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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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martedì 16 agosto 2022

Ariminvm: Culti e Templi cittadini

 


Rimini è città fortunata, infatti è una delle poche di cui si conosce l'esatta (o quasi) ubicazione e la quantità dei templi Gentili presenti nell'antico municipium.

Tutto questo è dovuto soprattutto ai cronachisti e storici locali tra cui spiccano il seicentesco Clementini, Adimari e soprattutto lo storico ottocentesco Luigi Tonini, che nel suo “Rimini avanti il principio dell'era volgare” a inizio '800 tratta abbondantemente l'argomento, citando sia i resoconti antichi che le moderne ricerche archeologiche.


Inanzitutto dando un primo sguardo alla magnifica entrata alla città, ovvero l'Arco fatto costruire dal Divo Augusto, notiamo sulla facciata esterna 2 Dèi: Giove e Apollo mentre internamente Nettuno e Roma. Molto probabilmente i Numi tutelari della città

E infatti dal Tonini risulta ci fosse non lontano dal foro nella zona dell'attuale Porta Montanara un tempio dedicato a Giove Ottimo Massimo, risulta tale dato che nei lavori fu trovata una insegna nei pressi dell'attuale chiesa di san Gaudenzo, risalente al dopoguerra ma un tempo dedicata a Sant'Andrea. Doveva evidentemente dominare la città dalla collinetta vicino le mura in modo simile ad un Capitolium.


Molto forte poi ad Ariminum era il culto di Diana, dato che numerosi coloni latini erano di Ariccia e traslarono il culto alla Dea nominandola anche Diana Arimina, Tonini e altri storici sostengono avesse un tempio presso l'attuale chiesa di Santa Rita in piazza Gramsci. D'altronde un vicus della città era detto Dianense, a testimonianza ulteriore dell'importanza del Suo culto in Rimini.

Un altro tempio, dedicato a Diana Trivia, doveva essere, secondo una mia intuizione ove ora sorge il Tempio Malatestiano, che nel IX secolo era una chiesa dedicata a Santa Maria in Trivio, successivamente divenuta a San Francesco nel 1200 e poi Tempio.


Nel foro, ovvero piazza Giulio Cesare (tre martiri secondo l'attuale denominazione) doveva esserci dinanzi all'immenso teatro romano un tempietto dedicato a Marte distrutto, secondo l'agiografia, dal vescovo Gaudenzio, patrono della diocesi cittadina.


L'attuale rione Montecavallo era poi dominato da un tempio a Minerva, e poco lontano, nell'attuale via Bonsi era presente un sacello a Salus.


Molto importante era poi il culto di Ercole presente, come in Roma, nella piazza del mercato, l'attuale piazza Malatesta. Secondo la narrazione cristiana il proto-vescovo Stemnio nel 313 su ordine di Costantino lo distrusse e vi edificò al suo posto la Cattedrale di Santa Colomba. Ipotesi a mio parere quantomeno improbabile, usando un eufemismo, in quanto della vecchia cattedrale di Santa Colomba si hanno notizie a partire dal X secolo e fino all'epoca giustinianea non si ebbero luoghi di culto cristiani entro le mura cittadine.


Testimoniato è poi nell'attuale piazza Teatini un tempietto gallico a Belenos e successivamente in epoca romana dedicato anche ad Apollo. Sopra i quali sorgeva una chiesetta di cui è rimasto un semplice resto, distrutta dai bombardamenti americani. Numerose leggende parlavano nei secoli addietro di un tesoro sotterraneo, e pare fosse incavato anche il tempio in questione.


Poco lontano, dietro al vecchio teatro romano vi era poi un Pantheon, molto simile a quello romano, che in epoca presumibilmente giustinianea forse dovuto alla presa bizantina (VI secolo) fu trasformato nell'antica chiesa di San Michele al foro, utilizzata successivamente nel medioevo dai templari e poi sconsacrata oggi rimane purtroppo solo l'abside visibile in un condominio privato.


Un tempio di Nettuno doveva poi essere nei pressi di Porta Galliana, non abbiamo però prove a suffragio di questa affermazione, del Clementini, cronachista del '600.



Passato il maestoso Ponte di Tiberio, iniziato a costruire sotto il regno del Divo Augusto e ultimato da Tiberio, resistito alle guerre greco-gotiche e al tentativo dell'eunuco Narsete di distruggerlo nonché degli alleati durante la seconda guerra mondiale, si estendeva l'antica necropoli romana.

Qui era presente, come dice il Tonini il sacello del “Genio Ariminensis” che vegliava sulla città.

Non a caso nel Medioevo sorse l'attuale Borgo di San Giuliano, e questo Santo fu preso a patrono dal governo comunale ghibellino in opposizione al patrono Gaudenzo, della diocesi e simbolo della dominazione papale.

Questo santo secondo la leggenda sulle coste istriote fu chiuso e buttato a mare in un sacco con dei serpenti. Il suo sepolcro giunse a Rimini presso la fonte Sacramora la notte di mezz'estate del 963.

Decisi a trasportarlo verso la sede vescovile i buoi si rifiutarono e fu lasciato nel borgo nella sua attuale chiesa, costruita solamente nell'815 dai benedettini sopra un tempio Gentile (probabilmente il sacello al Genio di Rimini o un tempio di Esculapio secondo me).

In suo onore si svolgeva il 22 giugno un palio dal Borgo fino al Foro, in cui l'ultimo arrivato vinceva un gallo con al collo un sacchetto di pepe.

La connessione di San Giuliano con la fonte depurativa Sacramora, poco più a nord di Rimini (Viserba) con il rilievo del Santo avvolgo da serpenti che ricorda Esculapio; la proclamazione di santo patrono della città in epoca ghibellina e la sua rappresentazione fanno riemergere in epoca medievale il Genio Ariminensis nonché le riminiscenze del culto apollineo di Esculapio, anch'esso probabilmente presente in Rimini.


Attestato nelle colline circostanti la città e a Covignano il culto di Silvano, molto presente, e Giunone nonché ancora di Ercole.

Mentre un tempio a Diana Lucina doveva essere nei pressi dell'antica chiesa di Santa Maria al mare, che oggi non esiste più ma la cui denominazione esiste nel vicolo poco lontano da piazza Ferrari. Nei secoli precedenti infatti la costa arrivava nella zona dell'attuale stazione ferroviaria e in questa chiesetta si recavano, tra quadri ed ex voto di occhi le donne incinte a rendere omaggio a “Nostra Signora pregnante” il cui altare era presente nella chiesa come tramandato dallo storico Adimari. Un culto che fa intuire la presenza di quello antecedente a Diana Lucina.

Anche questa chiesetta, fu abbattuta sotto il governo napoleonico (insieme all'antica cattedrale di Santa Colomba fatta abbattere da un privato che la acquistò) nell'ottica di limitare l'influenza papale.

La Madonna di questa chiesa aveva come già detto una particolare funzione, era infatti chiamata “Nostra Signora Pregnante” e le donne andavano a chiedere una gravidanza, fatto che lascia intendere un culto di Diana Lucina, e probabilmente la costruzione di questa chiesetta nei pressi, se non proprio sopra ad un tempio dedicato a questa Dea, anche se il Clementini riferisce che fu costruita sopra i granai romani.

In questo modo si avrebbe a Rimini un culto dedicato a molteplici aspetti di Diana (Arimina, Trivia, Lucina...) che La conferma come Divinità particolarmente presente e patrona del territorio.


Molto famosa la cosiddetta Domus del chirurgo, abitazione di un chirurgo di origine greca, Eutiche, risalente al II secolo, specializzato in ferite militari e malanni della gola.

All'interno dell'abitazione furono ritrovati mosaici cultuali con Orfeo e Le Muse, una mano votiva di Iuppiter Dolichenus, attrezzi medici di lavoro.

In un'altra domus importante il ritrovamento del cosiddetto mosaico di Anubis.


Con il tardo antico dal II secolo dell'era volgare iniziarono a diffondersi culti orientali anche in Ariminum: nel 1800 venne scoperto nell'attuale via Giordano Bruno in pieno centro, dietro al Foro antico, un sacello a Iuppiter Dolichenus.

Doveva inoltre essere diffuso il culto Isiaco, di cui si trova eco nella festa della Madonna del Mare festeggiata verso la metà di luglio ma anche nella zona della “chiesa dei servi” andando verso il Ponte di Tiberio e nella cappella della Madonna del giglio, cui tuttora i riminesi lasciano ex-voto e preghiere nonché dalla Madonna dell'acqua posta da Sigismondo Pandolfo Malatesta nella cappella degli Antenati sita nel Tempio Malatestiano, invocata durante i momenti di siccità e con 12 accertati miracoli nel corso dei secoli. (Ne parlerò approfonditamente in un articolo riguardo il Tempio Malatestiano)


Molto probabili a mio avviso anche culti legati a Venere e soprattutto ad Orfeo, di cui si è trovata la Sua forse più famosa statua colossale. Che a mio parere meriterebbe il posto d'onore nella cappella delle Muse del Tempio Malatestiano un domani.




Per quanto riguarda poi il primo luogo di culto cristiano, al di là delle agiografie, archeologicamente abbiamo le prove che all'epoca di Costantino fu dato il permesso di edificare la prima chiesa, dedicata al culto dei martiri, ben oltre la cinta muraria, in zona lagomaggio, presso l'attuale stadio e palazzetto sportivo. Essa sorse sopra una necropoli, ove erano sepolti ormai principalmente cristiani e fu adibita alla “confessione dei martiri”. Successivamente (VI secolo) fu poi dedicata a san Gaudenzio il patrono poiché pare furono ritrovati i suoi resti (fu infatti ucciso dagli ariani nel 359 in lagomaggio) insieme a quelli di altri martiri, tali Corona, Vittore e Valentino. Essa rimase l'unica chiesa della città per diverso tempo a quanto sappiamo storicamente al contrario delle leggende e fu probabilmente lì che si svolse il famoso concilio di Rimini. Si ha notizia poi di una chiesa dedicata a santo Stefano eretta da Galla Placidia nel 438 ma fu correttamente individuata da Clementini nell'attuale chiesa di San Giovanni Battista, quindi fuori le mura cittadine dinanzi l'Arco. Fu soltanto in epoca giustinianea, cioè nel VI secolo che sorsero le prime chiese entro il perimetro murario (come San Michele al Foro o probabilmente Santa Innocenza, entrambe scomparse, e Santa Colomba la cui passio più antica è del VII secolo).

Nel 1800 fu poi acquistata dai conti Sartoni che costruirono una residenza, distrutta anch'essa con la guerra, negli anni 60 fu costruito il palazzetto dello sport e venne scoperta la necropoli e i resti ormai irriconoscibili della chiesa paleocristiana.


Gianluca Vannucci

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