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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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sabato 2 dicembre 2023

Ambrogio: l'eminenza grigia dietro il golpe che trasformò l'Impero Romano

Ambrogio è forse la personalità più importante della chiesa del IV secolo, secolo nel quale di fatto prese forma appoggiata prima dalla legalità di Costantino e successivamente da una rapida ascesa.

Venerato come santo e dottore della chiesa da tutte le chiese il giorno del 7 dicembre, fu anche scrittore, pensatore, vescovo di Milano ma soprattutto direi colui che diede il colpo di grazia definitivo al mondo antico e ci fece sprofondare nell’oscurità.


In questo articolo infatti mi dedicherò a sviscerare la storia e la biografia di Ambrogio, vera e propria eminenza grigia dietro i fatti che colpirono l’Impero sul finire del IV secolo e che influirono sulla storia mondiale, ovvero la fine del culto pubblico Gentile e i decreti teodosiani, insomma il golpe teocratico che trasformò l’Impero Romano da stato di diritto e faro di civiltà, emanazione del Logos sulla Terra in un’oscura teocrazia tirannica e senza diritti per chi non fosse stato cristiano niceano(cattolico).


Andando con ordine, Ambrogio innanzitutto nacque a Treviri, importante città della Gallia Belgica attualmente in Germania circa nel 340 da un’importante famiglia senatoriale romana appartenente alla gens Aurelia, il padre infatti era prefetto del pretorio.

La famiglia di Ambrogio tuttavia era già da generazioni convertita al cristianesimo pare.

Dopo una brillantissima carriera nell’amministrazione pubblica si cimentò nel placare i contrasti tra le correnti cristiane dell’epoca, ariana e cattolica/niceana fino a che per acclamazione popolare nel 374 divenne vescovo di Milano.

Inizialmente restio, infatti di teologia non sapeva assolutamente nulla e non era nemmeno battezzato fu presto convinto dai cattolici milanesi e venne battezzato proprio il 7 dicembre 374, giorno in cui divenne vescovo.



mosaico del giovane Ambrogio

Ottenuta la carica Ambrogio iniziò presto la sua opera di cristianizzazione della città che divenne in breve tempo la più cristiana d’Italia.

Ad un solo anno dalla sua nomina a vescovo infatti l’Imperatore Valentiniano morì e venne divinizzato. Assunse la porpora d’Occidente a soli 16 anni Graziano, suo figlio, che ebbe come precettore proprio Ambrogio. 

Due anni dopo anche l’imperatore d’oriente Valente morì nella disfatta di Adrianopoli e Graziano nominò suo collega orientale Teodosio nel 379.

Approfittando di una malattia di Teodosio Ambrogio loscamentente gli propose la guarigione in cambio del battesimo, il neo-imperatore profano accetta e da allora sarà anch’esso argilla nelle sue mani.


Fu in questo momento che Ambrogio ebbe la strada spianata, non essendoci più né Valentiniano né Valente. Pur essendo cristiani infatti l’uno era poco incline alla manipolazione ed emanò perfino un editto che vietava ai membri del clero di circuire fanciulle e vedove, come era prassi al fine di ottenere cospicue eredità a beneficio della chiesa, mentre Valente era ariano.

Probabilmente si insinuò nella mente di Ambrogio e anche delle altre élite ecclesiastiche dell’epoca il timore della perdita di privilegi, era del resto già successo con Giuliano che un imperatore togliesse alcune concessioni ai cristiani sebbene non li avesse perseguitati e come abbiamo detto anche altri imperatori come Valentiniano non erano totalmente in mano alla chiesa. Bisognava insomma ottenere il controllo dell’apparato statale imperiale, e Ambrogio da navigato amministratore pubblico sapeva come fare certamente.

Graziano infatti consigliato da Ambrogio dapprima rifiutò la carica di Pontefice Massimo, ovvero responsabile del culto pubblico, di ogni religione lecita statale quindi sia Gentile che cristiana ormai dal 313, rendendo il titolo vacante ed era la prima volta dato che da Augusto in poi gli imperatori tutti erano anche Pontefici Massimi, persino Costantino come ribadisco nell'articolo Costantino: un falso mito cristiano.

È proprio qui infatti la furbizia. Delegando l'imperatore questo compito la chiesa non doveva più sottostare ad un potere imperiale, non era più come ai tempi di Costantino, l’Imperatore che convocava concili ma eventualmente il massimo esponente della chiesa, il vescovo di Roma. Inoltre in assenza di un Pontefice Massimo che li tutelasse anche i culti pubblici gentili rimanevano scoperti di protezione.

L'imperatore inoltre non era più nel diritto giuridico-sacrale, garante della Pax deorum hominumque in qualità di Pontifex Maximus. Diveniva un mero regnante profano, cosa unica e prima volta nella storia. Si venne insomma a creare quella spaccatura, tutta cristiana e occidentale, tra lo spirituale e il profano. 

Anche Damaso, l’allora papa, collaborò con Ambrogio, e anche i patriarchi di Alessandria Pietro prima e successivamente Teofilo.

Nel 380 poi con Teodosio in oriente venne emanato su suggerimento di Ambrogio, Papa Damaso e Pietro d’Alessandria, tutti citati e ringraziati all' interno dell’Editto di Tessalonica che delinea come il cristianesimo niceano cattolico sia l’unica religione di Stato, sebbene ancora non venisse proclamata la totale teocrazia si procedette quindi a revocare i benefici e soprattutto i contributi statali ai sacerdozi gentili.

Con grande sforzo dei Senatori, che finanziarono di propria tasca la continuazione dei culti e delle attività dei templi, continuò fino all’arrivo dei decreti teodosiani il culto pubblico anche se non più patrocinato dallo Stato, insomma da qui inizia l’autorizzazione anche imperiale, dato che gli imperatori erano ormai due marionette, ai cristiani di prevalere rispetto ai culti pagani. 

Sempre nel 382 e istigato da Ambrogio, Graziano rimosse l’Altare della Vittoria dalla Curia Iulia, sede del Senato romano, scatenando la notissima battaglia tra il Senatore Quinto Aurelio Simmaco e Ambrogio. In questa battaglia Graziano fu continuamente sostenuto da Ambrogio che lo incitava a non cedere dinanzi ai nemici del dio di Abramo.

Contemporaneamente Damaso ideò in sostituzione del culto imperiale quello di san Cesario come trattato nell'articolo. 

Era in atto una delegittimazione da parte delle cariche statali, in mano alla chiesa, delle Tradizioni dei Padri, del Mos Maiorum grazie al quale Roma era divenuta grande.



Ma concentrandoci su Ambrogio e la sua cristianizzazione di Mediolanum e per non ritornare a discorsi già fatti più volte torniamo a vedere nel dettaglio cosa fece in concreto.

Studiando quelle che ritengo operazioni di natura magica eresse in modo sospetto delle basiliche ai 4 lati della città, come a creare un perimetro, un quadrilatero murario, una sorta di barriera goetica.

Le basiliche nel progetto di Ambrogio dovevano essere suddivise: una per i profeti, una agli apostoli; una ai martiri; una alle vergini.

Immediatamente nel 379, anno della nomina di Teodosio, iniziò la costruzione della Basilica martyrum (attuale basilica di sant’Ambrogio) a sud-ovest poco fuori dalla Porta Vercellina in un luogo sepolcrale, che venne da lui consacrata nel 386 e vi pose le reliquie dei martiri Gervasio e Protasio, ritrovati in uno scavo da Ambrogio stesso commissionato perchè “presagiva qualcosa”. Chissà come mai nessuno aveva mai sentito parlare di questi due martiri. I nomi furono pare “rivelati” ad Ambrogio da un presentimento e sia lui che papa Damaso (altro autore di versi sui martiri) scrissero dei versi che ne descrivevano il martirio, probabilmente inventato al momento, e ne elogiavano le qualità. Ma la riempì anche di salme di altri innumerevoli martiri.

Contemporaneamente la basilica prophetarum (basilica di San Dionigi, distrutta nel settecento per creare i Giardini di Porta venezia)perchè Ambrogio diede ordine fosse recuperata la sua salma e postavi all’interno nel 381.

Nel 382 fu la volta della basilica apostolorum (attuale San Nazaro) realizzata sempre fuori dalle mura e vi seppellì innumerevoli reliquie degli apostoli.

In ultimo la basilica virginum (attuale basilica di San Simpliciano).



3 basiliche rimaste: martyrum (sant'Ambrogio), apostolorum (Nazaro), virginum (san Simpliciano)



Fu poi autore di diversi inni liturgici e preghiere compiendo varie riforme, insomma de facto costruì quasi la chiesa dell’epoca come impostazione.

Al concilio di Aquileia del 381 fece dichiarare fuorilegge i cristianesimi che non si rifacevano all' ortodossia nicena/cattolica.

Si sentiva inoltre anche responsabile oltre che ecclesiastico temporale della città e delle sue basiliche, e forse dello stesso impero.

Nel 383 Graziano fu ucciso da Magno Massimo, ostile ad Ambrogio e gli ariani iniziarono a chiedere una basilica per il loro culto, allora il vescovo occupò la basilica destinata ad essi fino a che l’altra parte fu costretta a cedere.

Lo stesso ritrovamento dei presunti martiri Gervasio e Protasio fu determinante per la sconfitta degli ariani e per il marketing di Ambrogio come campione assoluto della fede, guadagnando il consenso dei cristiani di Milano.

Nel 386 poi converte Agostino d’Ippona arrivato a Milano su indicazione di Simmaco, da dissoluto manicheo quale era, che divenne suo fedele collaboratore  nella creazione del culto di martiri e nell’attacco frontale contro il paganesimo.


Nel 388 i cristiani di Callinico bruciarono la sinagoga locale. Teodosio condanna, in quanto imperatore, la comunità cristiana a pagare i danni agli ebrei.

Ambrogio, approfittando del percorso penitenziale iniziato da Teodosio col battesimo glielo vieta minacciandolo di interruzione delle funzioni e Teodosio è costretto a ritrattare.

Seppur fedele servitore del dio dell’antico testamento, che riteneva imprescindibile, infatti Ambrogio era quel che oggi non si lesinerebbe nel definire un violento antisemita. Proprio per l’occasione dell’episodio di Callinico e del rogo della sinagoga, protestando contro le decisioni dell’imperatore che richiese ai cristiani il pagamento dei danni, Ambrogio rispose a Teodosio con questa lettera: 

«Il luogo che ospita l'incredulità giudaica sarà ricostruito con le spoglie della Chiesa? Il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli?... Questa iscrizione porranno i giudei sul frontone della loro sinagoga: - Tempio dell'empietà ricostruito col bottino dei cristiani -... Il popolo giudeo introdurrà questa solennità fra i suoi giorni festivi...»


Citando dalla lettera di Ambrogio a Teodosio (Epistulae variae 40,11):


«Ma ti muove la ragione della disciplina. Che cosa dunque è più importante, l'idea di disciplina o il motivo della religione?»


Nell'epistola Ambrogio si attribuì la responsabilità dell'incendio, del quale forse fu pure il mandante effettivamente:


«Io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato.»


L'antisemitismo di Ambrogio è testimoniato da altri suoi scritti e commenti ai Vangeli, e quindi non circoscritto all'episodio dell'incendio della sinagoga di Callinico. Viene da domandarsi come mai di questi tempi, in cui si cercano personaggi scomodi del passato Ambrogio e altre personalità della chiesa vengano categoricamente esclusi dai processi di cancel culture e colpiti invece solo esponenti della cultura europea tradizionale. Ci si aspetterebbe insomma quantomeno una condanna pubblica del personaggio e non un'adorazione spudorata che secondo quei parametri è completamente incompatibile coi tempi odierni, ma non desiniamo oltre.


Nel 390 Teodosio ordina l’eccidio indiscriminato della popolazione di Tessalonica dopo una rivolta.

Qui Ambrogio, deciso sprezzantemente a dimostrare tutta la superiorità di fronte a Teodosio e di riflesso all’Impero e la sua autorità, gli impedisce di entrare in chiesa nella notte di Natale e lo costringe a inginocchiarsi dinanzi a lui pubblicamente.





Teodosio quindi riconosce la superiorità della chiesa sull’Impero e l’anno dopo, nel 391 emana i decreti teodosiani convinto definitivamente dal vescovo; in sostanza decreti attuativi dell’editto di Tessalonica che autorizzano, con tanto di indicazioni, l’eradicazione dei culti Gentili, la distruzione dei templi e la messa a morte dei praticanti degli stessi da parte di cristiani e autorità ecclesiali nonché il favore di quelle imperiali.

L’impero è definitivamente trasformato in una teocrazia, al pari dell’Afghanistan Talebano o dell’Arabia Saudita attuali. 

L’opera ordita dall’eminenza grigia è ormai compiuta.

In questa cornice ha luogo l’ultimo sussulto degli eroi gentili che, disconosciuto un imperatore ormai reietto e profano eleggono Eugenio Flavio che pur cristiano concede anzi patrocina il culto pubblico nella pars occidentalis nel 392.

Ambrogio fuggì per questo periodo tornando a Milano nel 394, quando purtroppo la fazione Gentile comandata dall’imperatore Eugenio e Arbogast fu sconfitta nella battaglia del Frigido dalle truppe teodosiane con un atto di tradimento. 

L’impero era ormai saldamente nelle mani di Teodosio, che pose i suoi giovanissimi figli come eredi e, ammalatosi di idropisia (una malattia che gli antichi pontefici ritenevano legata all’azione delle larvae) poco dopo la battaglia del Frigido, nel 395 morì, osannato da Ambrogio che ne celebrò un solenne funerale con rito cristiano (la prima volta per un imperatore) nel quale elogiò (nel suo scritto “in morte di Teodosio”) la sottomissione dell’imperatore a scapito dei suoi predecessori.

Poco dopo il vescovo, compiuta la sua opera lo seguì nel 397 facendosi tumulare nella basilica che prese il suo nome.


Queste son le vicende e la mente che portarono alla fine dell’Impero Romano dopo qualche decennio e con esso alla conclusione del mondo antico, un soffio mortale spirò su Roma e venne il Medioevo.

Abbiamo visto quindi come la conversione al cristianesimo e lo smantellamento del culto pubblico gentile non fu un evento naturale e graduale, ma fu conseguenza di un vero e proprio colpo di stato, ordito dalle più alte élites ecclesiastiche dell’epoca. 


Gianluca Vannucci

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