Il 25 novembre la chiesa festeggia come santa e megalomartire Caterina d’Alessandria.
Santa che fu molto importante ed ebbe diffusissimo culto soprattutto nel Medio Evo e nel Rinascimento.
Fu in seguito tolta dall’elenco dei martiri e santi da festeggiare con la riforma del 1969 perchè non ci sono prove storiche della sua esistenza, infatti le sue agiografie sono tutte molto tarde, la più antica è una passio greca del Vi-VII secolo, poi un’altra dopo l’anno 1000 e la Leggenda Aurea del XIII secolo di Jacopo da Varazze, che sappiamo scrisse su commissione della chiesa diverse favole agiografiche inattendibili.
Ma a mio parere fu rimossa anche per un altro motivo che scopriremo più avanti, ora vediamo chi fu questa presunta Caterina d’Alessandria secondo l’agiografia.
Nel 305 un non specificato imperatore romano tenne ad Alessandria dei festeggiamenti, Caterina una bella e colta egiziana si presentò nel bel mezzo di alcuni riti e al contrario di altri cristiani, si rifiutò categoricamente di sacrificare per la solita solfa di ogni agiografia, chiese quindi all’imperatore di riconoscere Cristo come redentore, argomentando con profonde tesi filosofiche il tutto.
Colpito dalla sua bellezza l’imperatore convocò dei retori e filosofi al fine di ribattere a Caterina e convincerla ad onorare Gli Dèi, l’imperatore le chiese inoltre la mano.
Ma indovinate un po’? ovviamente fu Caterina, con le sue argomentazioni, a convertire tutti i filosofi e retori.
Allora l’imperatore così a caso la condannò a morte col supplizio della ruota dentata, ma dal cielo un fulmine spaccò a metà la ruota e l’imperatore la fece decapitare. Dal collo zampillò latte invece di sangue.
Ora appare ovvio che tutto ciò sia un delirio puro e semplice ma a voi non ricorda proprio niente questa storia?
Una bellissima egiziana studiosa, scienziata e filosofa invidiata e apprezzata anche da chi era della religione opposta.
Un tiranno che non riesce a piegarla e quindi deve farla uccidere.
Ma si, sembra un po’ troppo simile alla vicenda di Ipazia, quella però accaduta veramente.
La filosofa era molto influente ad Alessandria nel 415 quando il vescovo e patriarca Cirillo, stufo della sua superiorità culturale nonchè dell’appoggio del prefetto Oreste, inviò un’orda di parabolani, monaci integralisti che letteralmente la presero alle spalle e la fecero a pezzi tramite cocci con violenze indicibili. Insomma martirizzata per usare un termine tanto caro ai cristiani.
È possibile che la notorietà e il mito di Ipazia, che doveva avere molti sostenitori sul finire dell’impero (quello bizantino in Egitto durò fino al VII secolo, data guarda caso della prima passio di Caterina) fosse scomoda alla chiesa e che bisognasse trovare un nuovo modello di virtù cristiano, magari spostando il culto eroico di Ipazia su una santa.
Questa santa molto venerata (solo in Italia è patrona di circa 30 comuni) sembra spuntata dal nulla nel corso della storia, non sarebbe del resto il primo caso ma questo è emblematico, perchè sembra una sorta di transfert psicologico da parte dei cristiani, che si macchiarono di quell’orrendo crimine e crearono una figura ex novo per onorare Ipazia, una “santa” pagana, senza generare scandalo e soprattutto, da parte del clero, senza generare odio nei loro confronti per l’accaduto ma anzi dirigendo quest’odio contro gli imperatori e i Romani in generale
È noto infatti che Ipazia diede molto filo da torcere a Cirillo, fanatico e corrotto patriarca d’Alessandria fatto santo e dottore della chiesa per l’invenzione del culto della Madonna quale Madre di Dio (quando prima lo era solo di Cristo, e i prelati che si opposero vennero scomunicati in quanto eretici e detti nestoriani da Nestorio, vescovo che si oppose a Cirillo) nel concilio di Efeso del 431, la città ovviamente non fu scelta a caso ma per depredare il culto di Diana Efesina, che de facto è la Madonna (La Signora, infatti semplicemente vuole dire questo).
E non sono io a dirlo ma già studiosi come la storica Silvia Ronchey e Anna Jameson notarono queste strane similitudini tra le due figure.
Ovviamente però la giustizia storica come ben sappiamo è pura utopia in quest’epoca, nonostante infatti fu tolta Caterina d’Alessandria dal martirologio fu di nuovo reintrodotta negli anni 2000 da Giovanni Paolo II nell’ambito della sua restauratio della chiesa cattolica, ormai in evidente declino, senza minimamente accennare agli studi fatti o a Ipazia. Del resto dopo i fatti appurati è rimasto Cirillo come santissimo e dottore della chiesa…. Insieme a tanti altri criminali.
Ma fermiamoci qui, dato che abbiamo parlato abbondantemente del mascheramento operato da parte della chiesa sulle vicende e la venerazione di Ipazia.
Passiamo invece ad analizzare il culto e significato di Caterina.
Guarda caso è patrona degli studiosi.
Nei proverbi del culto popolare italiano viene sempre affiancata all’inno benda dell’inverno, e del resto la sua celebrazione cade il 25 novembre.
È considerata una porta annuale dell’inverno insomma.
A Ravenna si regalano alle bambine dei biscotti a forma di bambola, chiamati Caterine, mentre ai bambini un biscotto a forma di gallo, molto “gianico”.
Questo, se immaginata come paredea gianica la paragona ad una ipostasi dianica.
In epoca romana (ma anche bizantina fino appunto al VII secolo che ritorna centrale nella figura di Caterina) si festeggiavano il 24 novembre i Brumalia, dei quali ho parlato nel mio articolo. L’inizio insomma del mese delle nebbie, della bruma, che precedeva i Saturnali e il Natale. Venivano offerte libagioni a Saturno, Cere e Bacco.
La figura di Caterina è associata anche alla mezzaluna calante in quanto in alcune filastrocche popolari è chiamata come vecchia o strega in modo molto simile alla Befana.
La ruota di santa Caterina spezzata (proprio come il quarto di Luna) a metà potrebbe rappresentare proprio l’anno, ormai finito o comunque il tempo sospeso prima del Solstizio, vero inizio astronomico del nuovo anno o anche fino all' Epifania, mezzaluna crescente (se calcoliamo il 6 come None antiche di gennaio) che chiude il periodo solstiziale.
Sembra simile in alcuni proverbi, oltre alle accumunanze con Diana, alla Cailleach celtica, Dea dell'inverno che, secondo alcuni studi etimologici sarebbe stata diffusa non solo in Irlanda come culto, ma anche presso i Celti continentali, ad esempio la regione della Galizia prenderebbe nome da questa Signora dell'inverno e i suoi abitanti i Kallakoi in greco (Callaeci in latino) sarebbe stato loro dato proprio dai mercati greci e significherebbe "adoratori di Cailleach".
Emblematica a questo proposito una filastrocca del nord Italia che fa così "Caterina trich e trach
ha ucciso quaranta vacche e ne ha mangiata solo una Caterina della mezza Luna".
Questo accostamento alla mezzaluna e soprattutto alle vacche ricorda da vicino una leggenda scozzese secondo la quale una sera la Dea, stanca per aver fatto pascolare le sue mucche per le valli tutto il giorno, si addormentò esausta e si dimenticò di chiudere il pozzo di cui era guardiana.
L'acqua sgorgò potente e fece affogare gli abitanti del villaggio e tutto il bestiame fino a fermarsi in una cavità nella terra, formando così il lago LochAwe.
In questo caso le vacche che hanno una numerazione precisa nella filastrocca di Caterina potrebbero simboleggiare i giorni invernali fino all'Epifania mentre nel caso del racconto di Cailleach le mucche, simbolo di fertilità, morte rappresentano l'inverno, presieduto dalLa Dea.
Le similitudini sono schiacianti, il fatto poi che sia collegata al quarto di Luna, all'inverno, alla filatura (in altre filastrocche) conferma Santa Caterina d'Alessandria come ipostasi o quantomeno equivalente oltre che a Cailleach alla Perchta/Holda.
Gianluca Vannucci