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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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venerdì 19 gennaio 2024

San Sebastiano, il sacrificio necessario

 


Il 20 gennaio i cristiani celebrano San Sebastiano, la sua storia ci perviene da fonti agiogrfiche e molto poco credibili sebbene sia attestato fra i primi santi adorati dai cristiani.

Le scarse info sono basate sostanzialmente sulla Passio – fantasioso racconto del V secolo – e sulla Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, commissionata dalla chiesa nel tardo Medio Evo. 

Nato forse a Narbona poi trasferito a Milano e arruolato nell’esercito romano, dove aveva fatto carriera anche grazie alla simpatia e all’appoggio degli imperatori Massimiano e Diocleziano. Malauguratamente però era cristiano e non ci volle molto perché fosse scoperto e condannato a morte: legato a un palo, fu bersagliato da tante frecce “da sembrare un riccio” e lasciato sul luogo del supplizio; tuttavia il giovane respirava ancora quando tale Irene andò a raccoglierlo per curarlo nella sua casa. 

Così, una volta guarito, l’aspirante martire cercò lui stesso gli imperatori che questa volta lo fecero ammazzare a frustate nell’ippodromo del Palatino e buttare nella Cloaca massima, certi che in quella fogna puzzolente nessuno l’avrebbe trovato (come se Diocleziano avesse tempo da perdere).

Sebastiano poi comparì sogno a un’altra pia matrona per ordinarle di raccogliere i resti e dare loro degna sepoltura presso una catacomba sulla via Appia, da allora chiamata col suo nome. 


Traslate in seguito in una basilica, le spoglie diventarono popolarissime  in seguito le sue reliquie furono smembrate e distribuite, mentre il suo culto si estese in tutta Italia e in particolare in meridione e in Trentino, caratterizzato come per quello di Antonio Abate dall'accensione di falò e la preparazione di dolci e pani. 


L'iconografia di Sebastiano dagli albori del cristianesimo lo rappresentava come un militare(come compare in Sant’Apollinare nuovo a Ravenna e nella più tarda basilica di San Pietro in Vincoli a Roma: un uomo di mezza età in buona salute e senza frecce conficcate nel corpo) tuttavia dopo l'imposizione forzata del cristianesimo niceano da parte di Teodosio e con lo svilupparsi del suo culto in varie zone d'Europa l'aspetto del santo cambiò radiclamente nelle raffigurazioni.


San Sebastiano, San Pietro in Vincoli, Roma


Nel medioevo, venne dipinto con una freccia, attributo che lo caratterizzerà d'ora in poi, dopo il 680 quando la fine di una pestilenza a Roma fu attribuita all’intervento miracoloso del Santo.

La raffigurazione di Sebastiano cambiò radicalmente, divenne un giovane bello e con frecce in mano, oppure con la riscoperta delle proporzioni dell'arte classica durante il Rinascimento, rifacendosi alle statue e ai mosaici di Adone e Apollo venne raffigurato seminudo e con frecce nel costato. Tanto da spingere nel 1624 l’arcivescovo di Milano Federico Borromeo nel suo “De Pictura sacra”, a raccomandare invano agli artisti di trascurare la bellezza del Santo per concentrarsi sulle sue ferite e sul significato salvifico del martirio, facendo pure notare che Sebastiano era stato ammazzato in età adulta.


Jaume Ferrer, Museu nacional d’art de Catalunya


Tutte queste considerazioni possono condurci alla prosecuzione di un culto antico, la Divinità che scongiurava peste e malattie e per giunta munita di frecce è Apollo, molto venerato appunto in tutta Italia ma specificatamente al sud.

Emblematico il fatto che grazie a una intercessione di Sebastiano sarebbe stata scongiurata una tremenda ondata di peste.

Inoltre i detti popolari fanno riferimento a San Sebastiano come un santo solare, "San Sebastiano un'ora buona", legandolo anche qui ad Apollo e all'avanzamento del Sol nascente nel ciclo annuale.


Il racconto agiografico poi delle frecce e anche la storia commissionata nel 1200 a Jacopo da Varazze sa tanto di copertura di qualcos altro. Al tempo furono da poco cristianizzati i popoli norreni, tra i popoli norreni e germanici era molto diffuso il culto di Baldr. Divinità solare che, come Sebastiano, fu bersagliata di frecce.


Andrea Mantegna, Galleria Franchetti Cà d’oro, Venezia



Infatti le fonti narrano che Odino trovò che il Fato aveva già decretato la morte di Baldr, quindi Frigg raduna ogni essere vivente facendogli giurare che nessuno potrà mai essere nocivo al Buon Dio.

Decretato ciò Gli Dèi in circolo tirano frecce a Balder (vi ricorda il martirio di Sebastiano) se non che Loki, avendo scoperto che l'unico essere in grado di danneggiare Balder era il vischio convinse Hodr l'arcere cieco a scoccarlo contro Il Dio, uccidendolo e creato profondo sgomento fra tutti Gli Dèi.

Baldur tornerà in seguito dopo il Ragnarok per ricreare una nuova età dell'oro.

Infatti come tramanda Snorri: "Questa storia ebbe inizio quando Baldr il buono fece terribili sogni premonitori che riguardavano la sua vita. Egli raccontò questi sogni agli Æsir, quindi essi si riunirono in consiglio e fu deciso di proteggere Baldr da ogni tipo di pericolo. Frigg si fece giurare dal fuoco, dall'acqua, dal ferro e da ogni specie di metallo, pietre, terra, alberi, malanni, belve, uccelli, veleno e serpenti, che non avrebbero fatto alcun male a Baldr.

Quando ciò fu stabilito e garantito, Baldr e gli Æsir si misero a fare un gioco nel quale lui stava in piedi al centro del þing, mentre tutti gli altri dovevano colpirlo, trafiggerlo [con armi] o lanciargli pietre. Ma qualunque cosa gli si facesse, [Baldr] non veniva ferito, e questo parve a tutti un grande vantaggio... "

Snorri Sturluson, Gylfaginning


Baldr

La leggenda aurea di Jacopo da Varazze sembra accuratamente studiata per soppiantare il culto di Baldr, diffuso anche in Germania e Italia e in generale in tutta l'area Sveva come dimostrato dalla Sua citazione negli incantesimi del codice di Merseburgo. Tuttora infatti il culto di San Sebastiano è diffuso anche in Trentino Aldo Adige ed è patrono degli schutzen.


Baldr poi è un altro Dio solare, come Apollo greco-italico, e il blot germanico a Lui sacro cadeva proprio nel periodo di Yule, tra dicembre e fine febbraio (quando cadeva il blot di Donar/Thor) ed era un sacrificio necessario al ritorno della luce e del periodo luminoso dell'anno. Proprio come indicato anche dagli odierni detti popolari su San Sebastiano.


Alla luce di tutte queste considerazioni possiamo considerare il ponte creato con San Sebastiano un Genio della schiera apollinea e soprattutto legato a Baldr per i sodali gentili germanici (ma non solo).


Gianluca Vannucci



mercoledì 10 gennaio 2024

Sant'Antonio Abate, sciamano e re dei folletti



Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, detto anche Sant’Antonio dal purzèl perché raffigurato in compagnia di un maiale. Legato alla tradizione monacale e cenobitica egiziana dei primi secoli, un mix fra teologia egizia e cristianesimo dei primi secoli, questo santo realmente esistito secondo la Vita di Sant'Antonio scritta da Atanasio, nacque nel 251 da una famiglia egiziana cristiana contadina ma agiata. Seguendo il detto evangelico distribuì i beni che aveva ai poveri e si ritirò in eremitaggio nel deserto egiziano. Vivendo di privazioni nel deserto si racconta di numerosi episodi in cui Satana e dei demòni lo avrebbero tentato in ogni modo tittavia fallendo miseramente di fronte alla sua tempra. Rimase nel deserto per decenni e divenne ben presto famoso tanto che molta gente andava a visitarlo e molti divennero come lui anacoreti e diversi filosofi andarono a discorrere con lui. Morì poi a 105 anni.

Ma come mai la figura di questo monaco egiziano del tardo antico divenne così popolare soprattutto folkloristicamente?

Sant’Antonio Abate infatti in Italia ed Europa è patrono degli animali, raffigurato come un signore delle bestie circondato da animali e ogni 17 gennaio si portava a far benedire gli animali in suo onore.

Inoltre in diverse zone d’Italia si fanno falò nella notte di Sant’Antonio.

Questa infatti è un’altra notte simile a quella dell’Epifania, anche nella notte tra il 16 e 17 gennaio gli animali parlano e nelle stalle discutono su come si è comportato con loro il padrone, quindi bisognava trattarli particolarmente bene.

Era una giornata speciale, praticamente dimenticata oggi.

Diversi santuari dedicati a Sant’Antonio erano terapeutici come quelli di Polino, scavato nella roccia degli Appennini ed è ovviamente divenuto noto per la capacità di guarire dall’herpes zoster meglio conosciuto appunto come fuoco di Sant’Antonio.

Questo perché secondo una leggenda quando non c'era fuoco al mondo ed era tutto freddo gli uomini inviarono una delegazione nella Tebaide, luogo del deserto dove viveva Antonio, per pregarlo affinchè riportasse il fuoco agli uomini. Allora l’eremita andò a bussare alla porta dell’ inferno accompagnato dal suo maialino. I diavoli si spaventarono perché lo consideravano invincibile dato che aveva resistito a tutte le loro tentazioni e non vollero farlo entrare ma il maialino riuscì, mettendo a soqquadro la società dei diavoli,  con questa scusa, cioè di riprendersi la bestiola, Antonio ottenne il lasciapassare per entrare anche lui. Quindi una volta entrato prese del fuoco col suo bastone a forma di Tau e ritornando al mondo terreno donò il fuoco agli uomini.




A Novoli in provincia di Lecce si allestisce una grande catasta infuocata la notte di  Sant'Antonio, la focara, e alla fine la gente si portava qualche tizzone a casa. 

La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pubblici di Milano, nel Parco delle Cave e nel Boscoincittà si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. 

Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine del milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della "barba" del santo, ovvero dal di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva si è spenta.

La popolarità di Sant’Antonio si diffuse molto in zone galliche come il Nord Italia e la Francia e poi perfino in Irlanda arrivando a impersonificare l'archetipo del druido saggio, come Myrddin (Merlino) della mitostoria arturiana.

Infatti Sant’Antonio sempre accompagnato originariamente dal cinghiale, poi divenuto maiale perché più innocuo per i cristiani, altri non è che ipostasi di Lugos, Il Dio gallico artigiano che procede per avatar (i rix, gli imperatori di Roma, Cu Chullain eroe irlandese, ecc). Lugos è La massima Divinità del Pantheon gallico e presiede a funzioni di sovranità, apollinee, marziali e anche mercuriali. Presiede infatti alle arti ma anche al commercio, alla regalità e alla difesa della touta (la tribù). Augusto fu identificato come Sua ipostasi vivente. Nei racconti irlandesi Lugh sconfisse Balor, gigante anguipede che portava calore cocente e siccità e gli rubò il suo unico occhio, Datore di morte, che poteva usare a piacimento. Una forma di Lugos, solitamente biondo e armato di lancia, era quella del cinghiale Moccos, datore di abbondanza (in modo molto simile a Varāha, avatara di Visnu).

Il maiale poi è sacro a Cerere-Demetra e a fine gennaio si tenevano nel calendario romano le Ferie Sementive, festività agrarie per ringraziare Tellus Mater e Ceres

Da notare anche la sua collocazione calendariale a un mese dopo le Eponalia, feste sacre di Epona, protettrice delle stalle e degli animali.

 

Nell’antica Inghilterra le 12 notti iniziavano dall’Epifania e la sera del 17 si sarebbe festeggiata l’ultima notte, quella del Wassailing, una bevanda sacra a base di succo di mele cotto con agrumi e spezie.

Il rito del Wassailing prevedeva la benedizione notturna degli animali della stalla e degli alberi da frutto in particolare i meli.

In tarda sera le famiglie si recavano con una fiaccolata ai frutteti e intorno agli alberi cantavano:

“Per te, vecchio melo

Così che tu possa germogliare e sbocciare

E tu possa ancora portare mele

Da riempire i cappelli, cesti e mastelli

E le mie tasche, hurrà!”


È una sorta di incantamento atto a spronare la ninfa dell’albero affinchè si desti dal torpore invernale e torni a fruttificare. Finito di cantare si brindava col Wassail e se ne versava alla base degli alberi. Oltre ad essi venivano onorate anche le api, indispensabili messaggere delLa Dea.


Wassailing


 

A Bari poi, come riporta un quotidiano locale :

"Nel suddetto giorno chi utilizzava il fuoco nel loro mestiere come “u mèste traiìne” (il mastro carraio), “u ferraciùcce” (il maniscalco), “u ferrare” (il fabbro), “u fernare” (il fornaio), “la steratrìsce” (la stiratrice), “u caldaràle” (il calderaio; il ramaio), “u staggnare” (lo stagnino), “u vettare” (il bottaio), si asteneva dal lavorare perché si aveva il timore che il Santo, protettore degli animali domestici e del fuoco si «vendicasse» non ammettendo scusanti e li punisse con l’«herpes zoster» meglio conosciuto come «il fuoco di Sant’Antonio» o con altro dispetto come quello di procurare infortuni indelebili nel tempo.
Le massaie, i proprietari “de le candine” (delle cantine) o “de l’ostèrì” (delle osterie) che in quel giorno avevano contatto con il fuoco, erano protetti invece da “Sand’Andè” il quale chiudeva un occhio perché permetteva ai baresi di mangiare in suo onore.
La giornata terminava sempre in onore del Santo e del primo giorno di Carnevale accendendo “u fame” (il falò) dove i ragazzi più coraggiosi davano spettacolo saltando tra le fiamme.Questa lietezza era trasmessa ad altri per tutto il periodo carnevalesco avendo il clou nell’ultimo giorno di carnevale.Oggi della festa, di alcune consuetudini, e di alcuni piatti tipici che si gustano nel giorno di Sant’Antonio abate, ne è rimasto veramente poco".


focara di Novoli

Di nuovo i riti tipicamente pagani di lustrazione, come saltare sul falò da parte dei giovani, che ritroviamo a Beltane in maggio o ai romani Palilia in aprile. Curiosa poi l'altra funzione del Santo, che oltre a protettore dei lavori che hanno a che fare col fuoco e gli artigiani (altra funzione di Lugos), è anche annunciatore del Carnevale, che virtualmente inizia il 17 gennaio e continua fino al ristabilirsi dell' ordine primaverile e il ritorno di Marte. 

Iniziano da quì in poi le varie mascherate di fine anno carnevalesche, questo infatti è un periodo dell'anno nel quale regna il disordine in attesa della Primavera, questo l'antico senso del Carnevale e delle sue maschere.

Oltretutto l'associazione del santo con la panificazione, i fornai e il fuoco è un retaggio delle Fornacalia romane, feste della tostatura del farro, che iniziavano proprio il 17 gennaio in modo che ogni Curia avesse il suo giorno preposto. Terminavano il 17 febbraio il giorno delle Quirinalia, festa di Romolo-Quirino che era anche chiamata "stultorum feriae" poiché erano stolti coloro che non conoscevano la propria Curia oppure non erano riusciti neingiorni precedenti a tostare il proprio farro.

Con parte del farro tostato inoltre le Vestali preparavano la mola salsa, che serviva per i sacrifici.


In certe zone soprattutto in Emilia è poi detto il Befanone, compagno della Befana che porta regali più economici rispetto alla vecchina in arrivo il 6 gennaio: questo perché, solitamente, i doni del Befanone erano competenza dei nonni. Ancora una volta il santo e la sua ricorrenza vengono legati alla notte dell'Epifania, evidentemente a completamento di un ciclo di 24 notti dal Natale o addirittura 36 se contiamo da Santa Lucia, secoli fa la notte più buia.

 

 

L'origine pagana della venerazione di Sant'Antonio fu trattata anche da Charles Leland, studioso delle tradizioni etrusche in Italia che riporta come fosse considerato il "Re dei folletti" dai praticanti della stregheria italiana e della tradizione Gentile rimasta nel 1800:

"In qualche caso gli spiriti, o Santi Cristiani, corrispondono e, più precisamente derivano da quelli pagani. Le streghe tra i contadini toscani avevano capito questo fatto. Quanto questa vecchia religione sia profondamente radicata nella tradizione popolare lo si evince da una storia che troviamo in Faflon. Questo racconto narra di un contadino che, qualunque cosa accadesse, benedion folletti, intesi qui come divinità rurali. Le famiglie che conservano la conoscenza degli incantesimi, le antiche tradizioni e canzoni, non si considerano Cristiane. Voglio dire che in queste famiglie la religione è solo una facciata, i bambini vengono cresciuti come cattolici, si cerca di andare d'accordo col clero, ma se crescendo, questi figli dovessero mostrare una qualche attitudine alla magia, qualche nonna o zia, trasmetterebbe loro tutte le antiche credenze oggi però, questa tradizione si sta dileguando assai velocemente .

Certi santi erano riconosciuti come folletti. Il termine folletto ha un valore generico per qualsiasi tipo di spirito non Cristiano, cioè per folletti, fate, ninfe, spettri.
 Il capo dei santi-folletti è Sant'Antonio, il personaggio più familiare tra gli spiriti. I preti dicono che lui era tentato dal diavolo; però gli stregoni [...] Perfino divulgavano il fatto che Sant'Antonio comandava ogni tipo di demoni e di folletti quindi era un incantatore e uno stregone come loro. "Sant'Antonio e Simeone non possono essere considerati santi", mi disse una strega "perché noi ogni notte nelle cantine compiamo riti magici su di loro". Questi riti sono sempre rivolti a spiriti pagani e mai ai santi. Ma ciò che è decisivo nel determinare se un atteggiamento appartiene alla stregoneria e non al cristianesimo è dire la preghiera del Padre Nostro, alla rovescia o doppiamente, cioè ripetere ogni frase due volte Perché quando si fa così si chiama ogni entità pagana più velocemente, specialmente quando ci si rivolge a Sant'Antonio. Quando perdiamo qualsiasi cosa possiamo recitare un doppio Pater a Sant'Antonio così:"Pater noster. Pater noster! Qui es in coelis - Qui es in coelis!" e così via."


Quando una ragazza desidera conquistare un amore o quando chiunque desidera una qualsiasi cosa, lui o lei, debbono porre a mezzanotte da entrambi i lati del davanzale di una finestra due a di fiori contenenti l'Erba di Sant'Antonio e legati con un fiocco rosso fatto di ordi con tre spilli puntati per fiocco. Rivolgendosi alla finestra devono dire
"Sant'Antonio mio benigno,
Di pregarvi non son digno,
Se questa grazia mi farete,
Tre fiammi di fuoco per me facete.
Uno sopra la mia testa,
Che per me arde e tempesta,
Una cantò al mio cuore,
Che mi levi da questo dolore,
Uno vicino alla mia porta
Che di questa grazia non se ne sorta;
 Se questa grazia mi avete ,
Fatemi sentir tre voci!
Porta bussare,
Uomo fistiare,
E cane abbaiare!"
"Quando questa preghiera è stata pronunciata, si deve aspettare alla finestra e se si sente qualcuno che bussa alla porta, o un uomo che fischia, o un cane che abbaia, allora la grazia sara stata ricevuta, basta anche uno solo di questi suoni per sapere che la grazia è stata concessa. Ma se passa un cavallo nero, un asino o un carro funebre, la preghiera è stata rifiutata" "Invece se passa un cavallo bianco il favore sarà dato ma molto tempo deve passare"Pensando ai modi in cui ci si rivolge a Sant'Antonio, anche se è una figura medioevale e confrontando ogni analogia e associazione, c'è da ritenere che San Antonio sia uno spirito o un folletto Romano o Etrusco, "travestito" da santo. Infatti tutti i particolari di questa cerimonia sono di origine pagana così me la divinazione per mezzo dei suoni.San Antonio protegge i suoi amici da molti guai, ma specialmente dalla stregoneria, così nel dialetto romagnolo ci si rivolge a lui:
"Sant' Antogne, Sant'Antogne Sopre came, liberez dai sase! E dal streghi chliùvengu Liberez dai asase! In camia a stregem I mi burdel chi'e tent bel! Sant'Antogne e santa pia
Tui lentan el streghi da camia
 So ven el streghi in camia
Ai buttar dee la graneda. chi vega via!"

"Santo Antonio super (sopra) il cammino In ItalianoLiberateci dagli assassini! Liberateci dagli assassini!E dalle streghe che non vengano In casa mia a stregareI miei bambini che sono tanto belli, Santo mio, Santo pio! Tenetemi lontano le stregheDi casa mia! Se viene le streghe in casa mia,Buttatele dietro la granata,Che vadino via!",

Dicono di Sant'Antonio che è tenuto sulla mensola del caminetto e che è anche lo spirito e il folletto del focolare. Questo lo rende simile al Domovoy Russo, e gli conferisce una posizione di riguardo fra i Lari, Lares Familiares "

 

La figura di Sant'Antonio poi, oltre che con Lugos, a mio parere ha molto a che vedere con Prometeo, il Titano amico e creatore (insieme ad Atena) dell'umanità e alla quale donò il fuoco (che poi sarebbe l'anima, che è ignea) che aveva nascosto in un ramo di sambuco. In Grecia infatti si festeggiavano particoari feste a Lui dedicate, le Prometeia, sebbene non conosciamo il periodo delle stesse.



Ha inoltre analogie con Consus, Dio romano dei consigli e di tutto ciò che è nascosto, come i semi sotto terra o nei silos, il fuoco del Sole crescente dopo il Solstizio e... le cose che non si trovano più. Celebre è la formula che si recita quando si cerca qualcosa "Sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovar quel che mi manca". 

 

Insomma Sant’Antonio Abate è una figura molto particolare che merita attenzione, sebbene sia un santo. Avendo racchiuso peculiarità di Divinità che vanno da Cerere a Silvano, a Lugos a Prometeo e avendo assorbito ritualità sciamaniche e gentili assai importanti a livello calendariale, sia liturgico che esoterico.


Gianluca Vannucci

domenica 24 dicembre 2023

Asinaria: la Festa dei Folli


Durante il Medio Evo, precisamente tra il XII e il XVII secolo si svolgeva soprattutto in Francia e Italia ma anche in Spagna una insolita celebrazione: la Festa dei Folli.

Organizzata spesso dal clero si celebrava nei giorni dopo il Natale, ovvero il 26, 27 e 28 dicembre, che secondo il cristianesimo sono dedicati rispettivamente a Santo Stefano, Giovanni Evangelista e agli Innocenti che sarebbero stati sterminati da re Erode.

Infatti l'altro nome della stessa era festa degli Innocenti, ma vi si celebrava l'asino a bordo del quale la Sacra Famiglia sarebbe fuggita in Egitto e, per omonimia come spesso accade nei culti, lo stesso col quale Cristo sarebbe entrato trionfalmente in Gerusalemme.

Ingresso a Gerusalemme, Giotto, Cappella degli Scrovegni

Quasi sicuramente (a mio parere) derivate dai Saturnali, durante questi giorni si invertiva l'ordine sociale ed erano consentiti gli scherzi più pesanti.

un giovane chierico che riceveva il titolo di vescovo dei pazzi (Episcopus stultorum), in evidente analogia col Re dei Saturnali, occupava la sede episcopale rivestita con gli ornamenti papali e con questa formula dava inizio ai festeggiamenti  


<< Lux  hodie

lux laetitiae

me judice tristis quisquis erit

removendus erit solemnibus istis

sint hodie procul invidiae

procul omnia maesta

laeta volunt quicumquae colunt

Asinaria Festa >>


<<…luce di oggi,

luce di letizia,

io stabilisco che tutto ciò che è triste

sia allontanato da qui.

Stia oggi lontana l’invidia,

lontana ogni cosa mesta,

vuole solo cose liete chi partecipa

all ‘ asinaria festa>>



I sacerdoti quindi erano i primi mascherati e con essi il popolo festante. I vescovi (evidentemente il potere dell'epoca come nei Saturnali erano i padroni coi servi) divenivano fanciulli e i fanciulli vescovi.

Questi prelati mascherati danzavano e cantavano così canti osceni, mangiavano salsicce sull'altare, giocavano a carte e dadi e bruciavano vecchi indumenti negli incensieri. L'omelia celebrata dal vescovo dei pazzi terminava con un raglio d'asino, ripetuto da tutti i presenti.



I giovani che venivano sorpresi a letto il giorno degli Innocenti, il 28 dicembre, ricevevano sulla schiena alcuni schiaffi. In varie città, i canonici, gli ecclesiastici e talvolta i secolari venivano, al mattino tirati giù dal letto letto nudi guidati tra le strade, nelle chiese sull'altare, dove vevivano annaffiati.


Non si sa molto altro sulla festa eccetto le condanne che ben presto iniziarono ad essere pronunciate, la prima è del 1198 di Odon de Sully. 


La Festa degli Folli fu ufficialmente vietata dal Concilio di Basilea nel 1431 e nuovamente in un documento emanato dalla facoltà teologica dell'Università di Parigi nel 1444; seguirono numerosi decreti da parte di consigli provinciali. Il divieto ufficiale risale al 31 dicembre 1519, sebbene si siano verificati casi di festival di questo tipo che sono sopravvissuti in Francia fino al 1721 ad Amiens, e al 1719 a Bruxelles.


Ora, analizzando questa bizzarra ricorrenza gli echi dei Saturnali appaiono ovvi, ma allora perché non ce n'è traccia prima del XII secolo? A mio parere perché da dopo il X secolo il paganesimo, con le varie tradizioni Gentili cessa di essere praticato pubblicamente in sud e ovest Europa (gli ultimi Gentili pubblici sono convertiti a forza nel Peloponneso a fine 900 da Nikone Metanoita un missionario integralista fatto santo). Inizia quindi il culto sotterraneo, ciò che prima veniva pubblicamente festeggiato in forme cultuali pagane oppure nelle case private assume, integrandosi nella religione pubblica, quella cattolica, valore ufficiale, tant'è che spesso è il clero locale stesso a indirla e promuoverla.


Altri collegamenti si ravvisano con i vari carnevali romani tradizionali, ad esempio anche Quirinalia, ricorrenza dedicata a Quirinus il 17 febbraio in pieno periodo purificatorio/carnevalesco, era chiamata festa degli stolti in riferimento all'ultimo giorno per tostare il farro, se ce ne fossimo scordati precedentemente nei giorni prescritti dalla nostra curia e quindi espiando torrefacendo il farro durante il rito a Quirino.


Anche la simbologia del festeggiato ufficiale di questa celebrazione è importante, l'asino infatti oltre all'aspetto ilare è nella Tradizione Italico-Romana e anche in quella Ellenica e in quella Gnostica sacro a Priapo, principiatore della vita e della fertilità encosmica, che riprende lentamente dopo il Solstizio invernale a germinare, coadiuvata anche dal Sole ri-nato. Quindi simbolo della virilità e della forza generativa maschile e quindi dell'Anno nuovo. 

In un mito il raglio dell'asino sveglia la Ninfa Lotide, Amadriade della pianta del loto, impedendo a Priapo di avere rapporto con Lei.

Inoltre il verso dell'asino, che chiudeva le messe e i riti celebrati durante questa Festa dei Folli è onomatopeicamente reso con "Iò", lo stesso augurio dei Saturnalia romani.


statua votiva di Priapus


Da ricordare che si tenevano in Grecia le Dionisia Rurali nel mese di Poseidon (dicembre) alle quali nelle campagne di prendeva parte con procession falliche, danze e scherzi, e le Lenee ovvero Dionisia urbane nel mese di Gamelion (gennaio) con tanto di spettacoli teatrali e banchetti. Si celebrava Dioniso in particolare ma anche Priapo attraverso le Falloforie tipiche delle Dionisia Rurali dicembrine. Dopotutto il Fanciullo dalla doppia porta è anche custode dell'anno e dei suoi due accessi solstiziali, come Ianus.

Proprio Liber Pater infatti entrò trionfalmente in Egitto a bordo della Sua cavalcatura, l'asino, accompagnato dal tutore nonché padre putativo Sileno, da satiri e da baccanti, sconfigge i Titani, che avevano cacciato re Ammone (Amon Il Dio cosmico "invisibile", il Cosmo stesso: Pan) dal Suo trono e a Lui lo restituisce. 

In questo periodo dell'anno quindi si ricorda la lotta contro i Titani, le forze della Natura, che prendono il sopravvento in inverno e che verranno definitivamente domati al ritorno della primavera e dell' Ordine dopo il Caos, che tuttavia è necessario per il ritorno della Luce, quindi torna l'atmosfera scherzosa, senza regole momentaneamente come durante i giocosi Saturnali italici. 


Il parallelismo con la Sacra Famiglia in Egitto, o anche con la trionfale entrata di Cristo in Gerusalemme è evidente.


Dioniso cavalca l'asino 


 

Un altro simbolismo esoterico di questa celebrazione medievale riguarda la Tradizione egiziana, l'asino infatti veniva associato a Seth, fautore della momentanea oscurità e caos causato dallo smembramento di Osiris, che tornerà a ristabilire l'Ordine cosmico.


Seth


Questa festa ha lasciato echi in certi paesi come ad esempio Putignano in Puglia, dove il Carnevale inizia il 26 dicembre, oppure in Spagna dove il giorno dei santi innocenti (28 dicembre) è ricorrenza molto sentita il fare scherzi (con tacito permesso) durante tutta la giornata.


Un altro eco della Tradizione in quello stranissimo e in realtà semisconisciuto periodo che fu il Medio Evo. 



Gianluca Vannucci



sabato 9 dicembre 2023

Santa Lucia: presagio del Sole nascente


Santa Lucia è una delle sante più amate e venerate, festeggiata il 13 dicembre la sua agiografia ci racconta che fu una martire siracusana nata nel 283 e.v. di famiglia nobile e cristiana.

Promessa in sposa aveva però fatto voto di castità, il pretendente quindi la denunciò in quanto cristiana e venne quindi portata davanti al magistrato, ove si rifiutò di fare offerta pubblica, commettendo crimine e attentando allo Stato nonché al Divino.

Fu quindi accusata di ateismo e stregoneria secondo questa fantasiosa ricostruzione e uccisa, in alcune fonti ancor più prive di fondamento storico le vennero tolti gli occhi (evidentemente per giustificarne la devozione popolare).


Al di là dell'agiografia e del fatto che fosse esistita o meno una tale Lucia di Siracusa il culto di Santa Lucia si diffuse presto in tutta la Sicilia e nei secoli in Italia ed Europa.

La collocazione calendariale, il 13 dicembre fece si che per un caso dovuto al vecchio calendario giuliano nei secoli questa data combaciasse col Solstizio d'inverno e quindi divenne il giorno più corto dell'anno. L'etimologia fece il resto, Lucia infatti da Lux divenne la fanciulla che concedeva grazia, qualora adorata, per i problemi della vista, celebre è la formula popolare "Santa Lucia Vergine benigna, la vista e gli occhi ci mantenga".

Il suo culto andò quindi dapprima a coincidere con quello delLa Diva Angerona, nutrice del Sole rinato durante i nostri Divalia del 21 dicembre, e successivamente quando il calendario fu sistemato da Gregorio X, prefigurazione del Sole fanciullo. Andando anche a coincidere con Giunone Lucina o Diana Lucina, patrone delle partorienti che devono appunto dare alla luce una nuova vita, come Angerona ogni anno fa col Sole. In quanto priva di occhi infatti Lucia vede il Sole nascente dentro di sè.

Sempre la collocazione al 13 dicembre la fece coincidere con la data solare delle Idi di dicembre, sacre anche a Cerere/Demetra, Dea delle messi, come conferma la Tradizione siciliana legata alla santa.

Dal tramonto del 12 dicembre infatti in Sicilia e Calabria è rimasta di tradizione il consumo della cuccìa, pasto di grano bollito e vin cotto, derivato diretto dal kykeon greco da cui deriva la stessa parola. A Palermo vige l'astensione dai farinacei e fino a qualche generazione fa i più devoti facevano un digiuno per tutto il giorno. In molte zone della Sicilia si consumava in questo giorno esclusivamente la cuccìa. Questi sono chiari residui rituali della religione autoctona, legata a Demetra e Persefone, con modalità molto simili a quelle dello Ieiunium Cereris romano ma anche a quelle dei Misteri Eleusini, nei quali il kikeon era fondamentale. Ricordando che il culto di Cerere anche a Roma era riservato a sacerdotesse provenienti dalla Magna Grecia e che proprio il sud Italia è la patria del culto delLe Due Dee Damia e Auxesia. Persefone/Proserpina era rappresentata come l'odierna statua di Santa Lucia a Siracusa, ovvero con una spiga di grano in mano e una fiaccola nell'altra, ed era "Lucifera", cioè portatrice di Luce come Hekate . Essa infatti è il Sole nascosto dell' Anima Mundi, che scende fin nei recessi degli inferi per portare Luce proprio ovunque e "attivare" Il misericordioso Ricco Padre, affinché anche le anime dei defunti meritevoli possano essere salvate. Il grano e i suoi semi spesso sono simboli che indicano anche i defunti. 

La vicenda poi dell'amato sposo che non può vivere senza di lei ricorda da vicino il mito di Aretusa, legato all'isola di Ortigia, a Sua volta legata ad Artemide, che con l'epiteto di Lucina in Roma mentre Ilizia in Ellade e Magna Grecia, è patrona del parto, quindi del dare alla Luce.

Santa Lucia in processione, possiamo notare gli attributi demetriaci quali la spiga di grano intesa anche come torcia

Ma non è finita perchè le tradizioni legate alla santa nel nord Italia sembrano invece legate ad altre figure divine.

Se nel sud Italia Lucia sembra essere più legata a Cerere/Demetra infatti al nord lascia spazio a influenze celtiche.

Tuttora in Lombardia Lucia è attesa trepidamente la notte tra il 12 e 13 dicembre dai bambini, che le offrono dei biscotti e un po' d'acqua per l'asinello. Nel folklore infatti Lucia cavalca un asinello e lascia doni ai bambini, in modo molto simile a Babbo Natale ma guai a sorprenderla perchè è velata di bianco e non bisogna osservarla, pena cenere negli occhi.

Tutto ciò ricorda la Perchta, Befania, la figura celto-germanica ipostasi di Frea tipica del periodo solstiziale, il velo inoltre lascia intendere legami isiaci, come La Dea infatti la santa non vuole mostrarsi. Santa Lucia si configura quindi come un mistero inconoscibile, quello del solstizio d'inverno.

Lussi la luminosa

La santa poi è molto amata in Svezia (e torniamo all'identificazione con Frigga) dove è chiamata con evidente venerazione pagana Lussi La Luminosa e raffigurata con una corona di 12 candele rappresentanti le 12 notti ma anche i 12 mesi dell'anno che sta per nascere.

Anche qui come in lombardia i bambini preparano biscotti a spirale dall'evidente richiamo simpatico chiamati lussekatter a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.


Lussikatter, biscotti di Santa Lucia


Analizzando il culto popolare della santa e tutte queste tradizioni possiamo considerare Santa Lucia quale una ipostasi di varie Dee, al sud prevalentemente di Cerere/Demetra e Proserpina /Persefone mentre al nord e nei paesi Scandinavi della Perchta e di Frigga. In generale Santa Lucia coincide anche con Lucina, appellativo comune a Diana e Giunone quali patrone della vista e del parto.

 

Onoriamo quindi La Dea in ogni Sua forma, tralasciando in buona parte la macabra agiografia ecclesiale o vedendola come una fiaba creata come nuova mitologia per nasconderLa e concentrandoci sull'archetipo che si cela dietro la santa, che ricordiamo è un termine pagano latino sanctus, consacrato aGli Dèi.



Gianluca Vannucci



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