Secondo il racconto nel 362 a.e.v. (392 A.U.C.) nel Foro Romano si aprì una gigantesca voragine senza fondo apparente. Il prodigium venne considerato infausto e per questo consultati gli auguri, dal cui responso si ebbe la rivelazione che per chiudere il tremendo baratro si sarebbe dovuto gettare ciò che i cittadini Romani avevano di più prezioso.
Subito le matrone presero a gettarci oro, gioielli e quanto di più prezioso avessero... ma la voragine non solo non si chiudeva ma appariva allargarsi sempre di più.
Fu allora che un giovane patrizio, Marco Curzio, uno dei più valenti cavalieri capì che ciò che Roma aveva di più prezioso erano il coraggio e la Virtus. Salendo a cavallo armato quindi si lanciò nell'abisso, che si richiuse dietro di Lui.
Col tempo venne a formarsi un laghetto che venne chiamato Lacus Curtius sulle cui rive spuntarono una vite, un fico e un ulivo e in epoca imperiale era d'uso lanciare monete nel lago in offerta a Curzio, il Genius Loci.
Il sacrificio di Marco Curzio impersona la Virtus romana ed è d'esempio a tutti noi a non tirarci indietro ai sacrifici della vita, anche i più duri, se dediti allo Ius e al Mos.
Bassorilievo di Marco Curzio che si getta nella voragine |
Gianluca Vannucci