La notizia della prima celebrazione dei Floralia in Roma risale al 241 a.e.v. quando, dopo una consultazione dei Libri Sibillini in seguito ad una carestia, si dedicò il tempio di Flora in Aventino.
Erano festività licenziose e giocose, Flora infatti è la Dea del fiorire della natura e in una sorta di simpatia le persone erano portate a lasciarsi andare a maggior lascivia, allo scherzo, al bere vino.
I fiori adornavano i templi, le donne si vestivano di colori sgargianti e gli uomini portavano ghirlande floreali per celebrare il ritorno della Dea e lo sbocciare della natura.
Si tenevano diversi spettacoli teatrali al termine dei quali ci si spostava al Circo Massimo a dare la caccia a capre e lepri, animali erbivori.
La descrizione poi delle mimae che si denudano riporta al legame simpatico, metafisico tra la fertilità vegetale e la sessualità, l'una stimolando di conseguenza l'altra.
Flora è Divinità dei fiori, del fiorire della natura, della primavera ma questa sfera è legata a moltissimi ambiti umani come ci ricorda Ovidio:
“Ma credi forse che il mio regno sia fatto solo di ghirlande di teneri fiori? Il mio divino potere interessa anche le campagne. Se sarà fiorito il frumento, l’aia sarà ricca; se sarà fiorita la vite, ci sarà il vino; se sarà fiorito l’olivo, quella sarà un’annata brillante. I frutti sono il risultato della stagione dei fiori. Se i fiori vengono meno, non ci saranno né vecce né fave e le tue lenticchie, Nilo che scorri in un paese lontano, moriranno. Anche il vino fiorisce, quando è riposto con attenzione nelle grandi cantine e nel tino la colmatura si copre di schiuma. Anche il miele è un mio dono: le api che forniscono il miele sono io ad attirarle verso le viole, i citisi e il bianco timo”
(Ovidio, Fasti V 260)
Flora - Pompei - I secolo e.v. |
Era infatti una Dea molto importante e adorata in tutta Italia, le cui origini sono antichissime.
Il culto di Flora a Roma fu introdotto da Tito Tazio attraverso la costruzione del primo altare alla Dea, presso i sabini era molto adorata e durante il regno di Numa fu istituito il Flamine Floreale per curare il culto pubblico alla Dea. Anche gli Arvali offrivano a Flora.
Troviamo il Suo culto anche presso i sanniti, tramite l'iscrizione sulla Tavola di Agnone "Fluusai Kerriai" tradotto "Flora di Cerere" .
Flora infatti non è altro che la Figlia, la Kore, che torna in superficie dopo il soggiorno invernale negli Inferi.
Dopo Venus quindi, che porta all'attrazione e alla riproduzione, dopo Keres e la germinazione delle piante viene Flora, l'accoppiamento riuscito, il bocciolo schiuso e il compimento esplosivo della natura materiale, di Maia.
Gianluca Vannucci