Per 3 giorni d'agosto, il 13, 14 e 15 ovvero nel periodo delle Idi lunarmente, si tenevano presso il Lago di Nemi delle antichissime celebrazioni dedicate a Diana e Virbio, eco delle quali le troviamo tutt'ora nell'odierno Ferragosto.
Detta anche Festa delle Torce era conosciuta Nemoralia poiché originariamente, anche se già in prima età repubblicana si diffusero in tutto il territorio romano, erano celebrate ad Ariccia presso il Santuario di Diana Nemorense nel Suo bosco sacro e precisamente presso lo speculum Dianae .
Nella zona la massima autorità era il Rex Nemorensis, una carica antichissima.
Questo Re era sostanzialmente un sacerdote dedito al culto di Diana Aricina che nel bosco aveva una quercia a Lei sacra di cui era vietato staccare rami.
La sua carica era potenzialmente a vita ma doveva sempre difenderla poiché in realtà chiunque poteva sfidarlo. Infatti poteva divenire Re di Nemi solo colui che riusciva a vincere in battaglia ed uccidere l'attuale sacerdote in carica in un duello rituale. Rimanendo in carica a sua volta finché non fosse stato spodestato da un pretendente, solitamente un fuggiasco o uno schiavo, con più vigore di lui.
Questa carica, nonostante già in età regia il culto di Diana fu traslato anche a Roma quando Servio Tullio ne fece costruire un tempio nel laureto sull'Aventino, rimase popolare fino tarda età, sicuramente fino ai decreti teodosiani.
Infatti Svetonio ci tramanda che l'imperatore Caligola, molto devoto a Diana, avesse deciso di inviare uno schiavo che spodestasse il Re di Nemi dell'epoca, ritenuto ormai da troppo tempo in carica e quindi di scarso vigore.
La carica come già detto è arcaica e deve la sua particolarità dal fatto che il sacerdote di Diana rappresenta il vigore della natura, che deve sempre rinnovarsi.
Le origine remote infatti vengono fatte risalire a Virbio, un arcaico Rex Nemorensis semi-divino, che in epoca romana aveva anche un flamine virbinalis. Virbius fu poi identificato con Ippolito figlio di Teseo che aveva un culto diffuso in Grecia.
La storia di Ippolito
La vita di Ippolito è raccontata da un corpus letterario notevole, che può essere riassunto nell'opera di Euripide, ma anche in quelle di successivi autori come Pausania e Ovidio.
Ippolito, figlio di Teseo, orgoglioso della propria verginità scelse di consacrare la propria vita dedicandosi esclusivamente al culto di Artemide e alla caccia.
Ma la sua matrigna Fedra si invaghì di lui e, dopo il rifiuto del ragazzo sdegnato, si suicidò lasciando scritto che Ippolito l'avesse violentata.
Teseo maledisse Ippolito e lo fece esiliare ma mentre stava andandosene un toro fece imbazzarrire i cavalli del suo carro che lo trascinarono facendolo sbattere contro le rocce.
Artemide addolorata disse allora la verità a Teseo ed impietosita fece resuscitare Ippolito da Asclepio portandolo ad Ariccia dove divenne Virbio, "nato due volte" il primo Rex Nemorensis, dove ebbe illuminate discussioni con La Camena Egeria.
Per questo motivo è vietato entrare a cavallo nel bosco di Nemi.
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"Morte di Ippolito" Rubens - 1611 |
Virbius
Virbio è quindi il primo Re di Nemi, simbolo del rinnovamento ciclico della natura, della vita e della morte continua.
Le erme raffigurate bifronti con un lato imberbe e uno maturo, simile a Giano che somiglia molto a Ippolito-Virbio infatti sono ricorrenti nella zona di Nemi. Esse rappresentano anche una sorta di morte iniziatica, presupposto per una rinascita, il passaggio da una condizione ad un'altra.
Vir-bis, l'uomo doppio. Il significato recondito è questo, che d'altronde quando racconta la sua storia ad Egeria dice alla ninfa "Diana mi aggiunse l'età".
Il Suo culto non doveva essere minore e praticato anzi anche a Roma dato che era presente un flamine virbialis, che probabilmente officiava parte dei Nemoralia in qualità di sacerdote di Virbio.
Inoltre la strada che saliva da Bovillae ad Ariccia era detta clivus Virbi, nota per i mendicanti che chiedevano elemosina ai pellegrini che si recavano al tempio.
Virbio, descritto come un uomo anziano e circondato da foglie di quercia, aveva un'icona di culto che non poteva essere toccata nemmeno dai raggi solari.
I Nemoralia
"Nella valle Arriciana, c'è un lago circondato da foreste ombrose, ritenute sacre da una religione fin da tempi antichi...
Su un lungo recinto siepe appesi pezzi di fili tessuti, e iscrizioni assieme aggraziatamente posti qual doni alla Dea.
Spesso una donna le cui preghiere sono state ascoltate da Diana, con una corona di fiori a coprire il capo, cammina da Roma portando una torcia accesa.. Lì un ruscello fluisce gorgogliando dal suo letto roccioso..." (Ovidio)
La celebrazione era suddivisa in tre giorni, triplice come Diana Nemorense, durante i quali la caccia era sospesa e gli schiavi ricevevano mance dai padroni.
Partendo da Roma portando delle torce, Nemoralia infatti erano anche conosciute come festa delle torce, ci si recava in processione coronati di fiori presso il bosco di Nemi, a piedi dato che era vietato entrare a cavallo.
Qui presso la fonte sacra ad Egeria ci si purificava, le donne lasciavano ex-voto chiedendo a Diana Lucina una gravidanza e tutti appendevano nastri ai rami.
La fiaccolata proseguiva fin nel folto del bosco, fino allo speculum Dianae, dove alle Idi lunari, coincidenti col 15 agosto si specchiava la Luna in plenilunio nel lago illuminato da torce.
Si chiedeva la grazia alla Dea e si offrivano corone di fiori.
"È la stagione in cui la parte più cocente dei cieli sovrasta la terra e prende possesso del suolo, e Sirio, della costellazione del Cane Maggiore, scosì spesso colpito dal sole di Hyperio, brucia i campi ansimanti. È questo il giorno in cui il boschetto di Ariccia, grato ai re fuggitivi, diventa di fumo, e il lago, sapendo della colpa di Ippolito, brilla del riflesso di una moltitudine di torce; Diana stessa agghinda di ghirlande i cani da caccia che lo meritano e ripulisce la punta delle frecce e lance, e concede, agli animali selvatici, di stare al sicuro, e tutti gli Italiani dal focolare virtuoso celebrano le Idi Hecateane." (Stazio Silvae 3.I.52-60)
Il Divo Augusto stabilì poi le feariae augusti, il cui nome perdura ancora oggi nell'ordierno Ferragosto che la chiesa ha posto proprio come Assunzione della Madonna per sovrapporre la festa Gentile e poi laica.
Anche il 13, che doveva a questo punto essere il giorno dei Nemoralia dedicato ad Ippolito, la chiesa festeggia Sant'Ippolito, anch'esso curiosamente fatto a pezzi da dei cavalli.
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Sant'Ippolito - Dieric Bouts - 1464, Bruges, Cattedrale di San Salvatore |
Gianluca Vannucci