Chi siamo:

Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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mercoledì 6 marzo 2024

Equirria

 antichi romani gare di cavalli al campo marzio


Il 27esimo giorno del mese di Februarius si celebravano a Roma le Equirria.

Istituite da Romolo, era una festività nella quale si tenevano corse di cavalli in onore di Marte presiedute dai Salii.

Stiamo infatti lasciando febbraio e l'anno vecchio e quindi bisogna simpateticamente propiziare il ritorno della parte annuale sacra a Marte, in cui il popolo romano da cives tornava miles.

Non a caso le Equirria si ripetevano anche il 14 di marzo, giorno precedente le Idi sacre al Dio.

Le corse erano tenute presso il Campo Marzio, al di fuori del Pomerium e si presume, similmente all'Armilustrum di October e al Tubilustrum sempre di Martius servisse alla purificazione dei cavalli da guerra in una cerimonia da parte dei Sali. Tutte queste celebrazioni, come anche l'October Equus scandivano una tappa dell'anno e segnavano i passaggi stagionali.

"Ormai restano due notti del secondo mese. Marte stimola i veloci cavalli aggiogati al Suo carro: a giusto titolo imposto restò il nome di Equirria. E Il Dio contempla tale festa esattamente come il Suo campo. A buon diritto vi giungo oh Gradivo: il Tuo periodo richiede un posto nel mio canto: è venuto il mese designato dal Tuo nome".

Ovidio, Fasti I lib.II


Mars Vigila!


Gianluca Vannucci

lunedì 26 febbraio 2024

Quirinalia, la festa degli stolti


 

Il 17° giorno del mese di Februarius si celebravano a Roma le Quirinalia.


Istituita da Numa Pompilio la festa era dedicata a Quirinus, Il Dio delle Curie, poiché era l'ultimo dei 30 giorni di Fornacalia. Ovvero giorni utili alla torrefazione del farro, raccolto il 17 gennaio.

Ogni Curia aveva un giorno a propria disposizione per tostare il farro, poiché le curie erano 30 vi erano quindi 30 giorni, ma se un cittadino non conosceva (e non si curava di sapere) la propria curia di appartenenza poteva tostare il farro l'ultimo giorno, sacro a Quirino, identificato con Padre Romolo.


Erano quindi dette anche stultorum feriae, ovvero la festa degli stolti, proprio in riferimento a chi ancora, nonostante un mese a disposizione, non avesse già portato il farro a tostare.

Era quindi concesso loro di celebrare il rito a Quirino, Dio delle curie, e poi procedere alla torrefazione del proprio farro, alimento fondante della nostra civiltà.

Tuttora in fatti il 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio si preparano pani di farro e inizia il Carnevale in diverse località della nostra nazione, che comprendeva anche il lancio apotropaico di semenze come il farro.

Romolo apparve a Proculo di ritorno da Albalonga, al quale, rese portatore presso il popolo dei Quiriti, il divieto di versare lacrime, di offrire incenso e coltivare il ricordo degli avi e lo spirito guerriero. Romolo come apparve così scomparve nella limpida aria. Proculo convocato il popolo imparti gli ordini e si eresse un tempio sul colle che da lui ne prende il nome, ossia Quirinalis . Il flamen quirinalis, ossia il sacerdote di Quirinus, era annoverato tra i tre flamines maiores:

Si erige un tempio al Dio che da lui si nomina anche il colle e in giorni si fissi si celebrano le cerimonie sacre ai padri In onore del dio Quirino.

Templa Deo fiunt collis quoque dictus ab illo est et referunt cert sacra paterna dies

Ovidio, I Fasti lib. 2, 511-512.


Il Figlio di Marte si fece Uomo di stirpe reale, nacque da una Vergine, braccato e perseguitato fin da infante fu accolto in una grotta, tra animali e pastori; poi, riconosciuta la Sua identità, fondò un Regno, un Popolo, una Religione, istituì le Leggi.


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Gianluca Vannucci

lunedì 30 ottobre 2023

San Demetrio e la settimana dei morti


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Il 26 ottobre soprattutto in territori ortodossi come l'est Europa, la Grecia ma anche il sud Italia si festeggia San Demetrio e con esso inizia il periodo dei morti.


Chi sarebbe Demetrio? L'agiografia è vaghissima e la prima prova della sua esistenza si ha soltanto 175 anni dopo il suo presunto martirio (sotto Diocleziano, povero Princeps quante calunnie da parte dei cristiani...) infatti in realtà questo San Demetrio non è mai esistito, è un'idea.

È patrono dei crociati e dei militari in maniera speculare a San Giorgio e come esso è legato ai Misteri Eleusini.

Infatti come San Giorgio il 23 aprile presiede ai Misteri Minori San Demetrio (guardacaso patrono insieme a Giorgio di Eleusi e grandemente onorato e festeggiato) presiede a quelli Maggiori.


I morti erano chiamati Demetrii in Grecia perché sotto la tutela di Demetra così come in latino Kerriti, riferendosi a Keres, La Dea oltre che delle messi anche del Mundus.

San Demetrio altri non è che uno sdoppiamento del Cavaliere Trace che abbiamo già visto come ipostasi in San Giorgio.

Infatti i "cavalieri" sono 3 e si dipanano tra i mondi, i 3 Coribanti appunto.

Quello bianco è stato identificato con San Giorgio ed è il più"alto" il Cureta delLa Magna Mater e rappresentante anche dell' albedo;

Quello rosso, Demetrio appunto si identificherebbe col drago che difende Eleusi dai saccheggiatori, il drago di Demetra.

Il terzo sarebbe identificato Teodoro un terzo cavaliere martire dal cavallo scuro, la nigredo.

Ex patrono di Venezia e quindi in qualche modo legato anche a Reitia come Belos Equorios.

Proprio nel periodo che anticamente era delle purificazioni (febbraio).

Così fino al dopoguerra è rimasta l'eco dell'antico periodo dei morti con le feste, che partivano da San Demetrio (il 26 ottobre) in poi e, con buona pace dei neo-cristiani tradizionalisti alle prese con turbe isteriche protestanti, con tanto di zucche e rape intagliate. 

Come fra le altre cose documentato da un sito romeno:

"Nella notte di San Demetrio c'è l'usanza dei falò accesi sulle colline, su ruote di carri o alberi in fiamme, che simboleggiano la morte e la rinascita della natura. Il fuoco di San Demetrio richiama la purificazione, la fertilità e fa persino da oracolo, in quanto si fanno le previsioni del tempo", spiega Natalia Lazăr, etnologa presso il Museo della Contrada di Oaş (Muzeul Ţării Oaşului).

I falò alla vigilia di San Demetrio commemorano in ugual misura gli antenati. Nei villaggi tradizionali, c'era l'usanza di mettersi attorno al fuoco, cantare e offrire cibo e bevande alla memoria dei defunti. Si credeva che i morti alla memoria dei quali non fossero stati offerti cibi, si sarebbero trasformati in fantasmi che avrebbero poi tormentato i parenti in vita. Toccava soprattutto alle donne andare a trovare la gente seduta attorno ai falò, per offrire frutta autunnale: prugne secche, uva, noci e pere.

Sempre la fine del mese di ottobre segna anche un momento importante nella trasformazione del tempo, aggiunge Natalia Lazăr. "Se San Giorgio apre i campi, segnando l'arrivo della primavera, la rinascita della natura e l'inizio della stagione della pastorizia, sei mesi dopo arriva San Demetrio, portando l'autunno e il freddo, e chiudendo i campi e il periodo della pastorizia. Il folclore ritiene fratelli i due santi, e nell'iconografia romena vengono a volte raffigurati insieme. Una leggenda della contrada del Maramureş fa riferimento al fatto che Dio ha consegnato ai due santi le chiavi del tempo. San Giorgio fa inverdire le foreste, mentre San Demetrio porta via le foglie. Con la stessa chiave, i due santi chiudono e schiudono le porte del cielo e il calore del Sole"


Insomma la Tradizione, lungi dall'essere estirpata brutalente ha trovato una via per resistere anche attraverso le insidie di quelle epoche buie. Il nostro Fuoco Eterno dovrà aiutarla a resistere in questi, per certi versi ancor più tremendi, tempi materialisti.


Gianluca Vannucci


giovedì 19 ottobre 2023

Armilustrium


 


Il 19 ottobre si teneva a Roma l'Armilustrum, ovvero la purificazione delle armi utilizzate in battaglia.

Era infatti la chiusura definitiva della stagione sia agricola che di guerra, apertasi in Marzo col Tubilustrium.

Durante questa cerimonia i Salii lustravano appunto le armi, che venivano poi riposte fino a Marzo. Già alle Calende del mese questo collegio sacerdotale aveva purificato i miles col Tigillum Sororium.


Così il cittadino Romano passava da miles, quindi sotto tutela di Mars, a cives sotto la tutela di Quirinus, dedicandosi ad attività più civili come il commercio cittadino, il riposo e la socialità.

Si chiede quindi al Marte di Ottobre (mese a Lui sacro), difensivo a differenza di quello attivo e bellicoso di Marzo, la protezione per il raccolto durante i mesi freddi, posti sotto attacco da nemici visibili e non.


Proprio in questa data inoltre avvenne nel 552 A.U.C. la sconfitta da parte dell'Eroe Scipione di Annibale, che comandava le truppe della temibile Cartagine, nella battaglia di Zama.


Gianluca Vannucci

venerdì 6 ottobre 2023

Meditrinalia


 

L'11 di October  era la volta di una festa molto sentita, le Meditrinalia.

Una festa che, come traspare da una delle etimologie del nome si pone in mezzo, in mezzo alle due Vinalia in particolare: Rustica in agosto, che dava inizio alla vendemmia e Priora in aprile, festa del vino novello.

Come esse infatti era una festa del vino, e quindi sacra a Iuppiter, ma la particolarità delle Meditrinalia era la sua funzione catartica infatti si mischiava il vino "nuovo" ovvero ancora mosto in ottobre a quello rimasto dell'annata precedente e si faceva un brindisi apotropaico recitando la formula "vetus novum vinum bibo/ veteri novo morbo medeor" ovvero: bevo vino vecchio e nuovo/ pongo rimedio ad un male vecchio e nuovo. 

In questo modo si riteneva la bevanda avesse proprietà medicamentose oltre a correggere eventuali imperfezioni del vino nuovo.

La festa era sacra a Iuppiter, poiché ad Egli è sacro il vino ma in particolare anche a Meditrina, La Dea, indigitamenta dell'atto, di questa festa. Indicata in epoca tarda come Dea della salute, infatti Meditrina ha come altra etimologia successiva proprio "medicina".

Dea Meditrina

Le meditrinalia erano così molto sentite e sebbene a Roma e centro-sud Italia si tenessero l'11 ottobre è facile pensare che in altre zone più fredde climaticamente, come ad esempio la Gallia Cisalpina la festa fosse posticipata di un mese, o magari in altre epoche successive.

Esattamente un mese dopo troviamo infatti l'Estate dei morti dell'11 novembre, molto sentita in Emilia e Romagna e in generale nel nord Italia oltre che ad essere per l'appunto la festa del vino novello.


Gianluca Vannucci


lunedì 21 agosto 2023

Consualia


Il giorno 21, nella fase calante del mese di Sextilis/Augustus venivano celebrate le Consualia.

Era il tempo, finito il raccolto del farro, del suo immagazzinamento, che avveniva durante queste feste, come notiamo dal nome infatti erano sacre a Consus, il Dio dei granai (da "condere", immagazzinare).

Durante queste feste poi, oltre all'immagazzinamento del farro erano più che mai celebrati gli equini, dai cavalli fino ai muli e gli asini, venivano addobbati con ghirlande e lasciati a riposo.

Si svolgevano corse al Circo Massimo e gli equini che non partecipavano vi assistevano riveriti e addobbati.

Per questo motivo da molti, dice Livio, Consus, misteriosa Divinità arcaica, fu identificato con Neptunus Equestris, identificazione col greco Poseidon, protettore dei cavalli.

Ma Consus era anche il Dio del seme di grano, dell'immagazzinamento nei silos, che all'epoca erano sotterranei. La Sua Ara era posizionata al Circo Massimo nei pressi delle Metae Murciae, era sotterraneo e normalmente non era visibile poiché l’accesso era chiuso in superficie da porte. Veniva aperto solo in occasione delle feste del Dio, quando vi si svolgevano i riti. Si trattava probabilmente di un templum sotterraneo, una sala quadrangolare in cui si trovava l’altare per i sacrifici, aperto dal Flamen Quirinalis con le Vestali, che offrivano al Dio primizie.

Quindi secondo Livio da molti fu identificato con Nettuno Equestre, secondo altri col Dio del seme di grano e dei magazzini sotterranei, secondo altri sarebbe Il Dio delle acque sotterranee in quanto il Suo templum sotterraneo è posto nella zona del Circo Maximo in cui il Sole tramonta e, come diverse credenze testimoniano con la Sua barca si accingerebbe ad attraversare il mondo ctonio per poi risorgere all'alba.

Inoltre era considerato il Dio dei consigli e successivamente, come riporta Mario Servio Onorato, anche delle assemblee e dei concilia. Fu infatti Lui a consigliare a Romolo il rapimento delle sabine ed è anche in qualche modo legato alla fondazione delle città (Ab Urbe Condita), forse per via della fossa santa del Mundus, nella quale si gettavano le primizie.

La mia opinione in merito è che il seme sepolto, il farro immagazzinato dopo il raccolto, i silos sotterranei, il templum interrato, le acque sotterranee, i consigli e le assemblee soprattutto segrete, il Mundus e la fondazione di una città sono tutte cose Nascoste, segrete.

Consus potrebbe effettivamente essere il Dio di tutto ciò che è nascosto e quindi per estensione anche dei silos, che erano sotterranei, dei consigli, eccetera.

L'altra particolarità è che le feste sacre a Consus fanno sempre parte di un ciclo: queste Consualia estive si tengono il 21 agosto e fanno parte del ciclo delle Volcanalia del 23 agosto, apertura della fossa Mundus il 24, Opiconsivia il 25. Infatti Consus era legato alla Dea dell'Abbondanza Ops.

Nelle seconde Consualia dell'anno, che si tenevano il 15 dicembre (probabilmente in occasione del prelievo del farro immagazzinato per i mesi invernali) abbiamo alle Idi di dicembre offerte a Keres e Tellus, il 17 inizia poi il ciclo dei Saturnalia quindi feste di Saturno e, il 19 proprio Opalia, altra celebrazione sacra a Ops.

Nell'ottica quindi dei Saturnali, del Solstizio e del Natale del Sole Invitto, Consus assume ancor di più teologicamente la funzione di conditor del Sole, "interrato" nel periodo autunnale sotto la coltre di tenebre e quindi sprofondato. Nascosto dalla coltre nebbiosa.


Gianluca Vannucci


sabato 19 agosto 2023

Vinalia Rustica

I Vinalia Rustica segnavano l'inizio della vendemmia. Qualche settimana prima della raccolta vera e propria delle uve infatti il Flamine Dialis sacrificava un agnello a Giove.

Varrone ci tramanda che "in parecchi posti la vendemmia veniva fatta primariamente da un sacerdote pubblico, come a Roma, dove il Flamen Dialis auspica la vendemmia e, appena dato l’ordine di cogliere l’uva, sacrifica un’agnella a Giove; il Flamine per primo coglie l’uva nello spazio di tempo che passa tra l’estrazione degli exta e la loro offerta"

Infatti non si poteva portare in città il vino prima della proclamazione da parte del Flamine delle Vinalia e l'inizio simbolico della vendemmia.

Inoltre come si è già detto nell'articolo sui Vinalia Priora il vino è bevanda sacra a Iuppiter ma anche a Venus in quanto venenum, una pozione. E che oltretutto può essere salutare in moderate quantità ma dannoso qualora ne si abusasse.

In questo giorno si dedicò inoltre un tempio a Venere e, come dice Varrone "perché in quel giorno si dedicò un tempio a Venere, e a questa Dea son sacri gli orti: onde è giorno di ferie per gli ortolani".


Gianluca Vannucci


giovedì 10 agosto 2023

Volcanalia

 
Il 23esimo giorno del mese di Sestile, rinominato Augustus in età imperiale, precedente l'apertura della fossa santa del Mundus in fase di Luna Calante è sacro a Vulcano.

Dio antichissimo venerato anche in Etruria e nella Creta minoica era a Roma dotato di una Sua festa, appunto i Volcanalia, e un Flamine Volcanalis è La Divinità del fuoco, della forgiatura dei metalli e della distruzione. Non a caso le armi dei nemici sconfitti erano offerte a Vulcano e a Lua Mater.

Vulcano lungi dalla tarda e forzata identificazione col Dio demiurgo greco Ephaestus è il sole interno, il nucleo terrestre, il fuoco infero sempre attivo e dai Romani veniva rappresentato semplicemente come il Fuoco.

Successivamente divenne, tramite influenza greca, il costruttore delle armi divine, delle saette di Giove, dei gioielli delle Dee.

Sua sposa è Maia, la Prakrti potremmo dire secondo il Sanathana Dharma, la materia creatrice di Cosmi, ed è Padre di numerosi figli tra cui il mostro Caco che terrorizzava il Lazio, sconfitto da Ercole Invitto.

Nella mitostoria romana è inoltre illustre padre di un Re, infatti la regina Tanaquilla ordinò alla serva Ocresia di compiere i sacri riti presso l’altare dove era stato acceso il fuoco. Quando il fuoco si smorzò, dalle ceneri ne uscì un fallo. La regina conscia del prodigio, ordinò a Ocresia di sedersi vicino al fuoco per accogliere il seme. Da quel seme nacque Servio Tullio, sesto re di Roma.

Secondo Varrone l'etimologia di Vulcano era da legarsi al fulmine. Mentre secondo l'ipotesi di Dumezil che personalmente condivido Vulcano rappresenterebbe il terzo fuoco vedico, quello del sud, che difende da demoni e spiriti maligni durante un sacrificio e così doveva essere a Roma.

Durante i Volcanalia, presso il Volcanal fuori dal Pomerio proprio a confermare la natura difensiva del culto, si celebrava un sacrificio: piccoli pesci di colore rosso venivano offerti vivi nel fuoco, onde scongiurare gli incendi e le devastazioni, molto frequenti nel clima torrido agostano. La popolazione usava anche appendere i vestiti al sole.


Vulcano quindi essendo Dio del fuoco e padre dei roghi era invocato al fine di scongiurarli, infatti lungi dall'essere una Divinità puramente distruttiva (altrimenti non sarebbe un Dio ma qualcosa di diverso) era anche protettiva.

Vulcano, Sole Nero infero e nucleo terrestre fonde i metalli nel fuoco e ne rivela candore lucente che brilla nelle tenebre più profonde del mondo ctonio svelando che il Cielo si specchia negli Inferi, nel Mundus .

E così come rivela l'antico santuario di Preneste depone la scintilla vitale nel grembo cosmico di Fortuna Primigenia, generando Giove Fanciullo.


Gianluca Vannucci

martedì 20 giugno 2023

20 Giugno: festa di Summano


Summano è un Dio piuttosto oscuro, non solo perchè è il Nume dei fulmini e tuoni notturni, contrapposto a Iuppiter ma anche perchè etimologicamente hanno cercato di ricondurlo a varie ipotesi.

Secondo Plinio era parte deGli Dèi Novensili, 9 Dèi etruschi associati alla folgore e al vaticinio tramite fulmini. Per Marziano Capella era identificato come un Dio della schiera di Plutone e secondo altri antichi Summanus deriverebbe da "summus manium" , Il Sommo dei Mani.

L'ipotesi che ritengo più probabile è però quella di George Dùmezil, ovvero che Summano è un aspetto notturno di Giove, contrapposto a Dius Fidius, quello del Figlio, diurno, luminoso e legislatore.

Una sorta di dicotomia che sembra apparire anche presso gli indiani nel binomio Mithra-Varuna.


Il 20 giugno, nei giorni del Solstizio, è segnata sul calendario la Sua festa.

Fino al 278 a.e.v. possedeva una statua nel tempio di Giove Capitolino fino a che in quell'anno fu colpita da un fulmine. Atto che fu interpretato e venne costruito un grande tempio nella zona del Circo Massimo, dedicato proprio il 20 giugno.

Nel 197 a.e.v. questo tempio venne colpito da un fulmine e la testa della statua di Summano cadde nel Tevere.

Il Suo culto, in realtà molto sentito, durò fino al 1600 apertamente nel vicentino, presso il monte Summano. A testimonianza della tutt'altro che spontanea conversione alla dottrina cristiana, ideata a Nicea.

Il Monte Summano

I cristiani distrussero il sontuoso tempio del Dio secondo una fantasiosissima agiografia addirittura nel I secolo "san Prosdiscimo"  avrebbe distrutto il tempio ed edificato una chiesa alla Madonna. Fatto impossibile per le semplici ragioni che i cristiani non erano rilevanti nel I secolo e soprattutto il culto della Madonna fu inventato durante il concilio di Efeso del 431 e.v..

Tuttavia non riuscirono a sradicare la devozione popolare.

Il folklore locale descrive una pastorella rapita nelle profondità del monte Summano, e sembra riecheggiare il racconto del ratto di Persefone da parte del Ricco Padre.

Nel 1815 Gaetano Maccà scrisse che sulla sommità del monte fu eretto al Dio Summano un tempio con la Sua statua e l’iscrizione, incisa sul basamento: PLUTONI SUMMANO ALIISQ. DIS STIGYIS [Trad.: “A Plutone Summano e alLe altre Divinità dello Stige”] Inoltre l’autore riferisce la notorietà del santuario e l’affluenza di fedeli che vi accorrevano da Roma e da varie località dell’Italia. Tra XVI e XVIII secolo, alcuni storici locali si interessarono al mistero del monte rimasto pagano e tramandarono i racconti circa il santuario infero.

Questi alcuni versi composti da Francesco Rando nel 1958 riguardo al Monte Summano e il culto del Dio, certo maldestri e ignoranti soprattutto quando parla di "idoli":

"Il Summano fu un monte celebratissimo nell’antichità. Venti secoli fa Roma adorava gli idoli; uno dei più famosi lo aveva sul Monte Summano… I Romani si recavano in molti al monte Summano, a cercarvi la salute, per la protezione dell’Idolo ch’era sul cocuzzolo del Monte stesso, il Summus Manium, cioè il Sommo degli dei Mani, ossia Plutone, il capo degli dei dell’Infero. Il monte era adornato da un idolo maestoso, tanto da poter essere ammirato fin dalla lontana pianura… Quell’idolo sorgeva in un pianoro antistante al tempio di Plutone; aveva la figura di becco, o di capro smisurato, con grandi coma d’oro, la lunga barba che scendeva sulle spalle….La cima era gremita di pellegrini giunti dalla valle e dall‘Altopiano per l’annuale adorazione e sacrificio al dio degli inferi e delle ricchezze. Un sacerdote coadiuvato da alcuni leviti eseguiva, con esperta perizia il sacrifìzio di animali. Spargimenti di sangue e bruciature di incensi. Ovunque odore di carne bruciata.. Il Dio Plutone auspicava giudizi favorevoli presso Minosse, Eace e Radamanti a chi sacrificava pingui agnelli sull’altare. Esaltava l’ardimento di coloro che si immolavano per la sua gloria, incitava a disprezzare, odiare e combattere tutti coloro che tentassero di far penetrare la nuova religione, la religione di Cristo… Nei reconditi recessi del monte. vive un popolo immerso nelle tenebre dell’idolatria e del peccato: i loro boschi sono sacri a Giunone e Diana, le loro fonti hanno la protezione delle Ninfe, il Dio Pan sorveglia i loro pascoli, Satiri e Sileni sono ispiratori dei loro ludi scenici… La pietà degli antichi pagani concorse mirabilmente ad abbellire il monte… Si trovavano laghetti ombreggiati da frassini enormi, da faggi secolari, aiuole innumerevoli dai fiori esotici, raccolti da tutte le parti del mondo, che rendevano quei prati un immenso giardino…Dappertutto fiori non comuni, peonie, gigli, miosati, mughetti, rose giacinti, garofani, tulipani, campanelle, gerani, camelie, rododendri, ginestre e prati interi di narcisi...Si dice che la ricchezza e la varietà della flora del Summano sia dovuta ai pellegrini che venivano d’ogni parte del mondo e che rendevano omaggio all’idolo Summus Manium: i pellegrini recavano piante e sementi per ornare le tombe dei congiunti ivi sepolti per loro volontà e devozione all’idolo…" da "Sulle rive dell'Astico".

La cima del monte fu interessata nel 1932 dai rinvenimenti di dieci bronzetti votivi di oranti e figure-divinità recanti simboli di abbondanza. Questi reperti sono andati perduti, tranne tre.


volantino del Movimento Politeista Vicentino, 1990

I cristiani varie volte posero croci e profanarono con quel simbolo di morte il monte, questa è la cronaca delle ultime: 

Nel giugno 1896 un fulmine abbatté la croce in legno posta sulla sommità del Summano, venne rifatta in legno ma con un parafulmine, un paio di mesi dopo;

Nel 1922 venne sostituita dalla grande croce in cemento armato, alta 16,50 metri con due braccia da 7 metri e con fondamenta profonde 6 metri.

Nel 1993 ad essa fu aggiunta una rappresentazione in acciaio inossidabile alta circa 12 metri degna di un film horror, ha l'aspetto tutt'altro che di un Eroe e Salvatore quanto di una larva, di un cacodemone assetato di sangue.


l'orribile croce sul Monte Summano

Gianluca Vannucci






domenica 23 aprile 2023

Vinalia Priora


Il 23 Aprile si celebravano in Roma le Vinalia Priora.

Da non confondersi con le Vinalia Rustica di Agosto, in queste si assaggiava il vino nuovo, ed erano sacre a Iuppiter in quanto Fautore della trasmutazione del mostro in vino e Venus, in quanto Patrona di bacche (e quindi anche dell'uva) e del venenum ((in quanto succo di un frutto o di una pianta utilizzato come pozione).

Una festa primiziale, infatti si offrivano abbondanti libagioni di vino nuovo a Giove prima di mettelro in consumo in quanto il vino è un Suo dono.

Tradizionalmente questa celebrazione risale ad Enea (Figlio appunto di Venere), che votò il vino, bevanda dei Re, a Iuppiter chiedendo la vittoria su Turno, che venne concessa.

Il 23 aprile, in un ruscello che scorreva nei pressi del tempio di Venere Ericina, e sulle sue scale, venivano versate grandi quantità di vino in segno di ringraziamento.



Gianluca Vannucci 




giovedì 23 marzo 2023

Tubilustrium


 Il 23 del mese di Martius, in concomitanza con l'inizio dell'anno e quindi della nuova stagione delle campagne militari che duravano fino ad October, si teneva il Tubilustrium: ovvero la purificazione delle trombe da guerra (tubae).


Avveniva nell'atrium sutorium, la sede della corporazione dei calzolai ma i Salii danzavano poi per tutta l'Urbe in tripudio.

Già coincidente con l'ultimo giorno delle Quinquatria la ricorrenza si inserì anche, dall'epoca tardorepubblicana in poi, nel contesto religioso del ciclo di Attis, infatti cadeva il giorno dopo l'Arbor Intrat del 22 Marzo, in cui si commemorava la morte del Dio, suonando il giorno dopo purificate simboleggiavano sia un annuncio di morte che di speranza equinoziale in quanto il 24 Marzo il ciclo sarebbe proseguito col Sanguem e il 25 con le Hilaria.

Nel contesto dell'epoca moderna poi, proprio in questo giorno inizia la prima Guerra d'Indipendenza italiana nel 1848 e.v. e nel 1919 e.v. vennero fondati i Fasci di Combattimento e da alcuni astanti Gentili in piazza Sansepolcro venne vaticinato a Sua Eccellenza il destino di divenire "Console d'Italia".


Gianluca Vannucci

martedì 14 febbraio 2023

Regifugium



Il 24esimo giorno di Februarius, successivo a Terminalia che chiudeva l'anno liturgico romano, si celebrava un curioso rituale: il Regifugium, letteralmente fuga del re.

La cerimonia aveva luogo nei comitia calata, la più antica assemblea romana, venivano infatti nel corso di questa nominati dal Pontefice Massimo i Rex Sacrorum (che in epoca repubblicana sostituivano il ruolo del Re nei sacrifici rituali), le Vestali e i Flamini nonché ogni mese alle Calende per annunciare le date delle feste.

Consisteva in un rito di lustrazione al termine del quale, improvvisamente, il Rex Sacrorum fuggiva dall'assemblea.


Ovidio collega questa curiosa modalità al ricordo della cacciata di Tarquinio il Superbo, ultimo re dell'Urbe. Appare però evidente come sia un atto di magia simpatica.

Il Re (in epoca repubblicana sostituito dal Rex Sacrorum) terminava l'anno con un ultimo atto e poi doveva fuggire non facendosi più vedere fino alle Calende di Martius quando l'anno sacro romano ricominciava.

Ci troviamo quindi in un momento di sospensione, la fase di Luna Calante di febbraio, un limbo nel quale è finito l'anno vecchio coi Terminalia ma deve iniziare ancora quello nuovo col ritorno di Marte. Non si è tutelati quindi né da Quirinus come avveniva da novembre, né da Mars come sarà da marzo in poi.

Il ritorno del Rex alle Calende marzoline celebrava così il ristabilirsi dell'Ordine, dopo il caos distruttivo della fine dell'anno e l'indecisione degli ultimi giorni che erano detti "fatali" in quanto sacri alle Tria Fatae

Successivamente fino ad adesso nella tradizione popolare gli ultimi 3 giorni di febbraio e i primi 3 di marzo vengono detti "Giorni della Vecchia Filatrice" e si collocava in questi un'ora infausta che nessuno sapeva precisamente individuare. Per questo motivo nei suddetti giorni si evitavano azioni importanti. In Romagna venivano detti "dè d'la Canucera", i giorni delLa Conocchiata, in riferimento a Necessità e le Fatae/Parche filatrici.

Così scriveva nel 1818 il forlivese Michele Placucci, autore di una raccolta sulle tradizioni popolari della Romagna: "Nelli primi tre giorni di marzo, ed ultimi tre di Febbrajo [i contadini] si guardano dal potare le viti, perché dicono essi avere osservato, ed udito sempre dai loro avi, che le viti potate in quei giorni producono pochissima uva. E questo perché opinano esservi in quelli un'ora cattiva per potare le viti, tagliare legna, e concimare gli alberi fruttiferi; e per non sapere quale sia, se ne astengono totalmente". 

Era di cattivo auspicio perfino nascere in quei giorni, e quando uno era particolarmente perseguitato dalle disgrazie, si sentiva qualcuno chiedere: “L’è naseu int i dè dla canucera?” (È  nato nei giorni delLa Conocchiata?)


Le Moire Cloto e Lachesi intente a tessere il filo del Fato con Atropo sullo sfondo. John Strudwick, 1885


Il Regifugium ricorda specularmente inoltre i Poplifugia, che cadevano il 5 luglio, durante i quali la popolazione si recava essa stavolta fuori dalla città in Campo Marzio per compiere un sacrificio salvo poi urlare i nomi romani più comuni. Un altro atto di magia simpatica in un mese che come febbraio contiene feste di fertilità e lustrazione (in luglio ci sono le None Caprotine) e soprattutto legato a Romolo, in febbraio abbiamo infatti le Quirinalia e qualche giorno dopo il Regifugium, in cui il re fugge, superfluo ricordare che Romolo (Quirino) sia Il Re per eccellenza. Mentre in luglio abbiamo i Poplifugia proprio in concomitanza di un altro anniversario romuleo, ovvero l'ascesa del Figlio in cielo il 7 luglio (e il panico fra la gente che suscitò la scomparsa del Re).


Gianluca Vannucci


mercoledì 10 agosto 2022

Nemoralia


Per 3 giorni d'agosto, il 13, 14 e 15 ovvero nel periodo delle Idi lunarmente, si tenevano presso il Lago di Nemi delle antichissime celebrazioni dedicate a Diana e Virbio, eco delle quali le troviamo tutt'ora nell'odierno Ferragosto.


Detta anche Festa delle Torce era conosciuta Nemoralia poiché originariamente, anche se già in prima età repubblicana si diffusero in tutto il territorio romano, erano celebrate ad Ariccia presso il Santuario di Diana Nemorense nel Suo bosco sacro e precisamente presso lo speculum Dianae .

Nella zona la massima autorità era il Rex Nemorensis, una carica antichissima.

Questo Re era sostanzialmente un sacerdote dedito al culto di Diana Aricina che nel bosco aveva una quercia a Lei sacra di cui era vietato staccare rami.

La sua carica era potenzialmente a vita ma doveva sempre difenderla poiché in realtà chiunque poteva sfidarlo. Infatti poteva divenire Re di Nemi solo colui che riusciva a vincere in battaglia ed uccidere l'attuale sacerdote in carica in un duello rituale. Rimanendo in carica a sua volta finché non fosse stato spodestato da un pretendente, solitamente un fuggiasco o uno schiavo, con più vigore di lui.

Questa carica, nonostante già in età regia il culto di Diana fu traslato anche a Roma quando Servio Tullio ne fece costruire un tempio nel laureto sull'Aventino, rimase popolare fino tarda età, sicuramente fino ai decreti teodosiani.

Infatti Svetonio ci tramanda che l'imperatore Caligola, molto devoto a Diana, avesse deciso di inviare uno schiavo che spodestasse il Re di Nemi dell'epoca, ritenuto ormai da troppo tempo in carica e quindi di scarso vigore.

La carica come già detto è arcaica e deve la sua particolarità dal fatto che il sacerdote di Diana rappresenta il vigore della natura, che deve sempre rinnovarsi.

Le origine remote infatti vengono fatte risalire a Virbio, un arcaico Rex Nemorensis semi-divino, che in epoca romana aveva anche un flamine virbinalis. Virbius fu poi identificato con Ippolito figlio di Teseo che aveva un culto diffuso in Grecia.

La storia di Ippolito

La vita di Ippolito è raccontata da un corpus letterario notevole, che può essere riassunto nell'opera di Euripide, ma anche in quelle di successivi autori come Pausania e Ovidio.

Ippolito, figlio di Teseo, orgoglioso della propria verginità scelse di consacrare la propria vita dedicandosi esclusivamente al culto di Artemide e alla caccia.

Ma la sua matrigna Fedra si invaghì di lui e, dopo il rifiuto del ragazzo sdegnato, si suicidò lasciando scritto che Ippolito l'avesse violentata.

Teseo maledisse Ippolito e lo fece esiliare ma mentre stava andandosene un toro fece imbazzarrire i cavalli del suo carro che lo trascinarono facendolo sbattere contro le rocce.

Artemide addolorata disse allora la verità a Teseo ed impietosita fece resuscitare Ippolito da Asclepio portandolo ad Ariccia dove divenne Virbio, "nato due volte" il primo Rex Nemorensis, dove ebbe illuminate discussioni con La Camena Egeria. 

Per questo motivo è vietato entrare a cavallo nel bosco di Nemi.

"Morte di Ippolito" Rubens - 1611

Virbius

Virbio è quindi il primo Re di Nemi, simbolo del rinnovamento ciclico della natura, della vita e della morte continua.

Le erme raffigurate bifronti con un lato imberbe e uno maturo, simile a Giano che somiglia molto a Ippolito-Virbio infatti sono ricorrenti nella zona di Nemi. Esse rappresentano anche una sorta di morte iniziatica, presupposto per una rinascita, il passaggio da una condizione ad un'altra.


Vir-bis, l'uomo doppio. Il significato recondito è questo, che d'altronde quando racconta la sua storia ad Egeria dice alla ninfa "Diana mi aggiunse l'età".

Il Suo culto non doveva essere minore e praticato anzi anche a Roma dato che era presente un flamine virbialis, che probabilmente officiava parte dei Nemoralia in qualità di sacerdote di Virbio.

Inoltre la strada che saliva da Bovillae ad Ariccia era detta clivus Virbi, nota per i mendicanti che chiedevano elemosina ai pellegrini che si recavano al tempio.

Virbio, descritto come un uomo anziano e circondato da foglie di quercia, aveva un'icona di culto che non poteva essere toccata nemmeno dai raggi solari.

I Nemoralia

"Nella valle Arriciana, c'è un lago circondato da foreste ombrose, ritenute sacre da una religione fin da tempi antichi...

Su un lungo recinto siepe appesi pezzi di fili tessuti, e iscrizioni assieme aggraziatamente posti qual doni alla Dea.

Spesso una donna le cui preghiere sono state ascoltate da Diana, con una corona di fiori a coprire il capo, cammina da Roma portando una torcia accesa.. Lì un ruscello fluisce gorgogliando dal suo letto roccioso..." (Ovidio)

La celebrazione era suddivisa in tre giorni, triplice come Diana Nemorense, durante i quali la caccia era sospesa e gli schiavi ricevevano mance dai padroni.

Partendo da Roma portando delle torce, Nemoralia infatti erano anche conosciute come festa delle torce, ci si recava in processione coronati di fiori presso il bosco di Nemi, a piedi dato che era vietato entrare a cavallo.

Qui presso la fonte sacra ad Egeria ci si purificava, le donne lasciavano ex-voto chiedendo a Diana Lucina una gravidanza e tutti appendevano nastri ai rami.

La fiaccolata proseguiva fin nel folto del bosco, fino allo speculum Dianae, dove alle Idi lunari, coincidenti col 15 agosto si specchiava la Luna in plenilunio nel lago illuminato da torce.

Si chiedeva la grazia alla Dea e si offrivano corone di fiori.

"È la stagione in cui la parte più cocente dei cieli sovrasta la terra e prende possesso del suolo, e Sirio, della costellazione del Cane Maggiore, scosì spesso colpito dal sole di Hyperio, brucia i campi ansimanti. È questo il giorno in cui il boschetto di Ariccia, grato ai re fuggitivi, diventa di fumo, e il lago, sapendo della colpa di Ippolito, brilla del riflesso di una moltitudine di torce; Diana stessa agghinda di ghirlande i cani da caccia che lo meritano e ripulisce la punta delle frecce e lance, e concede, agli animali selvatici, di stare al sicuro, e tutti gli Italiani dal focolare virtuoso celebrano le Idi Hecateane." (Stazio Silvae 3.I.52-60)

Il Divo Augusto stabilì poi le feariae augusti, il cui nome perdura ancora oggi nell'ordierno Ferragosto che la chiesa ha posto proprio come Assunzione della Madonna per sovrapporre la festa Gentile e poi laica.

Anche il 13, che doveva a questo punto essere il giorno dei Nemoralia dedicato ad Ippolito, la chiesa festeggia Sant'Ippolito, anch'esso curiosamente fatto a pezzi da dei cavalli.

Sant'Ippolito - Dieric Bouts - 1464, Bruges, Cattedrale di San Salvatore

Gianluca Vannucci








giovedì 21 luglio 2022

Neptunalia


 Il 23° giorno di Quintile i Gentili romano-italici celebravano le Neptunalia.

Queste feste, erano parte di un ciclo di fine mese legato all'acqua e alla vegetazione, nel periodo appunto di massima canicola.

Il 19 e 21 Luglio infatti si celebravano le Lucaria, festività in cui i Romani si ritiravano nei boschi a celebrare Le Divinità tutelari degli stessi e a ricordare, in tempi più arcaici quando i loro Patres vivevano semplicemente nei boschi con la saggia guida di Romolo, in tempi successivi quando il popolo romano si salvò, dopo la disastrosa disfatta del fiume Allia il 18 Luglio, rifugiandosi nei boschi e pregando Le Divinità.

Legate a questo ciclo venivano appunto le Neptunalia, seguite dalle Furrinalia il 25 del mese, che chiudevano le festività in onore di Furrina, La misteriosa Dea dei pozzi.

Le Neptunalia erano sostanzialmente feste in onore di Neptunus, che prima di essere identificato con l'ellenico Poseidon era, presso gli Italici, Divinità delle acque dolci, ovvero dei fiumi, dei laghi, dei canali, fondamentali per l'irrigazione dei campi. Non a caso Nume tutelare di diverse città, soprattutto in Emilia e Romagna e nel centro-nord della Penisola.

Si chiedeva, al Dio dall'azzurra chioma, la pioggia e abbondanza, onde evitare siccità, endemica in questo periodo e molto pericolosa.

Secondo Festo poi, si costruivano delle capanne con rami sulle rive del fiume, dette Umbrae, all'interno delle quali probabilmente avveniva la preparatio rituale ed eventuale banchetto successivo.


Nel calendario romano Iulius è un mese decisivo, primo del secondo ciclo, quello numerale, esso infatti era chiamato Quintile. Non stupisce quindi la collocazione di una festa sacra a Nettuno, oltre che contro la siccità e per favorire l'irrigazione, patrono di tutto ciò che fluisce, come l'anno che entra nella sua fase discendente, anche se ancora rigogliosa.

Soprattutto in questo periodo di grande sofferenza, preghiamo e offriamo con cuore puro a Nettuno, chiedendo pioggia e sollievo per le nostre terre, i nostri animali e noi stessi.


Gianluca Vannucci

sabato 11 giugno 2022

11 Giugno: Matralia

Mater Matuta 450 a.e.v.


Le Matralia erano antichissime feste dedicate a Mater Matuta.

Mater Matuta, ovvero Madre del Mattino, L'Aurora. Che infatti è raffigurata avente sempre in grembo un bambino.

La festa era pertanto riservata alle Matrone, sposate una sola volta, esse portavano con riguardo, raccomandandoli alLa Dea, i figli delle proprie sorelle.

Dopodichè una schiava, cui normalmente era vietato avvicinarsi al Tempio di Mater Matuta, fatta entrare per l'occasione nel recinto veniva allontanata dalle matrone con colpi di verga.

Il significato rituale ed esoterico del rito era già andato perduto ai tempi del maestro Ovidio ma George Dumezil riuscì, grazie alla vicinanza tra il Mos Maiorum e il Sanathana Dharma indiano a ricavarlo dalla tradizione vedica.

È detto infatti nei Veda che La molto onorata Ushas, Dea dell'Aurora ogni giorno "caccia l'informità nera", "respinge l'ostilità della tenebra". Ovviamente le tenebre rappresentano le forze caotiche, adharmiche.

Nel rito romano quindi, le matrone svolgono questo atto di magia simpatica, cacciando la schiava, simbolo delle tenebre.

Nel mondo rischiarato da Aurora, Essa porta Il Sole, Figlio nei RgVeda di Ratri, La Notte.

Notte da non confondere con le tenebre caotiche, in quanto anch'Essa perfettamente dharmica quanto L'Aurora. Il Sole è quindi detto "Il Loro Vitello comune". Talora è detto lo stesso del Fuoco,  da notare che siamo nel ciclo di feste (dal 9 al 15 giugno) dedicato a Vesta.

E con questo è spiegato anche l'atto simpatetico delle matrone di portare al Tempio il figlio della sorella.


La Dea Ushas

L'11 giugno inoltre è il periodo in cui i giorni stanno arrivando al loro culmine, ovvero il Solstizio d'estate. Periodo esattamente speculare a quello degli "angusti dies" invernali, in cui La Diva Angerona entra nel travaglio che darà alla Luce il Sole Bambino.

Essa quindi è come se passasse in consegna Il divino astro alLa Sorella appunto, a metà del ciclo annuale.

Veniva poi offerta a Mater Matuta, dalle matrone, una focaccia abbrustolita.


Gianluca Vannucci

mercoledì 26 gennaio 2022

Ferie Sementive e Paganalia




Le Ferie Sementive furono, presso i Romani e gli Italici, festività a carattere mobile per celebrare la fine della stagione della semina gli ultimi giorni di gennaio in una data di volta in volta fissata dal Collegio dei Pontefici, e successivamente stabilita in tre giorni dal 24 al 26 gennaio.

Il 24 era sacro alla Dea Tellus, Madre Terra e protettrice dei semi, il 25 invece si onorava Keres, Dea dell'agricoltura, della fertilità, della crescita e dei germogli.

Il terzo giorno il Flamen Cerealis, secondo alcune fonti anche i Fratres Arvales, effettuava un rito conclusivo con tutti gli Indigitamenta necessari offrendo abbondanti libagioni.

Durante il regno di Servio Tullio vennero chiamate Paganalia a causa del censimento dei pagi e poichè durante le Sementive ogni pagus, ovvero ogni vilaggio rurale, offriva libagioni al proprio Nume tutelare. Sebbene successivamente distinte e le Paganalie celebrate il giorno 28 del mese.

Ma la Dea più venerata nei pagi, stando a quanto dice Festo era Empanda, "paganarum Dea", a cui si offriva una particolare libagione di latte mischiato a mosto detta burranica.

L'etimologia di Empanda verrebbe da pandere, secondo gli antichi panem dare, assumendo quindi un significato molto simile a quello dell'epiteto gallico di Atesmerta, col quale si invocano Dee dell'abbondanza e del raccolto come Keres che in questo caso coinciderebbe con la Divinità propria di queste festività, un Suo epiteto.

Oppure da pandere, aprire, come indigitamenta si Keres pare fosse quello designato all'apertura delle spighe e per estensione forse divenne anche aprire le porte, ospitare.

Ma pando significa anche "curvo", la curva potrebbe essere un'anziana vecchina creando casualmente una curiosa sovrapposizione con la Giobia, fantoccio dalle fattezze di una anziana che tuttora in certi paesi del Nord Italia viene bruciato l'ultimo giovedì di gennaio simboleggiando un po' l'anno andato che si rinnova.

Erano giorni di festa e mercato, molto simili alle attuali sagre di paese per i vari patroni.

I buoi ed in genere gli animali adibiti ai lavori agresti venivano festeggiati e adornati con ghirlande, in modo molto simile alle Consualia.

E venivano, come ci dice Probo commentatore delle Georgiche, appesi agli alberi gli oscilla, particolari dischetti votivi in terracotta con teste o scenette in onore a Libero e celebrare così simpateticamente la potenza del seme che già fermenta sotto il terreno. Erano così chiamate poichè oscillavano al vento e venivano dagli abitanti presi responsi e vaticini sull'andamento dell'anno agricolo. Venivano poi addobbate case e templi di ghirlande in attesa della primavera.


Oscillum con maschere

Molte di queste tradizioni si sono mantenute nei secoli e traslate il giorno della festa di Sant'Antonio Abate, mistico egiziano patrono degli animali e del fuoco, il 17 gennaio in cui si festeggiano gli animali e si preparano panini dolci nei paesini. Mentre in Inghilterra il 17 era Wassailing, la 12esima notte dopo l'Epifania. Il nome viene da una bevanda a base di succo di mela cotto con fette di agrumi e varie spezie. Durante questa notte il bestiame veniva asperso con la bevanda e anche gli alberi da frutto, con le famiglie radunatisi attorno ad un albero di melo pregandolo affinché possa fornire abbondante raccolto in modo simile ad un incanto che ricorda quello utilizzato dai nostri Antenati che appendevano le oscilla e i nastri agli alberi (probabilmente arbor felix, quindi da frutto).



Le Ferie Sementive quindi si incastrano e portano a termine un ciclo di giorni che, dopo il periodo dei Saturnalia e del Natale del Sole inizia con le 12 notti fino all'Epifania prosegue con altre 12 a Sant'Antonio (17 gennaio) e finisce proprio con le stesse Paganalia.

In Febbraio infatti inizierà poi il tempo dedicato alle purificazioni e all'attesa della primavera, vero inizio dell'anno.


Gianluca Vannucci


sabato 4 dicembre 2021

December


December, deve il suo nome al fatto di essere il decimo mese da Martius. Si pone quindi simbolicamente, liturgicamente e alchemicamente a chiusura dell'Anno, ovvero quel Microcosmo che ripropone, in forma appunto microcosmica, le Età del Cosmo.

Il Kalendarium aveva infatti questa funzione: non era mero strumento di misurazione del tempo ma una trasposizione del ciclo delle ere umane ed anche una simbiosi con la Natura e i Suoi ritmi, in quest'epoca barbara completamente alienati dalla società capitalistica, e quindi atea.

I ritmi naturali influiscono sul microcosmo che è l'Uomo. Nel periodo caotico, dell'agonia del Sole, quando cioè è più debole,  dall'equinozio autunnale e per tutto l'inverno ci sentiamo infatti più "scarichi" psichicamente per essere più vigorosi quando l'Astro è all'apice del Suo fulgore. 

Dicembre quindi rappresenta questa cesura, ed è legato al Solstizio invernale e sacro a Saturnus: Dio italico, dell'agricoltura, della semina, dei cicli temporali e Sovrano dell'Età dell'Oro mitica, prima della Legge di Iuppiter. Nella mitostoria romana infatti Saturnus, in fuga da Iuppiter fu accolto da Ianus, il primo Re del Latium, dove insegnò agli uomini l'agricoltura e si nascose sotto i monti all'arrivo di Giove.


È un mese molto legato quindi alla settimana sacra dei Saturnalia (rimando all'articolo per approfondire ulteriormente) in cui Saturno torna brevemente a regnare per dare inizio ad una nuova età dell'oro.

Nel dettaglio, quindi, nel calendario romano dicembre si apriva alle Kalendae con la celebrazione di Nettuno, sovrano delle acque in particolar modo dolci, dei pozzi e quindi anche del nostro insconscio, della parte più vitale dell'anima e della Dea Pietas, il sentimento religioso di devozione agli Dèi, alla Patria e alla Familia, grazie al quale Enea, nostro Sol Indiges (festeggiato l'11 dicembre) fuggendo dalla Madrepatria Ilio, seguendo la Stella di Venere raggiunse la Patria Hesperia-Italia dei Penati, dando inizio alla stirpe Romulea e quindi al sogno di Roma.


Ma dicembre è anche un mese caotico, per questo motivo nelle campagne si celebravano intorno alle Nonae del mese le Faunalia Rustica (rimando all'articolo per approfondimenti) in onore di Faunus, patrono degli animali e dei pastori, affinché fosse propizio e difendesse dai lupi gli armenti e al fine di  stornire il caos anti umano tipico del periodo e di Silvanus, Dio delle selve e di tutto ciò che è al di fuori dell'ordine umano quindi potenzialmente caotico e ostile.

Nello stesso periodo, le Matrone romane celebravano presso la dimora del Pontefice Massimo o di un magistrato, dei riti misterici in onore di Bona Dea, paredra di Faunus, cui solo le donne era possibile assistere o partecipare attivamente, tant'è che anche dipinti maschili venivano coperti e animali maschi erano fatti uscire.

Alle Idi poi erano onorate Tellus e Keres mentre il 15 era la festività dei Consualia, in onore di Consus, Il Dio che "conde", cioè conserva i semi sotterra, ma anche Dio dei consigli e del Mundus, la santa fossa scavata da Romolo secondo etrusco ritu, alla fondazione della Città (e infatti si usa il termine "Ab Urbe Condita" per indicare una data dalla fondazione di Roma).


Le festività di Consus erano sempre collegate a quelle di Ops (nel caso delle Consualia del 21 agosto, 4 giorni dopo avveniva Opiconsivia il 25) Sua antica paredra celebrata all'interno della settimana sacra dei Saturnalia il 19 dicembre.

Il mese prosegue poi coi Saturnalia dal 17 al 23, più volte accennati, e sublima il 25 col Natale del Sole, che sconfigge le tenebre dopo il Solstizio e rinasce effettivamente per riprendere lentamente il cammino luminoso annuale.


Gianluca Vannucci

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