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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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sabato 9 dicembre 2023

Santa Lucia: presagio del Sole nascente


Santa Lucia è una delle sante più amate e venerate, festeggiata il 13 dicembre la sua agiografia ci racconta che fu una martire siracusana nata nel 283 e.v. di famiglia nobile e cristiana.

Promessa in sposa aveva però fatto voto di castità, il pretendente quindi la denunciò in quanto cristiana e venne quindi portata davanti al magistrato, ove si rifiutò di fare offerta pubblica, commettendo crimine e attentando allo Stato nonché al Divino.

Fu quindi accusata di ateismo e stregoneria secondo questa fantasiosa ricostruzione e uccisa, in alcune fonti ancor più prive di fondamento storico le vennero tolti gli occhi (evidentemente per giustificarne la devozione popolare).


Al di là dell'agiografia e del fatto che fosse esistita o meno una tale Lucia di Siracusa il culto di Santa Lucia si diffuse presto in tutta la Sicilia e nei secoli in Italia ed Europa.

La collocazione calendariale, il 13 dicembre fece si che per un caso dovuto al vecchio calendario giuliano nei secoli questa data combaciasse col Solstizio d'inverno e quindi divenne il giorno più corto dell'anno. L'etimologia fece il resto, Lucia infatti da Lux divenne la fanciulla che concedeva grazia, qualora adorata, per i problemi della vista, celebre è la formula popolare "Santa Lucia Vergine benigna, la vista e gli occhi ci mantenga".

Il suo culto andò quindi dapprima a coincidere con quello delLa Diva Angerona, nutrice del Sole rinato durante i nostri Divalia del 21 dicembre, e successivamente quando il calendario fu sistemato da Gregorio X, prefigurazione del Sole fanciullo. Andando anche a coincidere con Giunone Lucina o Diana Lucina, patrone delle partorienti che devono appunto dare alla luce una nuova vita, come Angerona ogni anno fa col Sole. In quanto priva di occhi infatti Lucia vede il Sole nascente dentro di sè.

Sempre la collocazione al 13 dicembre la fece coincidere con la data solare delle Idi di dicembre, sacre anche a Cerere/Demetra, Dea delle messi, come conferma la Tradizione siciliana legata alla santa.

Dal tramonto del 12 dicembre infatti in Sicilia e Calabria è rimasta di tradizione il consumo della cuccìa, pasto di grano bollito e vin cotto, derivato diretto dal kykeon greco da cui deriva la stessa parola. A Palermo vige l'astensione dai farinacei e fino a qualche generazione fa i più devoti facevano un digiuno per tutto il giorno. In molte zone della Sicilia si consumava in questo giorno esclusivamente la cuccìa. Questi sono chiari residui rituali della religione autoctona, legata a Demetra e Persefone, con modalità molto simili a quelle dello Ieiunium Cereris romano ma anche a quelle dei Misteri Eleusini, nei quali il kikeon era fondamentale. Ricordando che il culto di Cerere anche a Roma era riservato a sacerdotesse provenienti dalla Magna Grecia e che proprio il sud Italia è la patria del culto delLe Due Dee Damia e Auxesia. Persefone/Proserpina era rappresentata come l'odierna statua di Santa Lucia a Siracusa, ovvero con una spiga di grano in mano e una fiaccola nell'altra, ed era "Lucifera", cioè portatrice di Luce come Hekate . Essa infatti è il Sole nascosto dell' Anima Mundi, che scende fin nei recessi degli inferi per portare Luce proprio ovunque e "attivare" Il misericordioso Ricco Padre, affinché anche le anime dei defunti meritevoli possano essere salvate. Il grano e i suoi semi spesso sono simboli che indicano anche i defunti. 

La vicenda poi dell'amato sposo che non può vivere senza di lei ricorda da vicino il mito di Aretusa, legato all'isola di Ortigia, a Sua volta legata ad Artemide, che con l'epiteto di Lucina in Roma mentre Ilizia in Ellade e Magna Grecia, è patrona del parto, quindi del dare alla Luce.

Santa Lucia in processione, possiamo notare gli attributi demetriaci quali la spiga di grano intesa anche come torcia

Ma non è finita perchè le tradizioni legate alla santa nel nord Italia sembrano invece legate ad altre figure divine.

Se nel sud Italia Lucia sembra essere più legata a Cerere/Demetra infatti al nord lascia spazio a influenze celtiche.

Tuttora in Lombardia Lucia è attesa trepidamente la notte tra il 12 e 13 dicembre dai bambini, che le offrono dei biscotti e un po' d'acqua per l'asinello. Nel folklore infatti Lucia cavalca un asinello e lascia doni ai bambini, in modo molto simile a Babbo Natale ma guai a sorprenderla perchè è velata di bianco e non bisogna osservarla, pena cenere negli occhi.

Tutto ciò ricorda la Perchta, Befania, la figura celto-germanica ipostasi di Frea tipica del periodo solstiziale, il velo inoltre lascia intendere legami isiaci, come La Dea infatti la santa non vuole mostrarsi. Santa Lucia si configura quindi come un mistero inconoscibile, quello del solstizio d'inverno.

Lussi la luminosa

La santa poi è molto amata in Svezia (e torniamo all'identificazione con Frigga) dove è chiamata con evidente venerazione pagana Lussi La Luminosa e raffigurata con una corona di 12 candele rappresentanti le 12 notti ma anche i 12 mesi dell'anno che sta per nascere.

Anche qui come in lombardia i bambini preparano biscotti a spirale dall'evidente richiamo simpatico chiamati lussekatter a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.


Lussikatter, biscotti di Santa Lucia


Analizzando il culto popolare della santa e tutte queste tradizioni possiamo considerare Santa Lucia quale una ipostasi di varie Dee, al sud prevalentemente di Cerere/Demetra e Proserpina /Persefone mentre al nord e nei paesi Scandinavi della Perchta e di Frigga. In generale Santa Lucia coincide anche con Lucina, appellativo comune a Diana e Giunone quali patrone della vista e del parto.

 

Onoriamo quindi La Dea in ogni Sua forma, tralasciando in buona parte la macabra agiografia ecclesiale o vedendola come una fiaba creata come nuova mitologia per nasconderLa e concentrandoci sull'archetipo che si cela dietro la santa, che ricordiamo è un termine pagano latino sanctus, consacrato aGli Dèi.



Gianluca Vannucci



martedì 23 giugno 2020

Fors Fortuna

Il 24 Giugno, giorno dell'antico Solstizio d'estate, si celebravano in Roma e tutta Italia grandiose festività, soprattutto plebee.
Era principalmente dedicata a Fors Fortuna, un aspetto della Dea Fortuna.

LA DEA 

Fortuna è un'antichissima Dea italica, spesso raffigurata con una cornucopia e il timone.
Cicerone ci dice che nel Suo grande Tempio presso Preneste Ella era raffigurata nell'atto di allattare Iuppiter e Iuno bambini.
Sopra vi era un santuario precedente, più antico, dove vi era un oracolo e vi si praticava anche il culto di Giove Bambino.
Una sacerdotessa e un bambino estraevano rune da una scatola e a seconda delle stesse si potevano trarre vaticini e capire i mutamenti del Fato.


Statua romana di Fortuna



Fortuna Primigenia quindi, madre di Giove e sovrana dei mutamenti del Fatum; che se opportunamente adorata concede regalità oltre che la possibilità di dominare le correnti di questi mutamenti senza rimanerne schiacciati.
Moltissimi uomini importanti di Roma Le furono devoti, come il Divo Iulio oppure Servio Tullio, il quale si dice Le abbia dedicato ben 26 templi; e spesso era in coppia con le Divinità più importanti.
Presso i Latini come a Preneste con Iuppiter stesso, presso i Galli con Lugos; talvolta con Vulcano oppure con Vertumno, antichissimo Dio oracolare etrusco-latino, anch'Esso presiedente ai mutamenti del Fato.

LA FESTA

Così il 24 Giugno, Solstizio e seconda Porta dell'anno, si celebrava in onore della Dea una grande festa plebea.
Molto sentita nelle campagne si chiedeva a Fors Fortuna abbondanza agraria.
In questi giorni infatti nella nostra Penisola avviene la raccolta del grano, dono divino, un momento molto importante che richiedeva una grande festa dopo i grandi lavori agricoli.

La sera del 23 in particolare venivano accesi dei grandi falò, attornò ai quali si beveva e ballava tutta la notte indossando ghirlande di fiori e lasciandosi andare inebriati dalla musica e dal vino. Era tradizione anche, vicino al classico falò, dare fuoco ad una ruota su un palo e trarne auspici a seconda del punto in cui la ruota cadesse.
La ruota infatti entrò anche in epoca medievale nella simbologia di Fortuna e più che una sorta di roulette, come la intendono certuni nel significato odierno, rappresenta la ruota del Karman.




Nonostante infatti l'editto di Tessalonica del 380 e l'affermazione effettiva, ad opera di Teodosio, della dittatura cristiana dal 391 in poi, il culto di Fortuna è continuato ad essere notevolmente praticato a livello popolare e non solo.
La festività di Fors Fortuna e del Solstizio, molto sentito in tutta Europa, si è semplicemente traslata nella notte di San Giovanni (tra 23 e 24 giugno) che divenne la notte delle streghe.

Fortuna ha continuato ad essere venerata a livello popolare e dalle "streghe" (spesso semplicemente donne che proseguivano nella pratica del Mos Maiorum) e nel Suo tempio a Preneste fu costruita la reggia dei Colonna.
Per tutto il medioevo e oltre infatti si è continuata a celebrare la festa del Solstizio con grandi falò e danze soprattutto in campagna dove si raccoglievano in quei giorni erbe per fare liquori o infusi e noci per il liquore nocino.
La festa a livello profano, anche dopo la laicizzazione capitalista, è molto sentita e in numerose zone d'Italia tuttora si celebra la notte del Solstizio o di San Giovanni (Battista, maturo come il Sole al solstizio estivo).


miniatura rinascimentale di Fortuna


Gianluca Vannucci






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