Console per la seconda volta nei momenti tragici della prima guerra punica, Marco Attilio Regolo inflisse una dura sconfitta ai Cartaginesi, occupando Tunisi.
Volendo concludere in fretta la guerra senza aspettare il secondo console anche a causa degli alti costi che essa comportava, Regolo chiese la resa incondizionata di Cartagine sottovalutandone la forza, scioccati dallo smacco i punici riuscirono a sconfiggere le truppe di Regolo, che venne catturato.
Dopo qualche tempo i cartaginesi decisero di liberarlo affinché chiedesse la resa al Senato di Roma, giurò anche che sarebbe tornato comunque a farsi prigioniero.
Tuttavia il console, dopo il lungo soggiorno a Cartagine era consapevole delle disastrose condizioni economiche dei cartaginesi e della loro impossibilità di sostenere una guerra. Giunto in senato, invece di perorare la pace, esortò Roma ad attaccare il nemico e annientarlo una volta per tutte perché era debole e vulnerabile. Dopo ciò, nonostante la contrarietà del senato e la disperazione della famiglia, Attilio Regolo decise di mantenere la parola data e tornare a Cartagine, consapevole della sorte che lo attendeva: fu torturato nel peggiore dei modi, fu prima abbacinato e poi rinchiuso in una botte irta di chiodi e fatto rotolare da una scarpata
“finché riuscì a rafforzare il senato esitante
su una proposta inaudita, e in mezzo
agli amici piangenti partì
per il suo splendido esilio.
Sapeva bene cosa gli preparava
il carnefice barbaro, eppure
scostò dalla sua strada i congiunti
e il popolo che ritardava la sua partenza”
(Orazio Odi)
Al senato contrario alla sua partenza e alla famiglia in lacrime disse:“Ora sono uno schiavo di Cartagine, ma conservo ancora il senso del dovere di un Romano”
Regolo non prese mai in considerazione la possibilità di salvarsi la vita restando tra le sacre mura di Roma, poiché, facendo ciò, sarebbe venuto meno alla parola “data” ai Cartaginesi.Avrebbe, quindi, tradito uno dei capisaldi del mos Maiorum romano: La Fides. L’onore di un romano risiedeva nel rispetto dei patti che egli sottoscriveva e a quali doveva tener fede “senza se e senza ma”.
In questo Eroe possiamo, inoltre, riscontrare una devozione assoluta a tutti i principi delle usanze dei Padri.
Egli, infatti, mantenendo fede al suo concordato con i Puni, onorò gli Dei di Roma e la Patria (Pietas), magnificò il suo senso di appartenenza alla Stirpe di Venere e Marte (Maiestas), dimostrò il suo coraggio come uomo e come soldato (Virtus), e diede prova del suo contegno, della sua onorabilità, della sua dignità e della sua autorità (Gravitas).
Regolo fa ritorno a Cartagine, di Andries Cornelis Lens, 1791 |
Gianluca Vannucci