508 a.e.v. - 245 A.U.C. nella cornice della guerra contro gli Etruschi dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, Porsenna e i suoi cavalieri stavano giungendo al Ponte Sublicio, passato il quale avrebbero riposto sul trono l'odiato re cacciato.
Tre Quiriti erano rimasti a difendere il Ponte: Orazio Coclite, Spurio Larcio e Tito Erminio tenevano a bada l'esercito nemico nell'attesa che si demolisse il ponte per impedire il passaggio.
Quando Coclite si accorse che mancava da abbattere un’ultima parte della struttura del Sublicio, ordinò ai suoi due solidali di ritirarsi e rimase solo a fronteggiare l’avanzata degli uomini di Porsenna.
Mentre il Ponte iniziò a crollare, L’uomo da un solo occhio affidò la sua sorte al Dio Tiberino affinché gli salvasse sia Roma sia la sua vita.
“…In quel preciso momento Coclite gridò: «O padre Tiberino, io ti prego solennemente, accogli benigno nella tua corrente questo soldato con le sue armi!» Detto questo, si tuffò nel Tevere armato di tutto punto e sotto una pioggia fittissima di frecce arrivò indenne a nuoto fino dai suoi compagni, protagonista di una impresa destinata ad avere presso i posteri più fama che credito. Lo Stato ricompensò il suo eroismo con una statua in pieno comizio e con la concessione di tutta la terra che fosse riuscito ad arare nello spazio di un giorno…”
Caduto, Livio ci tramanda che Orazio riuscì ad attraversare indenne il Fiume tornando nell'Urbe dove venne acclamato dal Popolo Romano quale Eroe. Gli venne dedicata una statua e donati viveri da parte di privati cittadini, ognuno secondo le proprie possibilità, nonostante la grave carestia.
Orazio Coclite è l'esempio della Virtus, della Disciplina, grazie al coraggio mostrato nel momento del bisogno ma anche della Pietas. Incarna al meglio tutte le Virtù del buon Romano. Ci sia sempre d'esempio.
Difesa del Ponte Sublicio, Charles Le Brun |
Gianluca Vannucci