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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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domenica 26 aprile 2020

Belotepnia: i Fuochi di Belenos

Entrando in maggio da aprile attraverso i Floralia abbiamo, il primo giorno del mese, la festa pan-celtica di Belotepnia, in lingua celtica antica, ovvero: i fuochi di Belenos, "lo Splendente".



Questa grande festa era caratterizzata dall'intento purificatorio del bestiame e dalla giocosità in modo molto simile agli italici Palilia e dei già menzionati Floralia, ed è posta a metà fra l'Equinozio primaverile e il Solstizio d'estate. Per i celti marcava l'inizio della stagione estiva.

Belenos, al contrario di quanto si possa pensare, non è un Dio lontano dalla nostra Nazione in quanto il Suo culto nacque preistoricamente proprio sulle Alpi e fu molto venerato in tutta la Gallia Cisalpina nonché patrono della città di Aquileia.
I Galli infatti sono un popolo nativo del nord della Penisola, basti pensare alla cultura di Golasecca in Lombardia (ma non solo) e ai rapporti di filtro e sfumatura con gli Italici in particolar modo gli Umbri oltre che i Liguri.
Venne successivamente identificato dai Romani con Apollo, un Apollo dall'aspetto maturo e Pantocratore, legato alla Croce Solare collocata nel nimbo dietro al Suo volto.
Egli infatti è la prima incarnazione, quella datrice di creazione e di vita, della "Trimurti gallica" costituita da Belenos-Lugos-Kernunnos.
Veniva adorato pressoché da tutte le popolazioni celtiche con numerose varianti del nome.





Legato alla festività è anche Apollo Grannos, l'Apollo gallico legato alla guarigione, alla purificazione e alle sorgenti termali calde. Uno dei Suoi appellativi è infatti Bormo/Bormanus ("il Ribollente") e la cittadina di Bormio, con le sue terme, era centro di un Suo importante culto.
Sua paredra era la Dea Tsirona, "la Stellare", raffigurata portatrice di serpente e con delle uova con un diadema stellare e paragonata dai Romani a Salus, la Dea della salute e anch'Essa aveva come appellativo Bormana e anche Damona, "la mucca" associabile alla Giovenca bianca, dalle cui mammelle scorrono le sorgenti, sacra ai celti.




Durante le feste della notte di Belotepnia le tribù di riunivano e venivano accesi due grandi falò, sotto tutela di Belenos, l'uno consacrato a Grannos a destra e l'altro a Sirona a sinistra. Il bestiame e le persone camminavano in mezzo ai due fuochi (alle volte vi saltavano anche sopra, proprio come i latini durante i Palilia) al fine di purificarsi e stornire i morbi.
Inoltre si danzava, si beveva e mangiava fino a tarda notte.

Le ceneri dei fuochi di Belenos erano ritenute estremamente purificatrici, conservate come medicamento e tutti attingevano dai fuochi inoltre per rinvigorire il Foco-Lare domestico mentre le porte di casa erano adornate di fiori.

I paragoni coi Floralia e i Palilia sono schiaccianti e Belotepnia era talmente sentita a livello popolare che continuò ad essere praticata anche dopo l'imposizione del cristianesimo.
Non solo infatti in Irlanda si è continuato, ad esempio, a celebrare Beltane fino ad oggi, ma anche in Italia abbiamo la sentita ricorrenza delle Calendimaggio (appunto le Calende di Maggio romane) in moltissime regioni e durante le quali le persone si adornano di viole e rose e si tengono feste popolari.

Gianluca Vannucci

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