ad attività plebee come ad esempio commerciare.

Lo strappo del drappo rappresenta simbolicamente il passaggio di consegna, l'anno strappato, una piccola parte viene ceduta al popolo e quindi al trabeato Quirino che ne prende la tutela fino alla prossima primavera.


Gianluca Vannucci


lunedì 2 novembre 2020

November


Il mese di November è un mese di pausa, come se il tempo fosse sospeso, dalle fatiche agrarie.

In questo mese i contadini romani pagavano l'affitto e si saldavano i debiti in generale, senza lavorare per i prossimi mesi.

Come già detto nell'articolo Trinuxtio Samonii inoltre vi era appunto per i Galli tra ottobre e novembre la festa di Samonios, che consisteva in un vero e proprio capodanno.

I Romani aprivano il Mundus l'ottavo giorno di novembre, che metteva in collegamento i mondi : Supero, agreste e Infero, i confini si fanno più sottili e per un gran periodo.

È insomma un mese in cui tutto tace, l'oscurità prevale definitivamente, come durante le tenebre primordiali, i semi sono affidati alle cure di Tellus e Proserpina, in un modo molto simile alle anime, affinché possano sbocciare nuovamente, e anche il Sole, ormai lontano dal nostro mondo in questo periodo, in attesa della Rinascita.

FESTE DI FERONIA

Alle Idi del mese si onorava Feronia, Divinità italica ampiamente onorata in Etruria e nei territori sabini oltre che nel Lazio.

Come suggerisce il nome (da ferus, selvaggio) è la Dea che tutela la natura selvaggia e che la rende amichevole e al servizio dell'uomo. Trasforma l'incolto in colto, il disordinato della natura selvaggia in ordinato. 

Porta come animale simbolo il lupo e protegge le selve dai cacciatori non rispettosi della natura, al contrario è benevola coi pastori e i cacciatori rispettosi.

Essa non voleva essere onorata nelle città, ma solo in appositi santuari lontani  e meglio ancora nelle selve, i più importanti erano il Lucus Feroniae e ai piedi del monte Soratte.  Narra infatti Virgilio che quando, a seguito di un incendio, le statue della Dea erano in procinto di essere traslate per poter essere salvate, il bosco torno immediatamente verdeggiante, affinché fossero lasciate nel lucus.

Inoltre dice Plinio che ogni torre e costruzione venisse folgorata fra Terracina(Anxur) e il santuario di Feronia. Esso doveva essere un luogo franco di pace naturale per i popoli.

Proprio ad Anxur era il Suo santuario, collegato all'imponente tempio di Iuppiter Anxurus, il Giove Fanciullo, incendiato, profanato e occupato dai monaci benedettini, possiamo ancora trovare una Madonna con bambino al suo interno.



Il culto di Feronia era molto sentito da tutti gli italici, diversi oggetti votivi ed ex voto di mani e piedi, furono trovati nel lucus di Capena.

Veniva infatti onorata per il Suo potere traumaturgico, curativo delle Sue sorgenti insieme a Soranus ai piedi del Soratte, oltre che per il benessere delle messi.  Era molto adorata anche dagli schiavi poiché presiedendo ai mutamenti dal ferino al domestico poteva presiedere anche al mutamento sociale degli schiavi, che da "morti" giuridici venivano a una nuova vita civile se meritevoli e giusti. Su una panca del Tempio di Anxur era così scritto: "Beneameriti servi sedeant, surgant liberi", "i servi meritevoli che vi si siedono si alzano liberi".

Il mese di Novembre era forse a Lei dedicato, affinché custodisse la Natura, in attesa del Suo risveglio.


Gianluca Vannucci




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