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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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lunedì 8 maggio 2023

Tito Manlio Torquato: Pietas e Virtus

Nel 361 a.e.v. (393 A.U.C.) I Galli erano tornati a farsi minacciosi a 30 anni dal Sacco, giungendo in armi sulle rive dell’Aniene. Il Senato di Roma nominò dittatore Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino - e gli affidò una grande armata per affrontarli.


Tito si accampò con i suoi a brevissima distanza dal campo gallico. Solo un ponte divideva i due eserciti, che v’iniziarono a battagliare frequentemente per prenderne il possesso.

 Un possente Gallo uscito dalle sue schiere e iniziò a chiedere loro chi fosse tanto coraggioso da sfidarloa duello per stabilire quale dei due popoli fosse più forte e meritasse la vittoria.

“Si faccia avanti a combattere il guerriero più forte che c'è adesso a Roma, così che l'esito del nostro duello stabilisca quale dei due popoli è superiore in guerra"

(Tito Livio Ab Urbe Condita)

A farsi avanti per chiedere al dittatore il permesso di poter accettare la disfida con il gallo fu Tito Manlio, già famoso per aver salvato il padre Lucio Manlio Imperioso dalle accuse di crudeltà da parte di un tribuno l'anno prima.

“…Allora Tito Manlio, figlio di Lucio, il giovane che aveva salvato il padre dalle accuse del tribuno, lasciò la sua posizione e si avviò verso il dittatore. «Senza un tuo ordine, o comandante», disse «non combatterei mai fuori dal mio posto, neppure se vedessi che la vittoria è sicura. Se tu me lo concedi, a quella bestia che ora fa tanto lo spavaldo davanti alle insegne nemiche io vorrei dare la prova di discendere da quella famiglia che cacciò giù dalla rupe Tarpea le schiere dei Galli». Allora il dittatore rispose: «Onore e gloria al tuo coraggio e al tuo attaccamento al padre e alla patria, o Tito Manlio. Vai e con l'aiuto degli dèi dài prova che il nome di Roma è invincibile»…”

(Tito Livio Ab Urbe Condita)

Tito sconfisse il gallo e indossò come spoglia di guerra il suo Torque, dal quale prese l’appellativo di Torquato, che mantennero anche i suoi discendenti.

Il Torquato, tra l'altro come venivano chiamati anche i valorosi Galli, mostrò di possedere tutte le qualità di un vero Vir Romanus, mettendo a rischio la propria vita per la Gloria e il bene di Roma.

In Lui possiamo vedere la magnificazione della Pietas (l'atteggiamento romano del dovuto rispetto verso gli Dèi, la Patria e la famiglia) e della Virtus, il valore dell'uomo in battaglia.


Tito Manlio proseguì la sua carriera politica e militare venendo nominato ben due volte dittatore e console tre volte, proprio nel periodo (il 340 a.e.v.) di un altro eroe romano, Decio Mure, ma questa è un'altra storia...





Gianluca Vannucci

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