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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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venerdì 12 luglio 2024

Santa Veronica: Il Velo di Maia


Il 12 luglio i cristiani commemorano Santa Veronica. Anche se da decenni non è più tanto in viga il suo culto fu dichiarata patrona di Francia e da invocare contro le emorragie.

Ma chi era questa Veronica?

Secondo i Vangeli e la tradizione è la “pia donna” che vedendo Gesù che trasportava la croce con passione deterse il suo volto con un panno di lino, panno sul quale sarebbe rimasta indelebile l’impronta del volto di Cristo, il cosiddetto appunto Velo della Veronica.

Il suo nome non compare nei vangeli canonici “aggiustati” dalla chiesa, si racconta infatti semplicemente un episodio di una anonima emorroissa che toccando il mantello di Gesù miracolosamente guarì.

 

Ma perché è così importante questa Veronica?

Perché era importante soprattutto nella teologia gnostica, il cui eco è rimasto solo vagamente nel cristianesimo ufficiale successivo (e ora totalmente scomparso).

Veronica innanzitutto viene dal greco Berenike, fere Nike, ovvero portatrice di Vittoria.

 

 

Il nome desta notevole assonanza con Prounikos, un epiteto di Sophia Achamoth, ovvero la Sofia immanente nel cosmo, non quella risalita nel Pleroma.

Nella teologia di Simone di Gitta è un nome di Ennoia, primo pensiero di Dio, che per Suo mezzo creò gli angeli e il mondo.

Ora, se la Sophia gnostica più alta è l’intelligenza celeste ed equivalente, come anche validato dagli stessi gnostici, a Minerva, quella bassa ovvero Achamoth Sophia è in qualche modo equivalente alla italica (ed ellenica, e indiana) Maia. Ovvero la Prakrti, la “Natura” letteralmente, la materia col Suo velo, appunto lo stesso di Veronica in cui è raffigurato il Cristo (la quintessenza, intelletto cosmico).

Come riporta lo studioso Pierre Santyves

“L’epiteto divino Prunice, applicato a Ennoia o a Sofia, significa generatrice.

Il pensiero che genera gli Eoni inferiori, e Origene conferma questa opinione “I Valentiniani (gnostici di scuola romana n.d.r.) parlano di una certa Prunice (Prounike) a cui danno il nome di Saggezza e pretendono che la donna del Vangelo che perdeva sangue da 12 anni, l’emorroissa, ne sia il simbolo”.

Questi gnostici consideravano infatti i dodici anni in cui la donna perse sangue e che fu guarita da Gesù, come simbolo dei 12 Eoni che da essa nacquero. Per essi il flusso di sangue rappresentava la forza generatrice di Sofia-Prunice che scorre verso il mondo inferiore, dove genera La Dodecade (Dodekatheon).”

 

Successivamente, in seguito alla guarigione Veronica avrebbe poi riprodotto fedelmente l’immagine del Cristo che sarebbe appunto stata chiamata Veraikon (vera icona), quindi Veronica divenne come nome sinonimo di Velo del Mondo, Volto del Cristo.

Secondo poi il menzognero Eusebio di Cesarea, che non è da prendere in considerazione per aver egli stesso ammesso di ricorrere alla menzogna e alla calunnia come tecnica, Veronica andata a Roma per guarire il Divo Tiberio da una peste, lasciò in eredita a papa Clemente la preziosa reliquia.

 

Quel che conta è che sotto il nome di Veronica, in quanto sua ipostasi  secondo lo gnosticismo (quello storico, vero) si nascondeva Maia generatrice dei 12 Dèi del cosmo,con tutto quel che ne comporta. In Normandia e Belgio veniva invocata dalle donne per malattie legate all’utero, in quanto divinità primeva e, appunto, matrice, generatrice.

 

Gianluca Vannucci 

domenica 2 luglio 2023

Cesario, il santo creato per sostituire il culto imperiale


Secondo l'agiografia tale Cesario, appartenente alla gens Iulia, la stessa di Giulio Cesare appunto, si convertì già nel I secolo e.v. e si recò ad evangelizzare Roma durante il regno del Principe e Divo Traiano.

A Terracina, pare si stesse per svolgere un sacrificio umano in onore di Apollo per la festa del 1 gennaio (calunnia veramente assurda, dai dati e dal buon senso dei nostri Padri non risulta sia mai stato praticato nulla di simile, a differenza dei resoconti biblici che confermano altro in popolazioni mediorientali, inoltre non esiste nessuna "festa di Apollo" il 1 gennaio).

Il nostro intrepido eroe allora indignato iniziò a fare un sermone, di cui abbiamo addirittura le parole esatte:

"Sventura allo Stato e ai principi che si rallegrano delle sofferenze e si pascono di sangue! Perché dovete perdere le vostre anime per le vostre imposture ed essere sedotti dagli artifici del demonio?", e avendo protestato contro questa folle tradizione presso il  sacerdote Firminio, venne arrestato con l'accusa di lesa maestà e condotto dal Consularis Campaniae di nome Leonzio, che gli ordinò di sacrificare ad Apollo.


Allora per magia il Tempio di Apollo sarebbe crollato uccidendo Firminio, Suo sacerdote.

Trascorso un anno di dura prigionia, Cesario fu condotto nel Foro Emiliano della città, dove il console Leonzio si sarebbe improvvisamente convertito e sarebbe morto dopo aver ricevuto i sacramenti da un presbitero di nome Giuliano. Cesario e Giuliano poi, sempre secondo questo racconto, sarebbero stati gettati in mare e annegati.

L'agiografia continua con favole e miracoli, conversioni spontanee di gente anche secoli dopo e compimenti di profezie di Cesario. 

Il racconto è un cumulo di sciocchezze e inesattezze per vari ragioni:

come già detto per prima cosa è storicamente impossibile un sacrificio umano ad Apollo, non abbiamo mai menzione di ciò e sacrifici umani a Roma non vennero mai praticati se non in situazioni di estrema crisi e in tempi lontanissimi;

in secundis non abbiamo notizie di una festa dedicata ad Apollo il 1 gennaio nel nostro calendario;

la menzione poi di alcune cariche nel racconto quali ad esempio il Consolare della Campania, questa carica è della metà del II sec. d.C. certo un po' di confusione è normale... dato che questa passione fu scritta diversi secoli dopo il presunto martirio! 

Sorsero oltre alle passio diversi componimenti leggendari sul santo, in uno di questi scritto nell'VIII secolo guarì perfino con le sue spoglie a Terracina la figlia dell'imperatore Valentiniano I, Galla posseduta dal demonio e lo stesso in punto di morte iniziò il suo culto a Roma chiedendo a Damaso di trasportare le spoglie di Cesario sul Palatino.

La distruzione poi del tempio di Apollo è stata datata al V secolo, quando sopra vi venne eretta la basilica dedicata a Cesario.


Ora esponiamo ed analizziamo i fatti: il culto di Cesario si diffonde a fine IV secolo per opera di Damaso.

Chi fu Damaso? Papa dal 366 al 384 fu una delle eminenze grigie del golpe teocratico in epoca teodosiana (insieme agli amici e colleghi Ambrogio vescovo di Milano, Pietro e Teofilo patriarchi d'Alessandria).

Questo papa, che per ottenere il soglio fece scatenare insieme a Ursino suo contendente vere e proprie rivolte nell'Urbe fu accusato dalla società pagana romana nonché dagli stessi cristiani della città di vivere nel lusso, di avere una condotta immorale e alla corte imperiale soprattutto di gravi crimini fra i quali l'adulterio.

Accuse dalle quali ovviamente fu scagionato nel 378 prima dall'imperatore Graziano, in sostanza una marionetta nelle mani di Damaso, poi da 200 vescovi che scomunicarono gli accusatori del papa.

Nel 366 appena assurto al soglio papale diede i primi segnali, dopo la rivolta per prendere potere, di intemperanza, che fu però prontamente sedata dall'allora imperatore: Valentiniano, che promulgò un editto indirizzato proprio a Damaso (che fu costretto a ratificare) che vietava agli ecclesiastici e monaci di perseguire vedove e orfani affinché facessero testamento alla Chiesa (alcune successive accuse a Damaso erano proprio gli adescamenti, anche se era abituale all'epoca da parte degli ecclesiastici al fine di convertire più possibile e farsi lasciare in eredità ingenti somme).

papa Damaso


Durante il suo periodo furono "ritrovati" e scoperti diversi martiri uccisi nei secoli precedenti dalle presunte persecuzioni sia da Damaso che dal vescovo Ambrogio, prolifici scrittori di omelie, agiografie, inni e sermoni dedicati ad essi.  A questo periodo risalgono le notizie dei martiri e santi più antichi, curiosamente ritrovati a decine ogni giorno ovunque principalmente dai due vescovi.

Nel 375 venne a mancare l'Imperatore Valentiniano, Damaso iniziò immediatamente in accordo coi sopracitati colleghi, le manovre di golpe, nessuno doveva più permettersi di sfidare l'autonomia della chiesa o peggio di togliere privilegi o magari non condannare eretici come era accaduto con Giuliano e, in misura minore anche con Valentiniano e Valente, troppo fumantini e poco inclini al controllo ecclesiale. Eletto imperatore Graziano fu subito accondiscendente nonché zelante con le richieste dei vescovi.

L'accusa mossa in passato ai cristiani era di essere anarchici, terroristi contro lo Stato in quanto non fedeli all'Imperatore e non voler far culto al Suo Genio e dato che anche dopo l'editto costantiniano di Milano e la piena legalità del cristianesimo essi comunque non offrivano all'Imperatore, papa Damaso intuì perfettamente quale doveva essere il ruolo della Chiesa nel collegamento e nell’inserimento tra il potere papale e quello imperiale: per poter attuare questo progetto, egli doveva prendere possesso del luogo più importante che deteneva il potere politico a Roma, il Palatino. 

Dopo la morte di Valentiniano, tra l'anno 375 e il 379, le spoglie di un tale martire Cesario furono traslate da Terracina a Roma, per volere di Damaso intro Romanum Palatium, in optimo loco, imperiali cubicolo, ossia nella Domus Augustana sul colle Palatino, affinché l’imperatore avesse un santo tutelare di nome Caesarius. San Cesario, quindi, sostituì il culto dei Divi Cesari.

All'interno di questo palazzo imperiale venne eretto un oratorio in onore del martire chiamato San Cesareo in Palatio. Esso fu il primo luogo di culto cristiano, regolarmente ed ufficialmente costituito sul Palatino: fu il segno palese della cristianizzazione del palazzo imperiale in quanto sostituì il larario domestico degli imperatori ed ebbe carattere di cappella palatina.


Probabilmente sempre in quell'occasione Graziano rifiutò il titolo, che era insito nella carica imperiale, di Pontifex Maximus, carica che quindi cessò di esistere, come cessò di esistere anche la legittimità giuridico-sacrale della carica di Imperatore, e negò i contributi statali al Culto Pubblico Romano.

Avendo fatto eleggere in oriente Teodosio proseguirono poi, sotto vigile guida di Ambrogio, Damaso e altri vescovi e patriarchi, nella promulgazione dell'Editto di Tessalonica nel 380. Graziano diede poi sempre ragione ad Ambrogio nella disputa relativa all'Altare della Vittoria in Senato, rimosso nel 382.


Secondo alcuni studiosi l'alleanza fra Damaso e Ambrogio fu ferrea contro le istituzioni senatoriali romane e tradizionali. Infatti a Terracina il fratello di Quinto Aurelio Simmaco all'epoca del dibattito con Ambrogio sull'Altare della Vittoria, era Avianio Vindiciano, che fu consularis Campaniae fra il 370 e il 378, del quale due iscrizioni rinvenute a Terracina ci riferiscono che adornò la città di statue e che restaurò le terme distrutte da un incendio. 

Papa Damaso, colpendo indirettamente Quinto Aurelio Simmaco, avrebbe fatto traslare il corpo di Cesario da Terracina a Roma affinché l'imperatore avesse avuto un santo tutelare di nome Caesarius. Le spoglie furono traslate a Roma insieme con quelle del presunto compagno di martirio Giuliano: ottenendo il nome “Julius Caesar”; in questo periodo nel Palatino infatti poteva entrare solo chi deteneva l'appellativo di Cesare.

Il giorno poi della sua celebrazione venne fissato dal papa il 21 aprile, giorno del Natale di Roma, al fine di contrastare la festività principale dell'identità romana e il culto imperiale. Cesario divenne così dall'epoca teodosiana il patrono unico degli imperatori profani.


il macabro reliquiario


In epoca papale poi divenne il santo simbolo del potere del papa e la festa spostata al 1 novembre, in quanto caduto l'impero e vietata la celebrazione del Natale di Roma dal papa, doveva divenire il santo tutelare degli imperatori franchi da Carlo Magno in poi, probabilmente per depotenziare la festività di Samonios avendo "finito il lavoro" con il Dies Natalis Romae.

In epoca moderna perse gradualmente importanza, nonostante il tentativo di restauratio della Chiesa operata da Giovanni Paolo II, devoto a questo martire.

D'Annunzio avendo visto il prezioso reliquiario del suo braccio scrisse che era di granlunga più prezioso esso con le sue gemme piuttosto che i resti del martire "Cose in esilio, profane, non pregate, non adorate più".


Gianluca Vannucci



mercoledì 28 giugno 2023

San Vito, il Dio primordiale nascosto

Il 15 giugno è il giorno di San Vito, patrono di Serbia e molto venerato nei paesi slavi in genere nonché in Sicilia e altre zone d'Italia.




Questo santo, nella leggenda agiografica un giovane martirizzato dall'Imperatore Diocleziano, altri non sarebbe che la maschera del culto di Svetovit, "vista del mondo", divinità preminente panslava.

Dalle funzioni simili al romano Giano, Svetovit come descritto dal Suo culto in Arkona ma diffuso anche negli altri paesi slavi, veniva raffigurato con 4 teste e come attributi un arco e un corno che veniva utilizzato, versando del vino per vaticinare la pace o la guerra.

Al Dio veniva associato il cavallo bianco, che Sviatovit cavalcava durante le battaglie.

Divinità di primissimo piano nel pantheon slavo, detiene funzioni simili a Giano, in quanto è detentore del tempo di pace e di guerra, le 4 teste simboleggiano l'Essere nelle 4 direzioni spaziali ma anche le 4 stagioni e le 4 porte.

Veniva così descritto: 

"Aspetto dell'idolo di Svantovit e pratica dei riti:


La statua era quadrifronte, simile, presso alcuni, alla vecchia figura di Giano, affinché gli abitanti fruissero della sua immagine da ogni lato del tempio. Con la destra teneva il corno, con la sinistra l'arco; vicini erano sospesi la spada, le briglie, la sella, e appresso stava in una stalla un candido cavallo consacrato al simulacro [...]

A lungo questa superstizione e il culto di tale statua rimase in voga anche presso i Čechové, finché san Václav, allora kníže di Čechy, ottenute da Cesare Ottone le reliquie di San Vito, abbattuto l'idolo profano, mostrò ai Čechové il santo uomo da venerare. Ma non riuscì a togliere dalla mente dei Čechové neppure il ricordo di Svantevit: dal momento che anche ora i Boemi non hanno nulla di più solenne del saluto che avviene nel nome di Vito; infatti, ricevuto un ospite o un amico o un parente venuto da lontano, ripetono «Vitejte, Vitejte!», 'benvenuto, benvenuto!', rallegrandosi così per l'ospitalità, quasi concessa da Svantovit."


Ioannes Dubravius, Storia del Regno di Boemia, 1552 d.C.


Dopo la distruzione del Santuario di Arkona nel 1168 e la forzata cristianizzazione il patrono locale del popolo Rani e poi di tutti gli slavi divenne San Vito (giacché in latino Svetovit diventa Suantouitus) ma, come riferisce Helmod autore di "cronaca degli slavi a XII secolo inoltrato (1167) appena andati via i missionari:


"si rallegrarono solo del nome di San Vito, al quale dedicarono addirittura un tempio e una statua dal culto molto significativo e attribuirono soprattutto a Lui il primato degli Dèi. Gli chiedono risposte profetiche su tutte le province degli slavi e pagano annualmente un tributo sacrificale. Neppure i mercanti che casualmente giungono in quei luoghi possono vendere o comprare qualcosa se prima non fanno al Dio un'offerta di qualche oggetto prezioso delle loro mercanzie e solo allora possono mettere le loro merci a disposizione del pubblico al mercato. Onorano il loro sommo sacerdote non meno di quanto farebbero con un re. E così, dal momento in cui hanno rinunciato alla loro prima fede, questa superstizione persevera tra i Rani fino al presente." E ancora "Tra le molteplici divinità degli Slavi, la più illustre è Zuantevith, Dio della terra dei Rugii, ritenuto il più efficace nei responsi. Al Suo confronto, [gli Slavi] guardano agli altri Dèi come fossero dei semidei."


Il Dio Svetovit, Suantouitus in latino


In Sicilia invece il culto di San Vito, molto legato ai cani e alla guarigione dal famoso ballo di San Vito, alle sorgenti sarebbe invece legato al Dio locale tutelare siciliano: Adrano, il cui tempio era custodito da mille cani, di bellezza e dimensioni superiori ai molossi. I cani erano in grado di accogliere i visitatori del tempio, accompagnandoli a casa se ubriachi e sbranarli se ladri, infatti al Dio era sacro tale animale.

In una delle tante invocazioni siciliane al santo: 

"san Vito di Monreale

siamo parenti, cugini carnali

mi dovete prestare i vostri cani

buone notizie mi dovete dare" 


Gianluca Vannucci

Sant'Apollonia, la fata dei denti

 Il 9 febbraio si festeggia Sant'Apollonia, invocata nella cultura popolare contro i mal di denti con varie formule.

Si riteneva infatti che le carie fossero causate da un verme parassita che consumava dall'interno i denti.


La santa, raffigurata con una tenaglia per estirpare denti, è archetipo della cosiddetta fatina dei denti e si riteneva perfino si muovesse su un carro fatto di denti. I bambini nascondevano il dente da latte caduto e ricevevano doni e monete il giorno successivo al risveglio, come in una qualsiasi offerta rituale, con tanto di preghiera:

"Santa Apollonia

con due gloria

i denti ti conserverà

fino al mondo di là"




Partendo dal nome, letteralmente "di Apollo" Apollonia oltre a evidenti legami col mese luminoso di febbraio (e purificatorio quindi anche da mali tra i quali quelli dei denti) e la luce che aumenta sempre di più ha anche a mio avviso notevoli legami coi Dii Minuti romani, cito ad esempio Aescolanus e Argentinus, portatori di monetine rispettivamente di rame e d'argento nelle case a chi li invocasse. Dii Minuti che tranquillamente possono essere confluiti in folletti successivamente nel folklore.


Tornando ad Apollonia vi sono diversi incantamenti pronunciati per guarire dal mal di denti o dalla carie, e in uno di questi in cui è chiamata "Apollina" è secondo la tradizione popolare il Cristo solare ad averglielo concesso. 

In questo racconto Apollonia (chiamata Apollina con una delle molte varianti del suo nome) incontra Cristo che le chiede cos'abbia e, alla sua risposta che ha mal di denti, le rivela le parole da pronunciare per guarire,Il segno + indica un segno di croce da farsi sulla parte malata mentre le parole si pronunciano soffiandovi sopra - e ricordiamo che il segno di croce era magico già prima del cristianesimo, rifacendosi ad una simbologia solare e quindi volta al positivo. Il verme cui ci si riferisce è quello che si credeva fosse la causa delle carie ed altre affezioni dentarie, un demone che similmente al batterio appunto scava gallerie in bocca e che può essere estratto con vari stratagemmi.

"Apollina +

sulla mia parola

o male devia +

se è goccia di sangue seccherà +

se è verme morrà"



La radice del nomen, l'affinità con la luce e il suo ambito preposto, sebbene specifico alla cura dentale, alla guarigione, fanno si che Sant'Apollonia non sia altro che un Daemon della schiera apollinea.


Gianluca Vannucci

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