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Bassorilievo con navi romane in tempesta |
Le Sirene erano molto adorate in Italia, in particolare al sud nell'area della Magna Grecia.
Strabone ci dice che i marinai della Campania, del Bruzio (odierna Calabria) e della Sicilia le veneravano.
Già Omero infatti le colloca presso lo Stretto di Messina, presentate come cantatrici che ammaliano i marinai e grazie solo al consiglio della Dea Kirke Odisseo riuscirà a superarne le insidie.
Anche nelle Argonautiche di Apollonio Rodio vengono descritte come "simili a fanciulle nel corpo e in parte uccelli" che vengono vinte dalla capacità di Orfeo nella lira, in quanto forse il Teologo ha saputo scorgere, oltre l'armonia della loro musica, la Veritas.
Nate dal corno di Achlae quando Hercules glielo ruppe, solitamente sono tre: le più note Partenope, Leucosia e Ligea nella letteratura ma Hyginus ne nomina 4, altri autori riportano altri nomi in greco.
Amiche di Kore chiesero a Demeter di essere trasformate in metà uccelli per poterLa cercare meglio, secondo la Tradizione riportata da Ovidio.
Esse infatti sono molto legate agli Inferi, dei quali presiedono le Porte.
Il Loro canto è capace di consolare le anime dei defunti e far loro dimenticare le sofferenze della vita precedente, accompagnarle e far loro meglio accettare il soggiorno nel Regno di Dis Pater.
È per questo che il Loro è un culto essenzialmente funerario, come testimoniano grandi quantità di statuette votive trovate nei cimiteri e nelle tombe.
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Statua funeraria di Sirena, Myrina, I secolo a.e.v. |
Nella Teologia, Socrate osserva che le Seirenes partecipano al desiderio delle anime di permanere negli Inferi, il ché è una Virtù.
Secondo Plutarco Esse sono Guida delle anime nell'aldilà, suonano una musica il cui incantesimo ha il potere di portare l'oblio dei ricordi mortali alle anime, avvicinandole al Cielo. Gli echi della musica delle Sirene, sulla Terra, porta ai mortali i ricordi delle vite passate.
Anche Giamblico ci dice che il canto delle Sirene nei cieli è l'armonia delle sfere e ne riferisce l'importanza delle stesse per la Scuola Pitagorica degli acusmatici, per la quale Esse fanno parte della Tetrade che armonizza il mondo.
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Sirena di Canosa IV sec. aev - Museo archeologico nazionale di Madrid |
LE ARPIE
Pressoché uguali alle Seirenes (Esiodo le definisce "dai dolci capelli") sono le Harpyiai, letteralmente "rapitrici".
Esse rappresentano le tempeste in particolar modo marine, alle quali si attribuiva la scomparsa dei naviganti, e sono tre:
Aello (burrasca); Ocipete (rapida); Celèno (nera).
La Tradizione le colloca nel Giardino delle Hesperidi, e nelle isole Strofadi dello Ionio sul nostro mondo.
Anch'Esse legate al culto funerario, probabilmente in origine erano le stesse Sirene in aspetto più tetro in quanto rapivano le anime degli empi per portarle al Tartaro o dalle Erinni.
Valerio Flacco le definisce "Ministre del Tonante" e guardiane dell'Aldilà.
Profetizzarono anche a Enea il Suo arrivo in Italia e le conseguenze di ciò.
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Bassorilievo greco raffigurante un'Arpia |
TEMPESTATES ROMANE
Le Sirene/Arpie furono anche venerate dai navigatori in quanto il Loro canto poteva placare i Venti, dei quali spesso erano compagne.
Nella Religione Romana erano venerate come Tempestates insieme ai Venti che erano collegati al culto di Neptunus.
I marinai avevano personali preghiere e nenie per invocare le Tempestates affinché placassero i Venti.
Nel 259 a.e.v. il console Lucio Cornelio Scipione, di ritorno dalla battaglia di conquista della Corsica, scampò a una tempesta marina e alle Kalendae di Iunius dedicò un Tempio alle Tempestates nei pressi della Tomba degli Scipioni.
Coloro che venivano sorpresi da una burrasca marina si rivolgevano alle Tempeste chiedendo di aver salva la vita e dopo essersi salvati andavano a ringraziarLe al Templum Tempestatis, appendevano le loro tavole dove erano raffigurati i beni perduti nel naufragio come ex-voto.
Ogni 1 giugno al Tempio veniva immolata una pecora nera.
Del Tempio rimane qualche muro e arco a volta e qualche camera, inglobati in una villa nel 1500, chiamata appunto Villa Appia delle Sirene che ancora oggi ha fama di esaudire curiosamente desideri se formulati al contrario.
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Facciata di Villa Appia delle Sirene, Roma |
La pratica di scolpire le polene sulle prue delle navi moderne, a protezione delle stesse, è un eco dell'adorazione delle Sirene da parte dei marinai del Mediterraneo.
Un'altra pratica tradizionale che si ripropone nel corso delle epoche.
Infatti sia i greci, che gli egizi, che i fenici, che i romani e addirittura i vichinghi erano soliti scolpire sulla prua della nave una Sirena (oppure in altri casi un draco, un Lare) al fine apotropaico di voler scacciare le insidie del mare e ossequiare le Divinità.
Gianluca Vannucci