Dopo aver indagato sull'origine di uno dei 4 patroni antichi di Rimini in questo articolo, qui parleremo della più antica e misteriosa patrona della città, ovvero Santa Colomba di Sens. Essa infatti risulta come la prima e più antica protettrice cristiana di Ariminum, sebbene le fonti siano piuttosto tarde, come al solito.
La leggenda agiografica
Iniziamo quindi analizzando l'agiografia di questa santa:
Eporita, nobile sedicenne originaria di Cordova in Hispania Romana, abbandonò la famiglia, si recò in Gallia precisamente ad Agendicum (Sens) dove convertitasi venne battezzata e assunse come nuovo nome Colomba per via della sua innocenza.
Il 25 dicembre venne arrestata e condotta davanti all'Imperatore Aureliano in persona che, a quanto pare, non aveva niente di meglio da fare secondo la storia di convincere Colomba a mettersi con Lui e ad abiurare il cristianesimo.
Irritato poi dal rifiuto della giovane la rinchiuse in cella dove un malintenzionato cercò di abusare di lei ma un'orsa corse subito in suo aiuto mettendo in fuga l'uomo.
Poco dopo Aureliano, sempre secondo l'agiografia, dette l'ordine di metterla al rogo ma un acquazzone salvò la futura santa. L'Imperatore allora avrebbe dato ordine di decapitarla, cosa che avvenne nei pressi di una fontana detta di Azon.
Il tutto mentre il Divo Aureliano era impegnato, in quel periodo storico (e questo certamente) nelle guerre in Gallia.
Colomba di Sens davanti ad Aureliano |
Ma non è finita qui, infatti come divenne patrona di Rimini essendo una giovane spagnola martirizzata in Gallia? Ebbene secondo la tradizione locale della città alcuni mercanti che navigavano nell'Adriatico avevano trafugato una reliquia del corpo di Santa Colomba quando nel 313 furono costretti ad approdare a Rimini causa una tempesta, dove il proto-vescovo (leggendario anch'esso) Stemnio pose la reliquia nella cattedrale di Santa Colomba, appena costruita sul Tempio di Ercole che il proto-vescovo stesso secondo la storia avrebbe demolito, eleggendo così Santa Colomba prima patrona della città, decretandone la ricorrenza il 29 dicembre.
La storicità di questi racconti è, per usare un eufemismo, improbabile dato che l'Imperatore Aureliano, il Restitutor Orbis, impegnato nelle guerre galliche avrebbe avuto ben altro a cui pensare che convincere una giovane all'abiura e infine a sposarlo.
Per quanto riguarda Stemnio, della cui esistenza non abbiamo prove tanto che anche secondo la diocesi il primo vescovo fu Gaudenzo (fatto patrono) invece è praticamente impossibile che già nel 313 avesse potuto abbattere il Tempio di Ercole nella piazza del mercato (attuale piazza Malatesta).
La Cattedrale riminese
La cattedrale di Santa Colomba però è esistita, fino al 1815 quando durante il governo napoleonico della città fu acquistata da un privato che decise di demolirla.
Essa era il Duomo cittadino quindi sede vescovile e fu restaurata diverse volte, una sotto Malatesta e un'altra volta in epoca barocca. Abbiamo però certezza della sua esistenza solo a partire dal X secolo e non prima. Inoltre almeno a Rimini nel Medioevo Santa Colomba era identificata con lo Spirito Santo stesso (rappresentato come una colomba) fino al 1300 e solo successivamente la figura di Santa Colomba ne fu separata, creando probabilmente varie favole e leggende tant'è che nei documenti altomedievali appaiono entrambe le dediche per quanto riguarda la cattedrale.
quel che resta della cattedrale |
Il Fiore della Vita simbolo cosmico universale e delLa Dea, Anima Mundi, a fianco troviamo invece la Ruota solare, solitamente appannaggio, soprattutto in ambito gallo-romano di Iuppiter Taranis. Al centro l'Axis Mundi sottoforma di giglio.
Sopra a tutto il Sole e la Luna e due stelle, come nei rilievi antichi, a simboleggiare i Dioscuri custodi.
lunetta del campanile della cattedrale |
I doppioni di Santa Colomba
A supportare l'ipotesi che Santa Colomba non sia mai esistita ci sono inoltre altri dettagli:
La seconda patrona riminese, Innocenza festeggiata il 17 settembre, è praticamente un suo doppione, la storia agiografica è identica tranne per l'ambientazione temporale, essa infatti è situata all'epoca di Diocleziano invece che di Aureliano, ma per il resto non differisce dal racconto di Colomba di Sens di quasi niente. Una giovane nobile perseguitata dall'imperatore che viene in seguito martirizzata e anche qui il vescovo, stavolta Gaudenzo costruisce la sua chiesa (anch'essa oggi scomparsa) a pochi passi dal Tempio di Diana Trivia oggi Tempio Malatestiano.
Vi è poi un'altra Santa Colomba, di Cordova (stessa cittadina d'origine di Colomba di Sens) stavolta però in epoca altomedievale, in piena occupazione musulmana della Spagna.
Anch'essa abbandonò la città dedicandosi alla vita cristiana e in pieno spregio alle leggi moresche si dichiarò cristiana inanzi ad un tribunale che la decapitò il 17 settembre 853, stesso giorno di Santa Innocenza.
Analisi e conclusione
Mettendo insieme i dettagli delle varie agiografie nonché le simbologie della Santa possiamo analizzare, riguardo al suo culto nella città di Rimini, che:
Santa Colomba è di Sens, Rimini era città dei Senoni che provenivano proprio originariamente dalla zona di Sens;
Si chiamava originariamente Eporita, un epiteto di Epona, Dea gallica (quindi dei Senoni);
Viene raffigurata insieme ad un'Orsa (animale sacro ad Artemide ma anche Artio La Dea gallica) la cui relazione è spiegata nell'agiografia, e al contrario di altri martiri con una piuma di pavone invece che una palma ed era invocata principalmente per la pioggia e contro gli incendi (attributo a cui Giunone è legata) e pare sia legata alle tempeste, a causa di una di queste arriva a Rimini (le funzioni di Iside, protettrice della navigazione e all'interno del Tempio Malatestiano probabilmente vi era un Suo culto sotto l'effige della cosiddetta Madonna dell'acqua).
Inoltre il racconto di come le sue reliquie arrivarono a Rimini ricorda una storia di Ostia antica: una statua di Ercole portata dal mare e rinvenuta tra le reti di pescatori, fu collocata in un tempio avente funzione oracolare e protettrice del commercio.
Le reliquie di Colomba sarebbero arrivate tramite dei marinai grazie ad una tempesta e poste dallo pseudo-vescovo Stemnio nella cattedrale a lei dedicata costruita al posto del Tempio di Ercole, che sorgeva nella piazza del mercato.
Tutto ciò fa pensare ad una riemersione, a livello di inconscio collettivo, di una Divinità gallica molto presente in zona. Una Forma, un archetipo che torna ciclicamente, magari attraverso l'ausilio di favole e nuovi "miti" adatti ad epoche oscure, perchè corrispondente ad un Genio che abita quel determinato luogo.
Come delle fiabe si creano (forse anche senza interventi ecclesiali) storie che corrispondono in qualche modo ad archetipi precedenti.
Questa Eporita, il cui nome ricorda Epona La Dea che cavalca tra i mondi che fu identificata con lo Spirito Santo e che ha l'Orsa, la Madre Celeste simboleggiata nella costellazione, come simbolo altri non è che appunto l'Anima Mundi, Hecate-Diana.
Come già detto in questo articolo poi, tra Gli Dèi protettori di Rimini vi è Diana Arimina, un culto ch fu proprio traslato qui da Ariccia in epoca romana.
Aureliano, che tra l'altro rappresenta il Sol Invictus, culto da Lui stesso istituito il 25 dicembre (giorno della presunta convocazione di Colomba davanti all'Imperatore nella storia) come in una fiaba, chi altro sarebbe se non il Sole, da sempre innamorato della Luna che rincorre incessantemente nel moto apparente?
Insieme ad un altro patrono quindi, San Giuliano di cui abbiamo parlato in questo articolo, i nostri Avi medievali sono riusciti ad onorare, nonostante la pesante oppressione ed ignoranza, due Numi Tutelari della città che si ritrovano: Apollo e Diana.
La simbologia della cattedrale dice tutto a chi sa vedere poi. Cattedrale che fu abbattuta nel 1815. Immediatamente dopo venne decretato duomo, che è quello attuale, il Tempio Malatestiano che curiosamente era un Tempio a Diana Trivia in epoca romana e una chiesa di Santa Maria in Trivio in alto medioevo, come abbiamo già parlato nell'articolo sui templi di Rimini e in quello proprio sul Tempio Malatestiano.
Provvidenza volle quindi che il Tempio Malatestiano fu in pieno ottocento dedicato a Santa Colomba, tutt'ora è così chiamato dalla diocesi. Nello stesso tempio dove Sigismondo Pandolfo Malatesta pose la cosiddetta Madonna dell'acqua invocata per la pioggia e in cui in epoca moderna curiosamente fu posizionata proprio al centro della Cappella dello Zodiaco, fra Gli Dèi antichi, una bellissima effige di Santa Colomba, come un'antica Dea tornata Anima Mundi. Proprio nel Tempio dove, in epoca rinascimentale fu venerata Iside sotto le sembianze della cosiddetta Madonna dell'acqua.
Il cerchio si chiude.
Santa Colomba, Cappella dello Zodiaco, Tempio Malatestiano |
Gianluca Vannucci