Eugenio Flavio |
Della battaglia del Frigido, combattuta il 5 e 6 settembre del 394 (1147 A.U.C.) presso l'omonimo fiume che segna un confine di Hesperia-Italia si parla troppo poco anzi molto spesso mai.
Eppure fu fondamentale per il corso della storia, segna lo spartiacque decisivo degli eventi. Quando si scelse di abiurare definitivamente le proprie origini indoeuropee.
Di lì a poco Roma sarebbe capitolata sparendo dalla storia e sarebbe iniziato il mondo cupo e tenebroso che ben conosciamo e che tutt'ora ci attanaglia.
Le fazioni erano due: quella di Teodosio l'Empio, autore di editti persecutori (causa di questa guerra) i cosiddetti decreti teodosiani che sotto consiglio del vescovo Ambrogio trasformarono l'impero in una teocrazia dispotica, e le sue armate mercenarie (20mila foederati visigoti tra l'altro ampiamente disprezzati dagli stessi teodosiani come si evince dallo scrittore Orosio, allievo di Agostino d'Ippona, che li insulta più volte) con i generali il vandalo Stilicone e Timasio.
Dall'altro lato c'erano il Senato Romano, la fazione antica, decisa a non abiurare il Mos Maiorum capeggiata da Quinto Aurelio Simmaco, Virio Nicomaco Flaviano, e sostenuta dal neo-eletto imperatore d'Occidente Eugenio Flavio e dal generale franco Arbogast che avevano consentito il ripristino (nel biennio 392-394) dei riti pubblici Gentili e truppe ausiliarie romane ma anche foederati franchi e alemanni.
La battaglia iniziò il 5 settembre e questa fu una giornata prospera per la fazione "occidentale" inflissero infatti diverse perdite all'esercito di Teodosio .
A questo punto nell'agiografia di Orosio e altri scrittori ecclesiastici: Teodosio si prostrò a pregare e immediatamente delle truppe di Eugenio si schierarono con lui e l'indomani un "vento miracoloso".
Nel reale racconto storico di Zosimo ed Eunapio (di granlunga più verosimile e probabile anche secondo gli storici moderni e il sottoscritto ovviamente) al termine della giornata del 5 settembre Eugenio concesse riposo ai soldati che duramente avevano combattuto ma Teodosio ne approfittò e sferrò con tutte le forze un attacco massacrando tutti i soldati di Eugenio che stavano riposando.
Eugenio catturato, venne decapitato davanti a Teodosio, Arbogast e Nicomaco Flaviano preferirono darsi la morte per non cadere in mano nemiche.
Finì così per sempre il mondo romano che conosciamo. Una fitta coltre di tenebre cadette sul mondo, le persecuzioni si fecero sempre più dure, l'impero poco dopo a causa di queste scelte e delle successive fatte da eminenze grigie e veri e propri inetti sul soglio imperiale crollo su se stesso.
Gianluca Vannucci
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