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lunedì 5 luglio 2021

Prisco Attalo: una tragica figura romantica nel Tardo Impero

Solidus di Prisco Attalo, sul retro la Dea Roma



Ben pochi conoscono Prisco Attalo, personalità del tardo Impero Romano. Per i libri di storia scolastici praticamente non esiste (come quasi tutto questo periodo a dire il vero) e anche i testi accademici spesso lo nominano in maniera sfuggente e poco chiara.


A mio parere rappresentò uno dei pochi barlumi di speranza in un'epoca oscura e tumultuosa.

Prisco Attalo era un greco della Ionia ma cresciuto e vissuto sempre in Roma, dove raggiunse l'alto rango senatoriale e la fama di oratore e poeta particolarmente dotato. Come il suo caro amico, Aurelio Simmaco, anch'egli era Gentile e ricoprì diverse cariche cittadine.

Nel 408 e.v. l'Urbe, e a dire il vero l'Italia e l'Impero, giacevano in rovina a causa dell'abbandono della Pax Deorum Hominumque e dei Mores arcaici oltre che dalla mancanza di Pietas e la politica scellerata degli imperatori profani: negli anni precedenti Teodosio l'Empio, ora i suoi due inetti figli Arcadio ad est, Onorio ad ovest.

Sotto minaccia di incursione barbara visigota Onorio non riusciva a prendere una decisione decente.

Stanco dei continui tentennamenti da parte dell'imperatore, il Senato decise di farne le veci trattando coi visigoti e mandando poi una delegazione, con a capo Attalo, da Onorio al fine di portare le ragioni dei sudditi di Alarico, i quali chiedevano terra di confine per stabilirsi.

Onorio respinse tutte le richieste ma nominò presto Prisco praefectus urbi di Roma.

Insoddisfatto, Alarico, nel 409 in accordo coi senatori proclamò il nostro Attalo imperatore, che pur di poter far qualcosa per la Tradizione e la Patria accettò di farsi battezzare come ariano da un vescovo barbaro(la condizione posta da Alarico), pur rimanendo Gentile.

Tra i suoi primi atti ci furono: la concessione di cariche ai Gentili e gli stessi diritti  dei cattolici a loro e agli ariani; l'elevazione a magister equitum di Alarico.


Iniziò poi la marcia verso Ravenna, Prisco venne acclamato imperatore dai Gentili di molte città e in ultimo a Rimini, dove entrò il 5 settembre e si stabilì, simbolicamente nella città di Giulio Cesare, con esercito metà italico metà visigoto.

Rintanato a Ravenna Onorio, atterrito, propose ad Attalo la divisione dell'impero, offerta che ad uno come Attalo parve ridicola e che rigettò, pretendendo il ritiro da parte dell'imperatore.

Purtroppo però i destini non volgevano a favore di Prisco Attalo: Eracliano, comes d'Africa fedele ad Onorio, bloccò rifornimenti di grano all'Urbe, causando una brutta carestia:

L'impero d'oriente come se non bastasse stava inviando rinforzi all'imperatore. In tutto questo Alarico, confabulando con Onorio tradì Attalo, spoglindolo della porpora, incarcerandolo e riconoscendo Onorio. Pochi giorni dopo i visigoti diedero inizio al catastrofico sacco di Roma, il che lascia il sospetto di accordi tra il capo barbaro e Onorio, in cambio della rimozione del di lui odiato usurpatore. Anche alla luce del fatto che sua sorella Galla Placidia andò in sposa al futuro re visigoto, Ataulfo.

Alarico morì comunque pochi mesi dopo il saccheggio dell'Urbe, poichè un'empietà del genere non poteva essere perdonata.


Il nostro Attalo non rinunciò ai suoi piani e nel 414, dopo aver composto dei versi per il matrimonio di Galla Placidia e Ataulfo, quest'ultimo lo proclamò nuovamente imperatore nella Gallia Narbonense. Purtroppo però un po' forse a causa di Galla e poi della orvinosa sconfitta subita dai visigoti costretti a ritirarsi in Hispania,  ad opera del generale Costanzo, Attalo venne catturato nel 415.

Onorio lo fece mutilare di due dita e sfilare al suo trionfo in Ravenna, dopodichè fu esiliato nell'isola di Lipari.


Si perdono così le tracce di Prisco Attalo, tragica figura romantica, legata alla Tradizione e alla Patria ma anche di quello che fu, seppur per breve tempo, un imperatore... troppo spesso dimenticato dalla storiografia.


Gianluca Vannucci

1 commento:

Unknown ha detto...

Bravissimo, molto interessante e coinvolgente questa storia, che riporta agli onori della cronaca i dimenticati personaggi storici, degni di essere ricordati come tutti gli altri.Forza Gianluca, tieni alto il vessillo della patria, in attesa che altri condividano questi momenti.

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