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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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lunedì 8 maggio 2023

La Fides di Attilio Regolo

Console per la seconda volta nei momenti tragici della prima guerra punica, Marco Attilio Regolo inflisse una dura sconfitta ai Cartaginesi, occupando Tunisi.

Volendo concludere in fretta la guerra senza aspettare il secondo console anche a causa degli alti costi che essa comportava, Regolo chiese la resa incondizionata di Cartagine sottovalutandone la forza, scioccati dallo smacco i punici riuscirono a sconfiggere le truppe di Regolo, che venne catturato.

Dopo qualche tempo i cartaginesi decisero di liberarlo affinché chiedesse la resa al Senato di Roma, giurò anche che sarebbe tornato comunque a farsi prigioniero.

Tuttavia il console, dopo il lungo soggiorno a Cartagine era consapevole delle disastrose condizioni economiche dei cartaginesi e della loro impossibilità di sostenere una guerra. Giunto in senato, invece di perorare la pace, esortò Roma ad attaccare il nemico e annientarlo una volta per tutte perché era debole e vulnerabile. Dopo ciò, nonostante la contrarietà del senato e la disperazione della famiglia, Attilio Regolo decise di mantenere la parola data e tornare a Cartagine, consapevole della sorte che lo attendeva: fu torturato nel peggiore dei modi, fu prima abbacinato e poi rinchiuso in una botte irta di chiodi e fatto rotolare da una scarpata


“finché riuscì a rafforzare il senato esitante
su una proposta inaudita, e in mezzo
agli amici piangenti partì
per il suo splendido esilio.

Sapeva bene cosa gli preparava
il carnefice barbaro, eppure
scostò dalla sua strada i congiunti
e il popolo che ritardava la sua partenza” 

(Orazio Odi)


Al senato contrario alla sua partenza e alla famiglia in lacrime disse:“Ora sono uno schiavo di Cartagine, ma conservo ancora il senso del dovere di un Romano”


Regolo non prese mai in considerazione la possibilità di salvarsi la vita restando tra le sacre mura di Roma, poiché, facendo ciò, sarebbe venuto meno alla parola “data” ai Cartaginesi.Avrebbe, quindi, tradito uno dei capisaldi del mos Maiorum romano: La Fides. L’onore di un romano risiedeva nel rispetto dei patti che egli sottoscriveva e a quali doveva tener fede “senza se e senza ma”. 

In questo Eroe possiamo, inoltre, riscontrare una devozione assoluta a tutti i principi delle usanze dei Padri. 


Egli, infatti, mantenendo fede al suo concordato con i Puni, onorò gli Dei di Roma e la Patria (Pietas), magnificò il suo senso di appartenenza alla Stirpe di Venere e Marte (Maiestas), dimostrò il suo coraggio come uomo e come soldato (Virtus), e diede prova del suo contegno, della sua onorabilità, della sua dignità e della sua autorità (Gravitas). 


Regolo fa ritorno a Cartagine, di Andries Cornelis Lens, 1791



Gianluca Vannucci



Atto Navio

 Atto Navio, augure durante il regno di Tarquinio Prisco, grazie alla sua fama di esperto nell'arte etrusca, fu convocato dal Re in quanto Egli voleva raddoppiare il numero degli Equites.

A questo poposito occorre ricordare che la classe dell'ordine equestre fu formata e suddivisa da Romolo in 3 centurie (quindi 300 unità) una per ognuna delle Gens originarie: Ramnes, Tities e Luceres.

Tarquinio Prisco, ottenuto il favore di corte propose di aggiungerne altre 3 col Suo nome e altre due col nome dei Suoi sostenitori. Ma poiché il Divino Romolo aveva posto sotto la tutela degli aruspici l'ordine equestre nessuna modifica poteva essere fatta senza il loro consenso.

Alla richiesta Navio rispose: "non è lecito cambiare o rinnovare l'ordinamento di Romolo ,perché ogni cosa è stata da lui sancita attraverso un Augurium è per volere divino, per mutare qualcosa è necessario interrogare di nuovo gli Dei ed osservare se il volo degli uccelli concede il permesso".

Il Re, per mettere alla prova a validità della scienza augurale, chiese allora a Navio di consultare gli auspici per capire se ciò che aveva in mente il Re potesse essere fatto.

Alla risposta positiva dell'augure Tarquinio Prisco fece portare una pietra e un rasoio chiedendo a Navio di tagliarla allora, poiché stava pensando a questo.

Preso il rasoio Atto Navio senza indugi tagliò in due parti la pietra. Tarquinio Prisco dovette chiamare le centurie Ramnes, Tities e Luceres posteriores, inoltre fece erigere una statua nel Comizio del Senato in onore dell'augure, dietro la quale fu conservata la pietra tagliata.

Atto Navio ci è esempio di come la Pietas, unita alla Fides siano valori imprescindibili e che, nel pieno esercizio di queste Virtù non possiamo essere nel torto.

Tarquinio Prisco consulta Atto Nevio, Sebastiano Ricci, 1690



Gianluca Vannucci



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