Chi siamo:

Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto deGli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


sabato 5 luglio 2025

Poplifugium



Il 5 luglio a Roma era un giorno particolare. Infatti si celebrava una ricorrenza molto strana: il Poplifugium.

Letteralmente "fuga del popolo" sembra diametralmnte corrispondente al Regifugium del 24 febbraio.

Infatti in questo giorno il popolo romano si radunava in Campio Marzio, presso la palus caprae per compiere un sacrificio,ma mentre la folla usciva dalla città dirigendosi al campo gridava i nomi più comuni romani, ad esempio Marco, Caio, Lucio, Mario, ecc.

Secondo diverse fonti, da Plutarco a Macrobio questo giorno, precedendo l'ascensione di Romolo celebrata il 7 luglio, sarebbe un atto rituale simpatetico che simulava ciò che avvenne quando Romolo scomparve durante una tempesta.

Quindi lo smarrimento della gente di fronte alla notizia clamorosa della scomparsa del Re ma anche la ricerca dei propri cari perchè a questo evento si sovrappose successivamente alla calata su Roma di Fidenati e Ficulei nel 390 a.e.v. dopo la conquista dei Galli.

Possiamo esotericamente intravedere come questo atto simpatetico rappresenti il popolo che fugge perchè Il Fondatore sparisce, non è solo Romolo che viene smembrato (come un'altra storia riporta) ma l'intera collettività ed è un lutto cosmico fino a che Romolo appare il 7 luglio questa volta come Quirinus, da uomo Figlio di Dio (Marte) a Dio Egli stesso, indivisibile dal Padre Suo. Il popolo "muore", fugge e rinasce col proprio Re due giorni dopo alle Nonae Caprotine.

Infatti quando il re fugge o sparisce è come se il tempo stesso rimanesse sospeso, questo il significato del Regifugium del 24 febbraio, al termine dell'anno romano (terminava coi Terminalia appunto il 23 febbraio).


Potrebbe anche centrare con l'attuale limbo, una sorta di progresso ma senza tempo (le costellazioni che non coincidono più) fino al ritorno del Re proverbiale. 


Gianluca Vannucci



giovedì 3 luglio 2025

Numa e la guerra (non solo esteriore)

 



Plutarco nella sua opera "Vita di Numa" riporta un episodio:


"Quando si sparse la voce che i nemici stavano arrivando, i Romani accorsero presso il re, chiedendogli di comandare loro e difendere la città.

Ma egli non interruppe il sacrificio, né si mosse in fretta o con turbamento, ma con grande calma e compostezza, come se fosse ispirato da una qualche potenza divina, rivolto ai messaggeri disse:


Ego autem sacrifico “E io sacrifico.”


E una volta terminato il rito, ordinò di sospendere ogni preparativo di guerra, di gettare via le armi e di adorare Gli Dèi con sacrifici e preghiere.


Si narra che i nemici, vedendo il popolo tutto occupato in cerimonie sacre e atti di pietà, rinunciarono all'attacco, ritenendo che una città così protetta dalle sue divinità fosse invincibile."

Plutarco, Vita di Numa, capitolo XIII


Ora come possiamo interpretare l'atteggiamento e le parole di Re Numa, ricordiamo l'uomo più vicino aGli Dèi?

Nella situazione di degenerazione attuale e con l'attacco continuo sia fisico che animico al quale siamo sottoposti possiamo solo lavorare su noi stessi e riconnetterci al Mos Maiorum, allo Ius al Dharma.


Quindi offrite secondo Pietas e riconnettetevi aGli Dèi e ai vostri antenati, fare un percorso spirituale sano e pur "stando nel mondo siate di un altro mondo". Coltivatevi spiritualmente e non potranno farvi niente.


Lux Iani

martedì 10 giugno 2025

Idi di Iunius: Vestalia e Iuppiter Optimus Maximus Invictus


Via XX Settembre e il cimitero delle Vestali


Le Idi del mese di Iunius erano particolarmente celebrate. Come tutte le Idi sono infatti sacre a Iuppiter Optimus Maximus ma queste con l'aggiunta dell'appellativo Invictus, invincibile.

Questo perchè giugno è un mese importante per l'equilibrio dell'anno, queste Idi sono la giornata più luminosa dell'anno, perchè oltre alla Luna Piena di notte è il giorno più lungo, dato che sono le ultime Idi prima del Solstizio. Quindi si celebra Giove, che è anche Diespiter (Padre del giorno) nel culmine della Sua maestà e potenza.

Il Flamen Dialis officiava quindi un rito pubblico a Giove Ottimo Massimo Invitto sul tempio Capitolino, in Campidoglio, al fine di garantire la permanenza dell'Ordine cosmico e della protezione di Nostro Padre celeste.


Ma le idi di giugno coincidevano anche con il culmine delle Vestalia iniziate alle Nonae del mese, celebrazioni molto importanti che, nella metà esatta dell'anno solare civile consistevano nella possibilità per le matrone romane a piedi scalzi di accedere al penus Vestae, la parte altrimenti inaccessibile durante il resto dell'anno del tempio di Vesta dove era custodito il Sacro Fuoco al fine di chiedere protezione per Roma e la propria familia. Con le Idi si giungeva al culmine delle Vestalia e da questo giorno il penus tornava ad essere chiuso e si avviavano lavori di lustrazione e purificazione del tempio. L'immondizia rituale, ovvero scarti del focolare veniva trasportata su carri coperti fuori dall'Urbe per non profanare Roma. Era un giorno sacro al fuoco eterno, alla continuità della civitas e alla protezione materna e silenziosa di Vesta. La riapertura e chiusura del penus era vista come una sorta di respiro sacro dell'Urbe.

Le Famiglie romane, che in quei giorni non cuocevano pane, poiché i forni erano considerati ritualmente impuri durante l’apertura del penus Vestae.


Cade inoltre sempre alle Idi di giugno il Natale delle Muse, nate appunto da Iuppiter (Zeus) e Mnemosyne.

Presso i celti inoltre la giornata era sacra a Taranis, Signore celeste del tuono e della ruota cosmica e a Belisama, Dea del Fuoco sacro.

Il che conferma Iunius come mese dell'equilibrio e dell'armonia cosmica.


Gianluca Vannucci

giovedì 29 maggio 2025

Orione, l'uomo cosmico realizzato

 

La Costellazione Di Orione: Dove Si Trova E La Cintura Di Orione | Coelum  Astronomia

Il 29 maggio nel calendario stellare mediterraneo, in particolare italico ed ellenico, inizia la levata eliaca della costellazione di Orione e continua fino circa il 12 giugno.

Le levate eliache erano molto importanti perchè segnavano momenti cruciali dell'anno per quanto riguarda l'agricoltura e altre attività umane. In particolare la levata eliaca di Orione testimoniava l'inizio della mietitura del grano e dell' estate.  

Il tramonto eliaco il 21 aprile (coincidente con le Palilia) segnava l'inizio del riposo dall' aratura.

Mentre la levata cosmica tra ottobre e novembre segnava l'inizio dei freddi e il momento per la semina coincidente con Samonios. Un vero e proprio marker stellare. 


IL MITO

Vi sono numerosi varianti del mito di Orione, terrò conto di quelle più autorevoli quali Apollodoro, Igino, Ovidio.

In questa versione un giorno Giove, Nettuno e Mercurio nei pressi di Tebe furono accolti da un contadino, Ireo, che li ospitò nella sua umile capanna. Ovviamente Gli Dèi erano anonimi e il contadino non conosceva la vera natura dei suoi ospiti.

Visto il senso di Pietas dell'uomo Iuppiter rivelatosi volle premiarlo, avrebbe esaudito un suo desiderio, qualsiasi.

Allora il pio Ireo chiese a Giove di poter avere un figlio senza sposarsi, giacché la moglie era da poco morta e le aveva promesso di non avere più altra donna.

Acconsentendo Giove gli ordinò di portare la pelle di un toro immolato nella quale insieme a Nettuno e Mercurio urinò, la piegarono e ordinarono al contadino di seppellirla e ritirarla dopo 9 mesi.

Passato il tempo vi trovò un bambino che chiamò Urion, da urina appunto.

In pochissimo tempo Urion divenne formidabile in bellezza e altezza (la sua testa arrivavav fino alle nubi) oltre che un abile cacciatore

Lonotò infatti Diana che lo prese come ministro del culto. Molte avventure straordinarie e fatti storici comì Orione, come presiedere alla fondazione di Messina.

A questo punto le versioni più note si dividono, una riporta che Orione si vantò di poter uccidere nella caccia ogni essere vivente e per questo venne ucciso da uno scorpione di Gea, oppure inviato da Apollo come punizione per essersi invaghito di Diana; un'altra versione che tentò di violentare Opide e Merope e per questo venne accecato da Enopione, re di Chio.

In seguito riacquisirà la vista viaggiando verso est grazie ai raggi del Sole.

Zeus poi lo trasforma in costellazione reintegrandolo al Cosmo.

Orione | Città metropolitana di Messina

ANALISI ESOTERICA

L'interpretazione esoterica del mito, designa Orione come una sorta di Adam Kadmon ellenico (oppure quest'ultimo è un Orione semitico). È una figura intermedia tra l'uomo e il divino (la sua statura gigantesca lo collega a cielo).

La nascita di Urion, dall'urina di Giove, Nettuno e Mercurio è un atto magico, è l'uomo nato coi suoi corpi: spirito (da Giove), anima (da Nettuno), mente (da Mercurio) e terra.

Orione poi è il cacciatore per eccellenza, disciplina gli istinti con la volontà, vince il molteplice (tutte le creature che voleva uccidere).

Orione però a causa di questo pecc di hybris, o nell'altra versione perde la vista a causa del suo desiderio carnale, la cecità è la notte dell'anima necessaria per l'iniziato, la nigredo.

Orione ritrova la vista viaggiando verso est ed esponendosi al Sole, simbolo dell'intelletto puro e del Logos

Nella versione in cui semplicemente muore per la puntura dello scorpione si vanta di poter dominare ogni bestia, orgoglio spirituale. Non ha ancora trasceso il senso di sè separato dal Tutto, pecca e viene punito da Gea, la materia attraverso lo scorpione, il segno zodiacale della morte e della trasformazione, verrà poi associato infatti a Giuda.

Alla fine Orione viene posto da Giove tra le stelle come consacrazione, è divenuto parte del Tutto ed è archetipo celeste, la sua cintura è bussola nei calendari agricoli, nei templi orientati.

Come Ercole apoteostizzato, Orfeo, Cristo, anche Orione trasfigura la sua carne in ordine cosmico.

È quindi l'iniziato che muore in sè per rinascere nel cosmo.


Gianluca Vannucci

domenica 11 maggio 2025

Il Rex Sacrorum

Prima della Res publica era il Rex ad occuparsi della religione pubblica, era il capo della religione romana a tutti gli effetti, compiva tutti i riti e tutti gli altri sacerdoti gli erano sottomessi.

Con la cacciata di Lucio Tarquinio, detto il superbo, e l'instaurazione della Repubblica da parte di Giunio Bruto il potere politico veniva affidato a due consoli ma in mancanza del Re serviva una figura che lo sostituisse per il potere religioso. 

Nacque così il Rex Sacrorum, che era de facto il sacerdote più importante della religione romana e rappresentazione vivente di Ianus, quasi come un flamine del Dio.

Come tutti i sacerdoti del Mos Maiorum doveva necessariamente essere sposato tramite il rito della confaerratio, se infatti un sacerdote perdeva moglie la sua carica decadeva in automatico.

I compiti quindi del Rex Sacrorum erano: riunire i comitia curiata, ad ogni Calenda compiere insieme alla moglie un sacrificio, compiere il rituale del Regifugium, compiere il rito degli Agonalia del 9 gennaio, in onore appunto a Giano.

La moglie del Rex Sacrorum era detta Regina Sacrorum e aveva anch'essa compiti perfettamente paritari, legati a riti del culto di Giunone.

Dimoravano nella Regia poi successivamente nella Domus publica, nella via sacra.

Siccome non dava accesso a magistrature era una carica poco ambita da arrivisti e dalla plebe, rimase quindi appannaggio dei patrizi fino alla soppressione del Mos Maiorum operata nel 391 da Teodosio. Al contrario del Pontificato Massimo, che acquisiva sempre maggior prestigio essendo una carica che coincise, a partire dal Principato, con l'imperatore.


Gianluca Vannucci

sabato 10 maggio 2025

Figli della terra e del cielo: il mito antropogonico di Iasion


Continuando nella genesi del mondo, dopo il mito delle Pleiadi affrontiamo quello di Iasione.

Figlio di Zeus e della pleiade Elettra Iasione fu fratello di Dardano, fondatore di Troia e quindi nostro avo. Iasione fu re di Samotracia e ne fondò i Misteri.

Dopodichè si unì misticamente in un campo arato 3 volte con Demetra infatti come ci tramanda l'Odissea: «E allor che venne, inanellata il crine,

Cerere a Giasïon tutta amorosa,
E nel maggese, che il pesante aratro
Tre volte aperto avea, se gli concesse,
Giove, cui l'opra non fu ignota, uccise
Giasïon con la folgore affocata.»


Dall'unione nacquero 2 gemelli: Pluto e Filomelo e un terzo figlio Corybas.

Zeus tuttavia geloso fulminò Iasione che salì in apoteosi al cielo.


Ora in chiave esoterica la morte per folgore di Iasione è sorte degli iniziati che oltrepassano la condizione umana (anche Atteone sbranato dopo aver visto Artemide nuda ne è un'esempio), Iasione ha compiuto una vera e propria connessione con La Dea quindi è conseguente.

Nel santuario di Samotracia poi era ricordato col Suo nome divino: Eetion.


I Suoi figli poi sono:

- Plouto (Πλοῦτος) : secondo Esiodo il maggiore, divenne successivamente Dio della ricchezza e il Suo nome significa proprio ricchezza, Pluto infatti era un agricoltore e diffuse tra gli uomini quest'arte, che è la datrice della maggiore abbondanza. Presente oltre che a Samotracia anche nei Misteri Eleusini;


- Filomelo (Φιλομηλος): inventore della pastorizia e della musica pastorale, simbolo del progresso agricolo e sociale. Considerato benefattore dell’umanità, fu onorato come civilizzatore, simile a Triptolemo ad Eleusi;


- Corybas (Κόρυβας): Il Coribante di Demetra appunto e capostipite dei Coribanti. Intermediario tra il mondo divino e quello umano, figura liminale e iniziatica. Legato ai culti misterici dell'Asia Minore e all'estasi rituale, egli incarna la potenza sacra che accompagna la fertilità con il frastuono e la danza.

Rappresenta anche l'elevazione dell'umanità, la via iniziatica e il potere misterico.


Sono quindi 3 fasi dello sviluppo primitivo umano.


Analizzandoli secondo una lettura orfico-platonica e poi romana quindi:

- Pluto è la manifestazione del Bene nel mondo sensibile attraverso l'abbondanza. In termini platonici, è una processione (πρόοδος) della sostanza divina immanente nella materia. La ricchezza, quindi, non è mero possesso, ma abbondanza conforme alla misura cosmica. 

Nel Mos Maiorum è assimilabile al Genius Frugifer o a Bonus Eventus. Il Suo culto è della schiera di Saturno-Kronos, come Ops. Pluto è anche un Logos Tellurico, come Triptolemo, portatore di semi sacri, la cui diffusione è legata all’iniziazione ai Misteri Eleusini.


- Filomelo incarna il principio armonicamente demiurgico del Logos minore, colui che ordina il caos del mondo pastorale e selvaggio attraverso l’arte (musica, allevamento). Nella teurgia, corrisponderebbe a un daimon operante nella sfera sublunare, benefico e civilizzatore, portatore di “ordine nella natura”. Il Suo culto è parte della schiera di Faunus e Silvanus, mediatori tra l'uomo e l'ambiente selvaggio della natura.


- Corybas è il daimon ctonio della potenza nascosta, il lato mistico e pericoloso della generazione. Come i Còrybanti, incarna l’energia che scende nel mondo per sciogliere e riplasmare.

È il simbolo dell’initium, della discesa nell’Ade dell’anima per rigenerarsi (katabasis). Nei Misteri, questa discesa è seguita dalla rinascita. Come Orfeo e Dioniso, Corybas danza e agita la terra: il suo furore è purificatore, capace di rompere i vincoli dell’illusione sensibile. Ha aspetti di Liber Pater ma anche di Mars e dei Luperci.


Dall'inno orfico al Coribante e da altri frammenti apprendiamo che Egli è stato ucciso dai Suoi due fratelli che potrebbero proprio essere Pluto e Filomelo, durante un rito di purificazione, poi coprirono la testa del cadnvere con un manto purpureo, lo incoronarono e seppellirono ai piedi del Monte Olimpo.

Questo atto è un'uccisione rituale di fondazione, presente anche in Roma, si ricordi il teschio trovato prima di erigere il Tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio il cui nome appunto viene da questo ritrovamento, caput olium.

Il Coribante poi, viene descritto infatti come rosso, sanguinante

la morte di Corybas consente il passaggio dal caos all’ordine, proprio come l' auto-sacrificio di un dio che permette il ristabilimento dell’armonia cosmica. Il sangue che scorre durante l'atto potrebbe simboleggiare il sacrificio del potenziale divino che si rinnova attraverso la morte e il sacrificio.


Se Pluto è il primo agricoltore, Filomelo il primo pastore Corybas è il primo sciamano dell'umanità, colui che inaugura il culto iniziatico.






Questo stesso mito antropogonico appare, anche se molto sbiadito anche nella Genesi

Abele e Caino sono molto simili a Pluto e Filomelo con la differenza, nel sistema semita non esiste il terzo fratello, Corybas è stato tagliato fuori, il primo sciamano e mediatore col divino, e direi che la dice lunga. Nel sistema Gentile Ellenico Pluto e Filomelo sono entrambi complementari e necessari: Pluto riceve l’abbondanza della Terra Madre. Filomelo la organizza, la dirige, la interpreta, nella Genesi Caino uccide Abele questo perchè forse è stato dato spazio al simbolismo storico effettivo: l'agricoltura è spesso in conflitto con la pastorizia e allevamento, la sedentarietà contro lo stile di vita nomade.

Nel mito ebraico, Caino uccide Abele.
Ma in una lettura misterica, questo atto non è una colpa soltanto: è il riflesso oscuro di un rito sacro non compiuto secondo l’Ordine.

Il fratricidio è il segno della scissione dell’unità cosmica: il Logos si è separato dalla Sophia. L’agire si è staccato dalla contemplazione.

Ma questo delitto non è la fine: Caino, segnato, diventa vagante — come gli iniziati che, dopo aver fallito la prima iniziazione, devono attraversare il deserto interiore. Abele non muore del tutto: il suo soffio (anima) scende nell’Ade, dove attende di essere riportato alla luce come Pluto che risorge nel raccolto. Caino è esiliato, ma fonda città: come Filomelo, trasmette le arti agli uomini, prepara la civiltà futura.


Gianluca Vannucci

giovedì 8 maggio 2025

La levata delle Pleiadi e la creazione del Cosmo

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L'8 maggio nel calendario agricolo stellare italico ed ellenico, quindi mediterraneo, era il periodo della levata eliaca (ovvero la prima apparizione all'alba) della costellazione delle Pleiadi.

Una data importante perché segnava l'inizio della stagione del raccolto infatti Esiodo (Le opere e i giorni, VIII sec. a.e.v.) scrive che quando le Pleiadi sorgono all’alba è tempo di mietere. Segnava inoltre anche il tempo della navigazione, che sarebbe durata fino alla tramontana eliaca delle stesse Pleiadi in novembre.

IL MITO

Ma chi sono le Pleiadi, oltre ad essere dal punto di vista materiale delle stelle?

Secondo il mito sono 7 Sorelle nate dal titano Atlas e dalla oceanina Pleione, dalLa quale infatti prendono il nome ma anche dal verbo greco plein (πλεῖν) navigare appunto perchè erano legate all'inizio del periodo propizio per la navigazione.

Le Sette Sorelle sono così distinte:

Maia – La maggiore e La più bella; madre di Ermes da Zeus;

Elettra – madre di Dardano, capostipite dei Troiani, da Zeus;

Taygete – madre di Lacedaemone da Zeus;

Alcione – associata a una tragica leggenda con il marito Ceice;

Celeno – madre di Lico e Nitteo da Poseidone;

Sterope (o Asterope) – madre di Enomao da Ares;

Merope – l’unica a sposare un mortale (Sisifo) e per questo la meno luminosa nel cielo.


Secondo il mito il cacciatore Orione si innamorò delle Pleiadi e le inseguì per sette anni. Per proteggerle, Zeus le trasformò in colombe e poi in stelle. Orione stesso fu trasformato in costellazione, posta nel cielo vicino a quella delle Pleiadi, come se le stesse ancora inseguendo.


Esotericamente poi le Pleiadi guidano i naviganti e sono legate al diluvio, connesso anche alla costellazione dell'Arca (Nave Argò), dove il loro sorgere segna l’inizio di una nuova epoca di rinascita.


Questo enorme Shiva Lingam (notare la forma della costellazione) stellare segna la parte più energetica e viva dell'anno e non a caso tramonta nel periodo più sacro a Kernunnos.


Quando Venere incontra le Pleiadi – MEDIA INAF

ANALISI


Ora la cosa che più salta alla mente per un Gentile romano è sicuramente la maggiore e più bella delle 7, Maia.

Questo perchè per noi italici Maia è una Dea importante, a Lei è appunto sacro il mese di Maius che da Essa prende il nome ed è genitrice di Mercurius, a cui sono sacre le Idi di Maius.


Ora, Maia altri non è che uno dei tanti nomi delLa Bona Dea e chi sarebbe la Buonissima Dea venerata dalle donne in Maggio, mese in cui la natura esplode al punto da divenire quasi asfissiante e anche le anime sono agitate?

Maia è la Natura stessa, la Prakrti per usare un termine del Sanathana Dharma.

È l'aspetto immanente del materiale, la natura del Suo velo (il velo di Maya appunto).

Prakrti, la causa originaria attraverso cui il Cosmo esiste, principio opposto al Purusa, spirito puro (l'uomo cosmico, Adam, Anthropos) Giove.

In quanto materia pura ma inconsapevole venendo santificata da Iuppiter genera il Mondo, e anche Mercurius, Il Messaggero fra i mondi e sintesi alchemica perfetta.


Appare chiaro quindi perchè nel mito sia Figlia insieme alle Sue sorelle, di Atlas, il titano che è posto a reggere il cielo, ossia la forza che tiene in piedi letteralmente tutto il Cosmo (venuto a crearsi proprio dall'unione di Maia e Iuppiter/Zeus) e di una oceanina, le oceanine e le Ninfe in generale sono Genii della materia, nei miti sono sempre simbolismi ad indicare la materia in generale.


Ecco quindi che i miti, ben lungi da essere sciocche favolette come diceva qualcuno nascondono esotericamente verità teologiche e spirituali, in modo da celarle agli ignoranti stimolando al contrario i sapienti che dato l'inverosimile racconto verranno spronati a cercare di comprendere.



Gianluca Vannucci





mercoledì 30 aprile 2025

Valpurga: la notte delle anime purganti


Notte di Valpurga


La notte tra il 30 aprile e il 1 maggio è la cosiddetta Notte di Valpurga, una notte di transizione, nella quale è più comune assistere a cortei di anime. Una notte esattamente speculare a quella di Samhain

Sostanzialmente è la notte precedente Beltane nel calendario solare.

Il nome viene dal fatto che la Chiesa sul finire dell'alto Medio Evo, dato che i popoli si ostinavano a seguire le tradizioni dei propri padri disse che in quella notte le streghe lanciavano malefici e che quindi era una notte pericolosa, fece quindi traslare le spoglie di una santa parente di Bonifacio che distrusse l'Irminsul, una badessa inglese trasferitasi in Germania tra il 710 e il 779 il 1 maggio.

Poichè questo corpo trasudava un liquido (vi lascio immaginare cosa fosse in realtà) dissero che era un miracolo e che quindi andava pregata la sera precedente il 1 maggio, che divenne la Notte di Valpurga, affinché proteggesse i cristiani dalle stregonerie.

Ma cosa si faceva (e fa) in questa notte? È una notte di veglia dove si accendono falò, si danza e si fanno rumori per scacciare presenze negative. Si appendono rametti benedetti nelle case e granai, si lasciano offerte di pane, burro e miele.

Tutto ciò è comune a molte feste gentili che si celebrano in questo periodo, a partire da la già nominata Beltane, il 1 maggio, in cui si accendono falò e in mezzo si passa col bestiame per purificarsi ma anche le notti di Lemuria, che cadevano a Roma in maggio (9, 11, 13) in cui per esorcizzare i lemuri, frammenti di anime che comunemente chiameremmo fantasmi, si sbattevano utensili in bronzo facendo rumore. Coincidenze che lasciano pensare ad un'antica celebrazione simile germanica.

Il nome poi Valpurga, al di là della santa ricorda "Valle del Purgatorio", Walburga, la "cittadella dei caduti" in quanto Wal come Valhalla e Burg come borgo, ma anche Val come Valhalla e Purga, Perchta una ipostasi di Frigga che fila appunto il destino delle anime.

Valpurga quindi è un nome appropriato per essere la notte, l'ultima prima di ottobre/novembre in cui si può assistere al Dianaticus, le anime in processione, non a caso maggio è il mese delle anime.


Gianluca Vannucci

sabato 1 febbraio 2025

Candelora, Februalia e il ciclo delle purificazioni

Candelora: il significato dell'accensione delle candele


Il 2 febbraio la Chiesa celebra la Candelora, una festa in cui vengono benedette le candele, simbolo di Cristo come "luce per illuminare le genti".

Perché infatti la celebrazione ricorda la ricorrenza della presentazione di Gesù al Tempio, ma questo assume centralità solo a partire dal Concilio Vaticano II, infatti prima era soprattutto la figura della Madonna a caratterizare la festa, era infatti la Sua purificazione, dopo 40 giorni, del parto.

Un'allusione troppo stretta alla paganità che non poteva coesistere coi nuovi dettami del Concilio tendenti alla giudaizzazione ulteriore del cattolicesimo. Fece infatti una ingloriosa fine "Santa Febronia" troppo esplicitamente una taroccatura di Februa, che venne spostata nel calendario ecclesiastico al 25 giugno e pressoché dimenticata da tutti.


Oggi la festa della Presentazione di Gesù al Tempio ...


Infatti una similitudine la possiamo trovare subito con una festa Gentile Romana, ovvero le Februalia, festeggiate presumibilmente intorno alle Calende di Februarius (e quindi così dagli attuali Gentili Romani). Sacre a Iuno Februa, veniva a Lei chiesta purificazione dai germi che durante l'inverno proliferano in noi e quindi di scatenare le febbri purificatrici che bruciano tali microbi. Iuno Februa viene a Sua volta identificata con Reithia, La Dea Venetica delle acque salutari e molto simile ad Hekate in quanto custode delle chiavi del cosmo. Februa inoltre come ci tramanda Martiano Capella "Purifica i neonati dal sangue e dalla placenta [C. D. VII, 3; Mart. Cap. II, 149] " altro punto in comune con la Madonna della Candelora.

Similmente alla festa romana presso i Celti si celebrava Imbolc, che segnava l'inizio della primavera e della stagione luminosa ed era quindi una festa sacra alLa Dea Brigit, Dea delle acque salutari e del fuoco, prontamente sostituita dai cristiani con Santa Brigida il 1 febbraio (Calende solari).

Alle Calende di Februarius poi veniva celebrato un particolare aspetto di Giunone, Iuno Sospita, ovvero "Salvatrice" raffigurata con una pelle di capra e una lancia intenta a combattere coi nemici visibilie invisibili, che portano in questo mese l'ultimo assalto all'ordine costituito prima di Martius e del definitivo inizio dell'anno sacro con la primavera.

Giunone Sospita armata | Mythologiae
Giunone Sospita

Abbiamo poi notizia dalla scrittrice romana Egeria nel suo "Peregrinatio Aetheriae" che anticamente la Candelora venisse celebrata il 14 febbraio e non il 2 febbraio. 

Probabilmente per sovrapporla alle Lupercalia, caratterizzate da grandi fiaccolate, ancora molto in voga a fine V secolo nonostante la cristianizzazione come ricorda sconsolato Papa Gelasio nel 494 e.v..

Tuttavia vorrei portare l'attenzione ad una Dea romana semi-sconosciuta:

nell'elenco pontificale degli indigitamenta romani troviamo una certa Candelifera, come intuiamo dal nome "Colei che porta la candela" e come ci tramanda il polemista cristiano Arnobio nel suo "adversus nationem" dall' intento blasfemo presso gli italici e romani "Al momento della nascita si accendeva una candela" [Adv. Nat. II,11].

Ora mi sembra che le similitudini con la candelora siano quasi sfacciate, questa Dea (molto probabilmente un indigitamente di Iuno) era portatrice dell'atto di accendere una candela al momento della nascita di una nuova vita, che appunto veniva alla luce.

Il 1 febbraio sempre alle Calende, oltre che sacro a Iuno Sospita, era il Natale di Ercole, e il mettere, da parte della chiesa prima la Candelora il 2 febbraio e (dal C.V.II in poi) la presentazione di Gesù al Tempio sembra una chiara sovrapposizione a questo ciclo, tanto più che il Cristo condivide con Ercole (Figlio di Dio Padre, Iuppiter) diverse funzioni non ultima quella di elevazione dell'umanità e il farsi carne, umano tra noi per provare le nostre fatiche e dolori.

Eracle bambino annienta i serpenti | Mythologiae
Ercole bambino annienta i serpenti

A mio avviso questo ciclo festivo era da intendersi anticamente in codesto modo:

Pridie Kalendae Februarius: Februalia e lustrazioni di Iuno Februa/Imbolc sacra a Belisama/Brigit presso i Celti;

Kalendae Februarius (1 febbraio solare): sacre a Iuno Sospita e Natale di Ercole

Dies Religiosus (2 febbraio): Candelifera e accensione delle candele. Ercole è nato e la luce si fa sempre più evidente, sebbene infatti siamo ancora in inverno le giornate si allungano a vista d'occhio.


Gianluca Vannucci




venerdì 12 luglio 2024

Santa Veronica: Il Velo di Maia


Il 12 luglio i cristiani commemorano Santa Veronica. Anche se da decenni non è più tanto in viga il suo culto fu dichiarata patrona di Francia e da invocare contro le emorragie.

Ma chi era questa Veronica?

Secondo i Vangeli e la tradizione è la “pia donna” che vedendo Gesù che trasportava la croce con passione deterse il suo volto con un panno di lino, panno sul quale sarebbe rimasta indelebile l’impronta del volto di Cristo, il cosiddetto appunto Velo della Veronica.

Il suo nome non compare nei vangeli canonici “aggiustati” dalla chiesa, si racconta infatti semplicemente un episodio di una anonima emorroissa che toccando il mantello di Gesù miracolosamente guarì.

 

Ma perché è così importante questa Veronica?

Perché era importante soprattutto nella teologia gnostica, il cui eco è rimasto solo vagamente nel cristianesimo ufficiale successivo (e ora totalmente scomparso).

Veronica innanzitutto viene dal greco Berenike, fere Nike, ovvero portatrice di Vittoria.

 

 

Il nome desta notevole assonanza con Prounikos, un epiteto di Sophia Achamoth, ovvero la Sofia immanente nel cosmo, non quella risalita nel Pleroma.

Nella teologia di Simone di Gitta è un nome di Ennoia, primo pensiero di Dio, che per Suo mezzo creò gli angeli e il mondo.

Ora, se la Sophia gnostica più alta è l’intelligenza celeste ed equivalente, come anche validato dagli stessi gnostici, a Minerva, quella bassa ovvero Achamoth Sophia è in qualche modo equivalente alla italica (ed ellenica, e indiana) Maia. Ovvero la Prakrti, la “Natura” letteralmente, la materia col Suo velo, appunto lo stesso di Veronica in cui è raffigurato il Cristo (la quintessenza, intelletto cosmico).

Come riporta lo studioso Pierre Santyves

“L’epiteto divino Prunice, applicato a Ennoia o a Sofia, significa generatrice.

Il pensiero che genera gli Eoni inferiori, e Origene conferma questa opinione “I Valentiniani (gnostici di scuola romana n.d.r.) parlano di una certa Prunice (Prounike) a cui danno il nome di Saggezza e pretendono che la donna del Vangelo che perdeva sangue da 12 anni, l’emorroissa, ne sia il simbolo”.

Questi gnostici consideravano infatti i dodici anni in cui la donna perse sangue e che fu guarita da Gesù, come simbolo dei 12 Eoni che da essa nacquero. Per essi il flusso di sangue rappresentava la forza generatrice di Sofia-Prunice che scorre verso il mondo inferiore, dove genera La Dodecade (Dodekatheon).”

 

Successivamente, in seguito alla guarigione Veronica avrebbe poi riprodotto fedelmente l’immagine del Cristo che sarebbe appunto stata chiamata Veraikon (vera icona), quindi Veronica divenne come nome sinonimo di Velo del Mondo, Volto del Cristo.

Secondo poi il menzognero Eusebio di Cesarea, che non è da prendere in considerazione per aver egli stesso ammesso di ricorrere alla menzogna e alla calunnia come tecnica, Veronica andata a Roma per guarire il Divo Tiberio da una peste, lasciò in eredita a papa Clemente la preziosa reliquia.

 

Quel che conta è che sotto il nome di Veronica, in quanto sua ipostasi  secondo lo gnosticismo (quello storico, vero) si nascondeva Maia generatrice dei 12 Dèi del cosmo,con tutto quel che ne comporta. In Normandia e Belgio veniva invocata dalle donne per malattie legate all’utero, in quanto divinità primeva e, appunto, matrice, generatrice.

 

Gianluca Vannucci 

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