Il 26 ottobre soprattutto in territori ortodossi come l'est Europa, la Grecia ma anche il sud Italia si festeggia San Demetrio e con esso inizia il periodo dei morti.
Chi sarebbe Demetrio? L'agiografia è vaghissima e la prima prova della sua esistenza si ha soltanto 175 anni dopo il suo presunto martirio (sotto Diocleziano, povero Princeps quante calunnie da parte dei cristiani...) infatti in realtà questo San Demetrio non è mai esistito, è un'idea.
È patrono dei crociati e dei militari in maniera speculare a San Giorgio e come esso è legato ai Misteri Eleusini.
Infatti come San Giorgio il 23 aprile presiede ai Misteri Minori San Demetrio (guardacaso patrono insieme a Giorgio di Eleusi e grandemente onorato e festeggiato) presiede a quelli Maggiori.
I morti erano chiamati Demetrii in Grecia perché sotto la tutela di Demetra così come in latino Kerriti, riferendosi a Keres, La Dea oltre che delle messi anche del Mundus.
San Demetrio altri non è che uno sdoppiamento del Cavaliere Trace che abbiamo già visto come ipostasi in San Giorgio.
Infatti i "cavalieri" sono 3 e si dipanano tra i mondi, i 3 Coribanti appunto.
Quello bianco è stato identificato con San Giorgio ed è il più"alto" il Cureta delLa Magna Mater e rappresentante anche dell' albedo;
Quello rosso, Demetrio appunto si identificherebbe col drago che difende Eleusi dai saccheggiatori, il drago di Demetra.
Il terzo sarebbe identificato Teodoro un terzo cavaliere martire dal cavallo scuro, la nigredo.
Ex patrono di Venezia e quindi in qualche modo legato anche a Reitia come Belos Equorios.
Proprio nel periodo che anticamente era delle purificazioni (febbraio).
Così fino al dopoguerra è rimasta l'eco dell'antico periodo dei morti con le feste, che partivano da San Demetrio (il 26 ottobre) in poi e, con buona pace dei neo-cristiani tradizionalisti alle prese con turbe isteriche protestanti, con tanto di zucche e rape intagliate.
Come fra le altre cose documentato da un sito romeno:
"Nella notte di San Demetrio c'è l'usanza dei falò accesi sulle colline, su ruote di carri o alberi in fiamme, che simboleggiano la morte e la rinascita della natura. Il fuoco di San Demetrio richiama la purificazione, la fertilità e fa persino da oracolo, in quanto si fanno le previsioni del tempo", spiega Natalia Lazăr, etnologa presso il Museo della Contrada di Oaş (Muzeul Ţării Oaşului).
I falò alla vigilia di San Demetrio commemorano in ugual misura gli antenati. Nei villaggi tradizionali, c'era l'usanza di mettersi attorno al fuoco, cantare e offrire cibo e bevande alla memoria dei defunti. Si credeva che i morti alla memoria dei quali non fossero stati offerti cibi, si sarebbero trasformati in fantasmi che avrebbero poi tormentato i parenti in vita. Toccava soprattutto alle donne andare a trovare la gente seduta attorno ai falò, per offrire frutta autunnale: prugne secche, uva, noci e pere.
Sempre la fine del mese di ottobre segna anche un momento importante nella trasformazione del tempo, aggiunge Natalia Lazăr. "Se San Giorgio apre i campi, segnando l'arrivo della primavera, la rinascita della natura e l'inizio della stagione della pastorizia, sei mesi dopo arriva San Demetrio, portando l'autunno e il freddo, e chiudendo i campi e il periodo della pastorizia. Il folclore ritiene fratelli i due santi, e nell'iconografia romena vengono a volte raffigurati insieme. Una leggenda della contrada del Maramureş fa riferimento al fatto che Dio ha consegnato ai due santi le chiavi del tempo. San Giorgio fa inverdire le foreste, mentre San Demetrio porta via le foglie. Con la stessa chiave, i due santi chiudono e schiudono le porte del cielo e il calore del Sole"
Insomma la Tradizione, lungi dall'essere estirpata brutalente ha trovato una via per resistere anche attraverso le insidie di quelle epoche buie. Il nostro Fuoco Eterno dovrà aiutarla a resistere in questi, per certi versi ancor più tremendi, tempi materialisti.
Gianluca Vannucci