Si apriva, in Roma antica e nei Suoi territori il 24 novembre, la stagione delle nebbie: Brumalia.
Un periodo che costituiva un mese esatto andando a concludersi nel periodo del Solstizio d'inverno, quando le tenebre erano definitivamente sconfitte e, di lì a poco, la luce sarebbe tornata con sempre maggior vigore.
Era quindi un periodo di attesa, soprattutto agreste con poca luce e ben poco lavoro, era infatti il periodo dell'anno sotto tutela di Quirino e quindi dedicato ad attività meno agresti e bellicose. Si era appena concluso il periodo delle semine e si prendevano auspici per l'inverno che si appresta ad iniziare.
I contadini sacrificavano il maiale a Saturnus e Ceres, capre a Bacchus mentre magistrati portavano le primizie di viti, olivi, grano e miele ai sacerdoti di Ceres.
Il periodo era infatti dedicato a queste tre Divinità in particolar modo, anche in attesa dei Saturnalia in dicembre. Saturno, Dio italico della semina e dell'agricoltura custodisce i semi, Cerere li porta a maturazione in biondo grano (e quindi il pane) e Bacco consente all'uva e al mosto di tramutarsi in vino, che inebria di gioia e allevia le fatiche dell'uomo.
Nelle campagne si bruciavano foglie e rami secchi autunnali con abbondanti libagioni offerte ai tre Dèi sopracitati e c'era l'usanza di scambiarsi l'augurio "Vives Annos!" traducibile come "lunga vita" secondo Giovanni Lido, che cita questa stagione nel suo De Mensibus.
Il periodo di Brumalia venne così celebrato apertamente fino al VI secolo e.v., quando furono severamente vietate dall'imperatore d'oriente Giustiniano. Un provvedimento in linea con altri suoi della stessa risma: dalla chiusura dell'Accademia di Platone in Atene, alla guerra spietata contro il Regno d'Italia.
Nonostante tutto, alcune cerimonie rimasero in vita a lungo nelle campagne, si ha infatti testimonianza di questi festeggiamenti patrocinati dall'imperatore d'oriente Costantino V (718-775 e.v.) chiamato spregiativamente "Copronimo" e ridotto ad anticristo dagli storici clericali suoi contemporanei, come Teofane.
Molto probabilmente nei secoli questo periodo è stato assorbito nell'avvento cristiano, della stessa durata più o meno e caricato della stessa tensione dovuta all'attesa per il Natale oltre che avente presenza centrale pane e vino.
Gianluca Vannucci