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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


martedì 23 giugno 2020

Fors Fortuna

Il 24 Giugno, giorno dell'antico Solstizio d'estate, si celebravano in Roma e tutta Italia grandiose festività, soprattutto plebee.
Era principalmente dedicata a Fors Fortuna, un aspetto della Dea Fortuna.

LA DEA 

Fortuna è un'antichissima Dea italica, spesso raffigurata con una cornucopia e il timone.
Cicerone ci dice che nel Suo grande Tempio presso Preneste Ella era raffigurata nell'atto di allattare Iuppiter e Iuno bambini.
Sopra vi era un santuario precedente, più antico, dove vi era un oracolo e vi si praticava anche il culto di Giove Bambino.
Una sacerdotessa e un bambino estraevano rune da una scatola e a seconda delle stesse si potevano trarre vaticini e capire i mutamenti del Fato.


Statua romana di Fortuna



Fortuna Primigenia quindi, madre di Giove e sovrana dei mutamenti del Fatum; che se opportunamente adorata concede regalità oltre che la possibilità di dominare le correnti di questi mutamenti senza rimanerne schiacciati.
Moltissimi uomini importanti di Roma Le furono devoti, come il Divo Iulio oppure Servio Tullio, il quale si dice Le abbia dedicato ben 26 templi; e spesso era in coppia con le Divinità più importanti.
Presso i Latini come a Preneste con Iuppiter stesso, presso i Galli con Lugos; talvolta con Vulcano oppure con Vertumno, antichissimo Dio oracolare etrusco-latino, anch'Esso presiedente ai mutamenti del Fato.

LA FESTA

Così il 24 Giugno, Solstizio e seconda Porta dell'anno, si celebrava in onore della Dea una grande festa plebea.
Molto sentita nelle campagne si chiedeva a Fors Fortuna abbondanza agraria.
In questi giorni infatti nella nostra Penisola avviene la raccolta del grano, dono divino, un momento molto importante che richiedeva una grande festa dopo i grandi lavori agricoli.

La sera del 23 in particolare venivano accesi dei grandi falò, attornò ai quali si beveva e ballava tutta la notte indossando ghirlande di fiori e lasciandosi andare inebriati dalla musica e dal vino. Era tradizione anche, vicino al classico falò, dare fuoco ad una ruota su un palo e trarne auspici a seconda del punto in cui la ruota cadesse.
La ruota infatti entrò anche in epoca medievale nella simbologia di Fortuna e più che una sorta di roulette, come la intendono certuni nel significato odierno, rappresenta la ruota del Karman.




Nonostante infatti l'editto di Tessalonica del 380 e l'affermazione effettiva, ad opera di Teodosio, della dittatura cristiana dal 391 in poi, il culto di Fortuna è continuato ad essere notevolmente praticato a livello popolare e non solo.
La festività di Fors Fortuna e del Solstizio, molto sentito in tutta Europa, si è semplicemente traslata nella notte di San Giovanni (tra 23 e 24 giugno) che divenne la notte delle streghe.

Fortuna ha continuato ad essere venerata a livello popolare e dalle "streghe" (spesso semplicemente donne che proseguivano nella pratica del Mos Maiorum) e nel Suo tempio a Preneste fu costruita la reggia dei Colonna.
Per tutto il medioevo e oltre infatti si è continuata a celebrare la festa del Solstizio con grandi falò e danze soprattutto in campagna dove si raccoglievano in quei giorni erbe per fare liquori o infusi e noci per il liquore nocino.
La festa a livello profano, anche dopo la laicizzazione capitalista, è molto sentita e in numerose zone d'Italia tuttora si celebra la notte del Solstizio o di San Giovanni (Battista, maturo come il Sole al solstizio estivo).


miniatura rinascimentale di Fortuna


Gianluca Vannucci






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