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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


domenica 1 marzo 2020

Parentalia



Februarius è il mese delle purificazioni, l'ultimo prima dell'inizio dell'anno sacro e del ritorno di Marte.
In questo mese le giornate si allungano visibilmente e la Luce torna a splendere ma il freddo, i malanni possono ancora tornare e tentano l'ultimo, decisivo, assalto all'Ordine.
In un piccolo ciclo (l'anno solare) simpatetico, simboleggiante la Creazione,  il Caos precede il Solco.

Le Parentalia erano feste dedicate ai defunti, tra il 13° e il 21° di Februarius per la durata di nove giorni.
In questi giorni i templi venivano chiusi, spenti i fuochi sacri, non è propizio celebrare matrimoni e tutti devono dedicarsi, al culto dei propri morti.
Perché il Velo fra i mondi è di nuovo labile.
Le manifestazioni di Dèi, Geni e Demoni sono più frequenti e con esse quelle degli Dèi Mani, i nostri buoni defunti recenti, che seguono in Processione Diana e le Lase, in attesa di una nuova vita o dell'apoteosi nel Fuoco sempiterno dei Lares eroici.

Le festività dei Parentalia si svolgevano direttamente nei cimiteri, nei quali i romani si recavano portando cibarie e offerte semplici, accendevano luci e portavano fiori, banchettando nei giardini circostanti le tombe.

"Si onorino le tombe che si quietino le anime, si portino doni nei sepolcri i Mani non chiedono molto, è gradita la devozione più di un ricco dono lo Stige non ha Dei avidi, le tegole riempite di corone e si sparga spighe di grano e sale, pane inzuppato nel vino e viole disciolte è sufficiente, tutto ciò contenuto in una piccola brocca e lasciato in mezzo alla strada" 
 Ovidio, Fasti lib. 533 - 540


In foto: Phersu aizza il molossoTomba
degli Áuguri, Tarquinia


Nel corteo funebre si indossavano le maschere (appese agli alberi precedentemente durante i Paganalia e le Ferie Sementive di Gennaio) dette Oscilla, così chiamate perché oscillavano al vento fra le fronde e per questo era possibile, secondo il volere di Faunus, trarne auspici.
Indossando le maschere si esorcizzava, attraverso una catarsi dionisiaca, la morte e si spaventavano gli spiriti maligni oltre che incarnare le sembianze di Avi illustri passati a miglior vita.

L'associazione tra la risata anche nevrotica, in quanto arma apotropaica potentissima, e il raccapriccio della morte è ancestrale


E dimostrata anche dalla figura primordiale e beffarda di Phersu, ritratta  con un cane in diverse tombe etrusche e intenta a torturare oppure a giocare col defunto. Un etrusco antenato di Hellequin(Arlecchino) e Pulcinella.

In questi giorni è buona norma portare dei fiori e un po' di sale ai nostri cari al cimitero o, in caso di parenti lontani accendere un lumino sul davanzale e dedicarlo quale offerta ai Manes.

Gianluca Vannucci



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