Il 24esimo giorno di Februarius, successivo a Terminalia che chiudeva l'anno liturgico romano, si celebrava un curioso rituale: il Regifugium, letteralmente fuga del re.
La cerimonia aveva luogo nei comitia calata, la più antica assemblea romana, venivano infatti nel corso di questa nominati dal Pontefice Massimo i Rex Sacrorum (che in epoca repubblicana sostituivano il ruolo del Re nei sacrifici rituali), le Vestali e i Flamini nonché ogni mese alle Calende per annunciare le date delle feste.
Consisteva in un rito di lustrazione al termine del quale, improvvisamente, il Rex Sacrorum fuggiva dall'assemblea.
Ovidio collega questa curiosa modalità al ricordo della cacciata di Tarquinio il Superbo, ultimo re dell'Urbe. Appare però evidente come sia un atto di magia simpatica.
Il Re (in epoca repubblicana sostituito dal Rex Sacrorum) terminava l'anno con un ultimo atto e poi doveva fuggire non facendosi più vedere fino alle Calende di Martius quando l'anno sacro romano ricominciava.
Ci troviamo quindi in un momento di sospensione, la fase di Luna Calante di febbraio, un limbo nel quale è finito l'anno vecchio coi Terminalia ma deve iniziare ancora quello nuovo col ritorno di Marte. Non si è tutelati quindi né da Quirinus come avveniva da novembre, né da Mars come sarà da marzo in poi.
Il ritorno del Rex alle Calende marzoline celebrava così il ristabilirsi dell'Ordine, dopo il caos distruttivo della fine dell'anno e l'indecisione degli ultimi giorni che erano detti "fatali" in quanto sacri alle Tria Fatae.
Successivamente fino ad adesso nella tradizione popolare gli ultimi 3 giorni di febbraio e i primi 3 di marzo vengono detti "Giorni della Vecchia Filatrice" e si collocava in questi un'ora infausta che nessuno sapeva precisamente individuare. Per questo motivo nei suddetti giorni si evitavano azioni importanti. In Romagna venivano detti "dè d'la Canucera", i giorni delLa Conocchiata, in riferimento a Necessità e le Fatae/Parche filatrici.
Così scriveva nel 1818 il forlivese Michele Placucci, autore di una raccolta sulle tradizioni popolari della Romagna: "Nelli primi tre giorni di marzo, ed ultimi tre di Febbrajo [i contadini] si guardano dal potare le viti, perché dicono essi avere osservato, ed udito sempre dai loro avi, che le viti potate in quei giorni producono pochissima uva. E questo perché opinano esservi in quelli un'ora cattiva per potare le viti, tagliare legna, e concimare gli alberi fruttiferi; e per non sapere quale sia, se ne astengono totalmente".
Era di cattivo auspicio perfino nascere in quei giorni, e quando uno era particolarmente perseguitato dalle disgrazie, si sentiva qualcuno chiedere: “L’è naseu int i dè dla canucera?” (È nato nei giorni delLa Conocchiata?)
Le Moire Cloto e Lachesi intente a tessere il filo del Fato con Atropo sullo sfondo. John Strudwick, 1885 |
Il Regifugium ricorda specularmente inoltre i Poplifugia, che cadevano il 5 luglio, durante i quali la popolazione si recava essa stavolta fuori dalla città in Campo Marzio per compiere un sacrificio salvo poi urlare i nomi romani più comuni. Un altro atto di magia simpatica in un mese che come febbraio contiene feste di fertilità e lustrazione (in luglio ci sono le None Caprotine) e soprattutto legato a Romolo, in febbraio abbiamo infatti le Quirinalia e qualche giorno dopo il Regifugium, in cui il re fugge, superfluo ricordare che Romolo (Quirino) sia Il Re per eccellenza. Mentre in luglio abbiamo i Poplifugia proprio in concomitanza di un altro anniversario romuleo, ovvero l'ascesa del Figlio in cielo il 7 luglio (e il panico fra la gente che suscitò la scomparsa del Re).
Gianluca Vannucci