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Questo sito tratta in maggior parte del Culto Tradizionale Romano.

Spesso si sente definire la Tradizione: “vecchio culto”, oppure “antica religione”,

il nome di questo spazio tende a sottolineare che il Culto degli Dèi, essendo Essi per definizione “Eterni, Impassibili e Immutabili” non può che essere tale.

Il Fuoco è quello interno in ognuno di noi, il Fuoco di Vesta, ma non solo quello fisico, il ponte cioè che permise a Roma di divenire un vero e proprio Santuario a cielo aperto, spento dal tiranno Teodosio nel 391, è soprattutto la nostra anima.

“Il Fuoco Eterno” si prefigge non solo di raccontare e divulgare la Tradizione dei Padri, ma anche la storia dei nostri Popoli e della nostra Nazione.


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mercoledì 24 novembre 2021

Brumalia: la stagione delle nebbie



Si apriva, in Roma antica e nei Suoi territori il 24 novembre, la stagione delle nebbie: Brumalia.


Un periodo che costituiva un mese esatto andando a concludersi nel periodo del Solstizio d'inverno, quando le tenebre erano definitivamente sconfitte e, di lì a poco, la luce sarebbe tornata con sempre maggior vigore.


Era quindi un periodo di attesa, soprattutto agreste con poca luce e ben poco lavoro, era infatti il periodo dell'anno sotto tutela di Quirino e quindi dedicato ad attività meno agresti e bellicose. Si era appena concluso il periodo delle semine e si prendevano auspici per l'inverno che si appresta ad iniziare.

I contadini sacrificavano il maiale a Saturnus e Ceres, capre a Bacchus mentre magistrati portavano le primizie di viti, olivi, grano e miele ai sacerdoti di Ceres.

Il periodo era infatti dedicato a queste tre Divinità in particolar modo, anche in attesa dei Saturnalia in dicembre. Saturno, Dio italico della semina e dell'agricoltura custodisce i semi, Cerere li porta a maturazione in biondo grano (e quindi il pane) e Bacco consente all'uva e al mosto di tramutarsi in vino, che inebria di gioia e allevia le fatiche dell'uomo.

Nelle campagne si bruciavano foglie e rami secchi autunnali con abbondanti libagioni offerte ai tre Dèi sopracitati e c'era l'usanza di scambiarsi l'augurio "Vives Annos!" traducibile come "lunga vita" secondo Giovanni Lido, che cita questa stagione nel suo De Mensibus.


Il periodo di Brumalia venne così celebrato apertamente fino al VI secolo e.v., quando furono severamente vietate dall'imperatore d'oriente Giustiniano. Un provvedimento in linea con altri suoi della stessa risma: dalla chiusura dell'Accademia di Platone in Atene, alla guerra spietata contro il Regno d'Italia.


Nonostante tutto, alcune cerimonie rimasero in vita a lungo nelle campagne, si ha infatti testimonianza di questi festeggiamenti patrocinati dall'imperatore d'oriente Costantino V (718-775 e.v.) chiamato spregiativamente "Copronimo" e ridotto ad anticristo dagli storici clericali suoi contemporanei, come Teofane.

Molto probabilmente nei secoli questo periodo è stato assorbito nell'avvento cristiano, della stessa durata più o meno e caricato della stessa tensione dovuta all'attesa per il Natale oltre che avente presenza centrale pane e vino.


Gianluca Vannucci

mercoledì 24 febbraio 2021

Terminalia

Consacrazione dell'erma - Fyodor Bronnikov, 1874


 Il 23° giorno di febbraio si celebravano le Terminalia.

Arcaica festività istituita da Numa Pompilio, secondo la Tradizione romana, era una ricorrenza nella quale si celebrava Terminus, Dio dei confini.

Numa infatti, dopo aver stabilito i confini tra i poderi dei Patrizi, li consacrò a Iuppiter Terminalis e stabilì che ogni anno il 23 febbraio si celebrassero le Terminalia, dichiarò che il Dio Termine vegliava sulla conservazione dei limiti e dei confini, e dopo aver distribuito la terra al popolo fissandone i confini, fece edificare un tempio dedicato al Dio sul colle della Rupe Tarpea.

 Il giorno fu scelto perchè era anche l'ultimo del calendario di Numa prima del mese di Martius e chiudeva sacralmente il microcosmo annuale.

In questa giornata i proprietari degli arva confinanti si incontravano all'erma di confine e offrivano farro, incenso e vino al Dio incoronando la statua con una ghirlanda di fiori.

La celebrazione pubblica avveniva al VI miglio della via Laurentina, che portava al Laurentum, poichè questo rappresentava il limite originario dell'estensione dell'Urbe.

"quando la notte è passata che siano celebrati gli onori al Dio che separa e delimita i campi. Termine, che tu sia pietra o sia tronco infisso nel campo fin dalle origini hai potere divino".

Ovidio, Fasti, II

Quando, sulla cima del Campidoglio, le Divinità lì presenti furono exaugurate per far spazio al tempio di Iuppiter Optimus Maximus, si ritirarono tutte senza opporre resistenza tranne Iuventas e Terminus. Fu ritenuto dagli auguri un auspicio riguardo l'eterna giovinezza e la stabilità dei confini di Roma e furono riservati due sacelli dedicati a queste Divinità all'interno del tempio.

In un periodo oscuro e barbaro come questo, in cui qualsiasi identità e confine viene messo in discussione, ricordiamo come i Confini, sia della Patria, che della Civiltà, che della Tradizione, fossero sacri ai nostri Antenati e come Essi siano morti per essi.


Gianluca Vannucci





 

Caristia

 



Al termine dei 9 giorni di Parentalia, durante i quali si visitavano i Manes e si banchettava nei dintorni delle tombe, il 22° giorno di febbraio si tenevano le Caristia, o Cara Cognatio, delle celebrazioni private.
Era un giorno dedicato alla famiglia e dove non si vedevano estranei. 

Ci si ritrovava infatti tutti insieme davanti al Focolare scambiandosi piccoli doni come focacce e vino, pranzando insieme tra familiari e riappacificandosi qualora si fossero avuti screzi. 
Si ricordavano i defunti, salutati nei giorni precedenti, e si offriva ai Lares e al Genio della casa.

Rimase una ricorrenza celebrata a lungo, anche dopo l'imposizione del cristianesimo.
Nelle Gallie il concilio di Tours nel 567 dell'era comune si espresse contro queste usanze, che avrebbero profanato il "giorno di san Pietro" con canti e balli ed ebbrezza in famiglia.

Gianluca Vannucci

sabato 6 febbraio 2021

Februarius


Secondo mese aggiunto da Numa Pompilio al calendario arcaico romuleo, deve il suo nome al verbo februare.

Essendo infatti un mese di transizione verso la primavera, dove la luce si fa sempre più forte ma il clima è ancora gelido i germi all'interno del nostro organismo, aumentati nei mesi passati dentro casa, iniziano a portarci febbri e le forze caotiche tentano un ultimo assalto all'Ordine cosmico.

Per questo motivo Februarius è un mese dedicato alle purificazioni, soprattutto del nostro corpo, dalle scorie e dai germi invernali in attesa del nuovo inizio dell'anno liturgico e produttivo.

Alle Kalendae Februarius i Romani offrivano ad un particolare aspetto di Iuno, Iuno Sospita, "salvatrice". Il culto fu ufficialmente importato in Roma da Lanuvio, città di Enea, nel 338 a.e.v., quando ai lanuvini fu concessa la piena cittadinanza romana.

L'aspetto di questa Iuno è particolare e differente in quanto è raffigurata indossare una pelle di capra, brandendo una lancia e accompagnata da un serpente. Questo, unito all'epiteto Sospita, in quanto è anche Februa, ovvero Colei che causa le febbri, che non sono negative in quanto difesa del nostro organismo nei confronti degli agenti patogeni in particolare quelli causanti la malaria, molto diffusa nel Lazio fino agli inizi del '900. 


Giunone Sospita


In ambito galloromano avvenivano rituali di purificazione notturni, mediante l'utilizzo di acqua calda con erbe e oli essenziali disciolti mentre si accendevano candele in onore della Dea del fuoco e della luce Belisama.

Rituali che sopravvissero al cristianesimo, che cercò di assimilarli neanche troppo velatamente legandoli ad una presunta santa Febronia.

Intorno alle Idi si svolgeva l'antichissimo rituale di fertilità dei Lupercalia (già approfondito nel precedente articolo) in cui il collegio dei Luperci ridendo colpiva le donne astanti girando furiosamente intorno al Palatino con delle fruste di pelli di capro al fine di propiziarne la fecondità. Rito che perdurò nonostante i decreti teodosiani, spingendo papa Gelasio nel 494 a lamentarsi in una lettera della connivenza dei Senatori romani nei confronti della celebrazione.

Dal giorno 13° al 21° erano i Parentalia, giorni in cui i confini tra i mondi si fanno sempre più labili e per questo anche i nostri Mani, i defunti buoni vengono a trovarci. Per questo motivo erano giorni a Loro dedicati, si preparavano banchetti nei dintorni delle tombe e talvolta ci si mascherava dando un senso catartico con schemi che possiamo trovare tutt'ora in Serbia e Bulgaria coi Kuker ma anche nel nostro carnevale, dove senza scomodare il noto Hellequin la maschera veneziana più comune è detta "larva".


larva, tipica maschera veneziana

Il 22° giorno si celebravano i Caristia, una festa privata e familiare nella quale si pranzava insieme e si offrivano cibarie ai Lari Familiari e al Genio protettore della casa mentre il 23° concludeva Febbraio coi Terminalia, celebrazione dedicata a Terminus, Dio dei confini sacri dello Stato ma anche dell'Anno, conclusosi.


Gianluca Vannucci


sabato 16 gennaio 2021

Carmentalia


Le Carmentalia erano celebrazioni che ricorrevano due giorni prima le Idus Ianuarius e due giorni dopo le stesse. In queste occasioni le matrone si radunavano, guidate dal Flamen Carmentalis, nel sacello di Carmenta presso la  porta Carmentalis alle pendici del Capidoglio ove venivano fatte offerte incruente di latte e incenso alla Camena. Nel tempietto era infatti divieto introdurre carcasse o pelli di animali.


Carmenta è un'antichissima Dea oracolare italica della classe delle Camene.

Dea del vaticinio, della mantica, degli incantamenti, della scrittura ma anche del parto e protettrice delle levatrici poiché la parola è vita. La lingua latina, il suo alfabeto sono un Suo dono e sempre i carmina, i canti sacri, vengono da Carmen-ta. Essa infatti usava vaticinare in versi e si prese a chiamare carmen la cosa detta nella stessa forma.

Secondo la mitostoria romana inoltre fu madre dell'eroe Evandro, avuto da Mercurius, re dell’Arcadia stabilitosi nel Palatino. Virgilio ci tramanda che Carmenta annuncia ad Evandro la futura grandezza di Roma, mentre Servio che a quel tempo le “carmentis” sono sinonimo di “veggenti”.

Carmenta - Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris, 1362

La divisione in due parti della celebrazione a Lei dedicata è dovuta ai Suoi tanti epiteti che coincidono con le  funzioni della Dea.

Due giorni prima delle Idi era invocata come Antevorta mentre due giorni dopo Postvorta, rispecchiando la capacità di vedere il futuro e il passato ma anche di decidere la posizione del nascituro.

Nel mezzo le Idi di gennaio, sacre a Iuppiter Stator, Giove Statore, invocato da Romolo durante la battaglia del lago Curzio contro i Sabini, affinché i Romani non fuggessero dinanzi al pericolo anche se in svantaggio, ma anche reggitore del Cosmo attraverso la Sua Legge paterna. Ciò rientra nell'ottica oltre che del nostro microcosmo annuale, gli inizi dell'anno, nel macrocosmo della creazione, nel quale Ianuarius rappresenta il principio del sensibile, che ormai va manifestandosi.


Gianluca Vannucci

domenica 3 gennaio 2021

Ianuarius


Ianuarius è il primo dei due mesi introdotti da Re Numa nella riforma del calendario romuleo, che era composto solamente da 10 mesi.

Il mese è ovviamente consacrato a Ianus, Dio degli Dèi e degli Inizi, custode delle Porte e dei passaggi ma anche, nella mitostoria romana, primo sovrano del Lazio e Colui che istituì il romano ritu. Patrono del culto originario del vischio, del farro, del miele e dell'idromele, bevanda rituale arcaica prima del vino. Non a caso è il primo Dio invocato in qualsiasi rito romano.


Busto raffigurante Giano, Musei Vaticani

Prima della riforma di Numa l'anno iniziava in Martius, che rimase come inizio dell'anno liturgico e militare. Mentre le Calende di Ianuarius assunsero sempre più la funzione di capodanno civile e, a partire dal 153 a.e.v. col Console Quinto Fulvio Nobiliore, si stabilì che la nomina dei consoli e il rinnovo di ogni magistratura avvenisse il 1 gennaio.

Se dunque nel nostro microcosmo Gennaio rappresenta l'inizio dell'Anno, nel macrocosmo corrisponde idealmente all'inizio del Cosmo, alla creazione del sensibile. 

Analizzando le festività del calendario romano di questo mese la cosa è ancor più evidente:

alle Kalendae troviamo la festa di Ianus Consivius, ovvero nell'aspetto di seminatore, creatore del genere umano e come ogni Calenda è sacra anche a Iuno.

Inoltre venivano onorati anche Aesculapius, altissimo Dio medico guaritore, con processione dei serpenti a Lui sacri, e Vediovis, il Giove Fanciullo.

Vi è poi la celebrazione, mobile, dei Compitalia, dedicata ai Lares Compitales onorati presso gli incroci (soprattutto i trivi, dove tutt'ora si trovano Larari con madonnine), i nostri Antenati primordiali e valenti, che fondarono e difesero la nostra Terra millenni e secoli orsono, ormai al riposo nelle Isole Beate.

Mentre alle None si ricordava Vica Pota, l'arcaica Victoria romana.

L'undicesimo giorno era sacro a Iuturna, antica compagna di Ianus e Dea delle sorgenti e qui notiamo farsi sempre più forte il simbolismo: le sorgenti, che scaturiscono, possono essere anche le acque del travaglio o la fonte primigenea della Creazione; non a caso 2 giorni prima delle Idi troviamo Carmenta, nel Suo Aspetto di Antevorta che significa che vede davanti quindi al futuro e due giorni dopo le Idi nel Suo aspetto di Postvorta, al passato. Carmenta È una Camena, una classe di Dee che si manifestano attraverso la Parola, il canto, la mantica e gli incantamenti. Si deve a Carmenta la nascita dell'alfabeto, della lingua latina e soprattutto del carmen, il canto sacro, il Suo nome viene proprio da questo. Ma come tutte le Camene, protettrice anche delle puerpere e legata ai parti, poiché con la creazione nasce dalla vibrazione sonora.

Fu sempre una Camena, Egeria, che suggerì a Numa le sue riforme religiose., e diversi poeti romani tra cui Quinto Ennio, si dichiaravano ispirati da Loro.


Numa Pompilio riceve dalla Ninfa Egeria le Leggi di Roma - Felice Giani, 1806

Le Idi invece, tra i due aspetti di Carmenta, sono sacre a Iuppiter Stator, che è sì Colui che invocato da Romolo fermò i romani dalla fuga durante la guerra contro i sabini ma anche, come insegna Seneca, che regge (statore) il Cosmo, con la Sua Legge.

Ecco che la creazione del sensibile è compiuta, il resto delle feste, in fase calante, sono a carattere agricolo. Troviamo infatti i Paganalia, feste legate ai vari pagi (i villaggi), e alle loro Divinità tutelari; e le Ferie Sementive, feste mobili che segnavano il termine della stagione della semina. Venivano onorate  Tellus e Keres, festeggiando i primi germogli, e, in ottica macrocosmica il germoglio del creato e, nel nostro intimo, di quanto abbiamo seminato.

Annum novum faustum felicem vobis!

Gianluca Vannucci

lunedì 21 dicembre 2020

Dies Natalis Solis Invicti

Se i Saturnalia antichi terminavano il 23 dicembre in epoca imperiale si estesero de facto fino al 25 dicembre.

Nel 274 e.v. infatti, l'Imperatore Aureliano, figlio di una sacerdotessa del Sole, introdusse a Roma il culto di Sol Invictus, statalizzandolo e indossando egli stesso nelle cerimonie una corona a raggi, ed edificando un tempio sulle pendici del Quirinale con un nuovo corpo di sacerdoti, trasferiti a Roma da Emesa in Siria: i Pontifices Solis Invicti.

Astronomicamente il giorno del solstizio cade il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il Sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più flebile di luce e calore, per tornare vitale e vittorioso sulle tenebre, che lo attanagliano da mesi.

Il 25 dicembre, giorno che veniva celebrato nel culto del Dio come Dies Natalis Solis Invicti non solo si incastonò perfettamente all'interno del ciclo dei Saturnali, festività ampiamente apprezzate in Roma e in tutto l'Impero, e anzi li sugellò.

Il Sole Invitto che si manifesta, dopo 4 notti, custodito dalla Diva Angerona rappresenta l'ideale conclusione dei Saturnali. Dopo il disordine, la rottura dei tabù sociali, i divertimenti e i banchetti concessi dal regno di Saturnus si torna all'Ordine cosmico: le giornate tornano ad allungarsi, la Luce vince le tenebre e il Sole Fanciullo concede un nuovo inizio, la nuova Età Aurea e, nel nostro microcosmo, il nuovo anno denso di auspici.




Il Natale del Sole restò celebrazione ufficiale statale fino al 380, quando Teodosio l'Empio coadiuvato da Graziano soppresse (ufficialmente) qualsiasi culto non cristiano ortodosso niceno.

Ancora nel 460, il papa Leone I sconsolato scriveva:

«È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.»

Checchè se ne dica, oltre alla data del 336 e.v. in cui si sarebbe per la prima volta ufficializzato, curiosamente le prime testimonianze della celebrazione del Natale cristiano le abbiamo proprio dai sermoni di Gregorio di Nissa, risalenti al 380. e.v.

I cristiani infatti anticamente non festeggiavano questa data, anzi non festeggiavano proprio la natività. Gli gnostici e anche i primi cristiani celebravano l' Epifania facendola coincidere anche col battesimo nel Giordano e l'anniversario del miracolo di Cana prediligendo quindi come grande festività il 6 gennaio. 

Il Natale di Cristo festeggiato il 25 dicembre fu una scelta successiva, del V secolo e dettata dal fatto che i Gentili festeggiavano la ri-nascita del Sole Invitto come testimoniato da Jacob Bar-Salibi, un vescovo siriano del XII secolo: "La ragione per cui i padri della chiesa spostarono la celebrazione dell'Epifania dal 6 gennaio al 25 dicembre fu questa, dicono: era consuetudine dei pagani festeggiare proprio il 25 dicembre il compleanno del Sole, e accendevano luci per esaltare il giorno, invitando e ammettendo i cristiani a questi riti. Quando, quindi, i maestri della chiesa videro che i cristiani propendevano per questa consuetudine, escogitarono una strategia, fissando la celebrazione del vero Sorgere del Sole in questo giorno, e ordinarono che l'Epifania fosse festeggiata il 6 gennaio; e questa prassi è stata mantenuta fino ai giorni nostri insieme all'accensione delle luci."

Gianluca Vannucci







domenica 13 dicembre 2020

Saturnalia, la Settimana Sacra


Dopo le Faunalia Rustica, durante le quali si chiedeva a Faunus di essere propizio al bestiame e di vigilare sulla natura selvaggia affinché non danneggiasse quanto faticosamente guadagnato durante la stagione fertile; e dopo, quindi, la simbolica lotta tra i krampus e Saturnus sotto le vesti di San Nicola in tempi più moderni, la tendenza calante dell'anno si inverte nella seconda metà di dicembre, sfociando nei Saturnalia. 

Un ciclo di festività della durata di una settimana, fortemente sentito e celebrato nella Tradizione religiosa romana e in tutto il mondo antico, come dimostrato anche dal notissimo testo del divino Macrobio, "I Saturnali", nel quale col pretesto del convivio si discute su disparati temi filosofici e religiosi tra personaggi illustri del passato romano-italico.

Un momento di stallo insomma, del resto la Settimana Sacra ha al suo interno il Solstizio, prima che la Ruota torni a girare. Il velo plumbeo del vecchio Re, rivelatosi in questi giorni, lascia intravedere il futuro dell'età dorata

Nel mito, Saturnus cercando rifugio e accompagnato dall'Abbondanza, giunge in Italia fuggendo dal Figlio irato Zeus (identificato con Iuppiter italico) all'epoca del regno di Ianus, il primordiale Dio degli Dèi.

Qui concede al Dio il dono di vedere passato e futuro e, diventato il secondo Re, agli uomini di Hesperia insegna l'agricoltura.

Ma raggiunto da Iuppiter, Saturnus è costretto ad occultarsi nei recessi del Latium, il centro d'Italia-Hesperia, della Saturnia Tellus.

Il Dio latente si risveglia ogni anno durante le Sue feste, i Saturnali appunto, tornando a regnare e riportando brevemente il mondo al ricordo dell'Età dell'Oro, il Suo regno, quando gli uomini erano in simbiosi con gli Dèi e la natura, non invecchiavano e non conoscevano preoccupazioni o lavoro, si nutrivano di ghiande e il miele stillava dai rami... e quando giungeva il loro momento, dopo lunghissimo tempo e senza accorgersene, se ne andavano nel sonno.

In memoria di questo tempo mitico e felice durante i Saturnali, che duravano dal 17 al 23 dicembre, i ruoli della società erano invertiti e i tabù infranti, come l'ordine cosmico, in attesa del ritorno all'età aurea e all'ordine. Per cui non si lavorava, i tribunali erano chiusi, era proibito iniziare guerre, i servi venivano serviti spesso anche dai proprio padroni in quanto la loro autorità verso di essi era momentaneamente sospesa e si banchettava incessantemente. Era inoltre l'unico periodo dell'anno in cui era concesso il gioco d'azzardo, tutt'ora infatti è tradizione giocare a tombola durante le festività natalizie.

I GIORNI DELLA SETTIMANA SACRA

17 dicembre - Saturnalia

Primo giorno dei Saturnalia e inizio delle celebrazioni. Gli schiavi sono temporaneamente liberati dall'autorità dei padroni e iniziano i banchetti, le feste e si gioca d'azzardo, il cui ricavato in parte veniva donato agli indigenti.

Il 17 dicembre corrisponde anche alla dedica del Templum Saturni nel Foro, avvenuta nel 497 a.e.v.. All'interno di esso era conservato l'aerarium di Stato, una bilancia per i pagamenti e la statua di Saturno, velata con in mano una falce, cava e riempita di olio.

La statua aveva le gambe legate con bende di lana, che venivano slegate solo in occasione dei Saturnali.

Come detto sopra Saturnus, Satres in etrusco, insegnò l'agricoltura, è un Dio legato ad essa, alla semina e alla concimazione, soprattutto ai semi, come è intuibile dall'etimologia da serere, seminare e dal falcetto che tiene in mano. Un Suo Daimon è Stercutus, associato al concime.

Un Dio che tramuta il letame in grano, il piombo in oro, la fine dell'anno in nuovo inizio, l'età oscura in età aurea. Dall'agricoltura all'ordine cosmico, un Signore del Karma che distribuisce a ognuno in base a ciò che ha seminato.


Saturno - Museo archeologico nazionale di Napoli - I sec. e.v.

18 dicembre - Eponalia

Il secondo giorno di Saturnalia era dedicato alla celebrazione di Epona, importantissima Dea gallica ma presto venerata anche dai Romani, che conobbero il Suo culto nel nord della Penisola.

Dea dei cavalli, delle stalle, patrona della cavalleria  ma anche Regina e guida delle anime, come Rigantona (Grande Regina) l'altro Suo nome lascia intendere, che accompagna il cavaliere nel suo viaggio intramondano. L'anima dei cavalieri e dei devoti tra i Mondi fino all' iniziazione ultima, che libera dall' oblio della generazione.

E anche guida del Sole intellettivo in queste fredde notti di riuros.

Il Suo ricordo si protrasse per tutto il Medioevo gallese sotto la figura di Rihannon.

Epona rilievo galloromano - Museo Archeologico Nazionale di Saint-Germain-en-Laye


19 dicembre - Opalia

Festa di Ops, divina sposa di Saturnus e Dea dell'abbondanza. 

Ad Opi furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l’altro nella Regia che si trovava nel Foro, dove c’era una cappella (Sacrarium Opis) in cui potevano entrare solo le Vestali e il Pontefice Massimo e dove, secondo la testimonianza di Festo, era custodito un particolare tipo di vaso che veniva utilizzato nei riti effettuati nel sacrario.

Il culto di Ops fu introdotto a Roma dal re sabino Tito Tazio in prima epoca monarchica.

Ops è la Divinità dell'abbondanza, protettrice del ricco raccolto.                                          Essa infatti veniva associata nel culto al Dio Consus, protettore del grano immagazzinato nei silos sotterranei. Le festività legate a Ops, detta appunto Consiva cadono sempre quattro giorni dopo quelle di Consus (21 agosto e 15 dicembre).


20 dicembre - Sigillaria

Vigilia del Solstizio e Sigillaria, festa di origine pelasgica molto arcaica nella quale ci si scambiavano come doni figurine di cera o creta dette appunto sigilla.

Oltre ad esse si regalavano dadi, astragali e giocattoli ai bambini e si preparavano biscotti aspettando il Solstizio.

Il Pontefice Pretestato afferma, nei Saturnali di Macrobio, che i sigilla sarebbero ex voto in sostituzione di vittime sacrificali dei riti pelasgici o argivi.

I sigilla potevano avere fattezze di uomini comuni o di Divinità come Diana, Hercules, Victoria ma molto più spesso dei Lares Familiares. Numerosi negozietti temporanei adibiti alla vendita delle stesse sorgevano presso le vie durante l'epoca imperiale.

Sembra che proprio dalla tradizione dello scambio dei sigilla derivi il presepe.



21 dicembre - Divalia

La Notte del Solstizio, dedicata alla Dea del Silenzio, Angerona, che custodisce il Sole Bambino nella notte più buia dell'anno e che Lo aiuterà a rinascere dopo un travaglio di 3 lunghe notti grazie al silenzio e alla Meditazione. Essa guarisce dalle angosce, questi sono infatti gli angusti dies, i giorni angusti, stretti, poiché le ore di luce sono pochissime e ciò porta in noi depressione e sconforto ottenebrando nel dis-ordine animico il nostro Sole interiore. Come trae dalle tenebre il Sole esteriore fa si che anche il nostro, interiore, possa illuminare invitto la nostra Anima, purificandola e donandole intelletto e nuovo vigore.

Il 21 dicembre i pontefici si recavano al sacello Volupiae, vicino alla Porta Romanula, sul fronte settentrionale del Palatino, per un'offerta.

In questa cappella si trovava la statua della Dea, con bocca bendata e l'indice col gesto che impone il silenzio.

Durante i Divalia si offriva anche ad Hercules, il Figlio di Giove Padre, che ha più volte aiutato l'umanità a liberarsi dalle angosce, a elevarsi, a redimerla attraverso saggi consigli (offrire statuette al posto di uomini, teste d'aglio invece di quelle umane) e ad avvicinarsi così al Divino.



22 dicembre - Lari Permarini

Sesto giorno di Saturnali e anniversario della dedica del tempio dei Lari Permarini.
Essi erano i Lares predisposti alla protezione della navigazione e venivano posti in un larario sulla prora delle navi romane.

Secondo i Fasti Prenestini il tempio dei Lari Permarini si trovava presso la Porticus Minucia.

23 dicembre - Larentalia

Settimo e ultimo giorno dei Saturnali nel quale veniva ricordata e celebrata Acca Larentia, nutrice di Romolo e Remo nella palude del Velabro.

Secondo la tradizione fu moglie del pastore Faustolo che trovò i due gemelli, e decise quindi di prendersene cura.

“quando l'acqua bassa lasciò in secco la cesta galleggiante nella quale erano stati abbandonati I Bambini, una Lupa assetata proveniente dai monti dei dintorni deviò la sua corsa in direzione del loro vagito e, accucciatasi, offrì loro il suo latte con una tale dolcezza che il pastore capo del gregge reale pare si chiamasse Faustolo la trovò intenta a leccare i due Neonati. Faustolo poi, tornato alle stalle, li diede alla moglie Larenzia affinché Li allevasse.”

Suoi figli erano anche i 12 Arvali, uno dei primi collegi sacerdotali romani, dediti al culto di Dia.

Akka in sanscrito significa "madre". Infatti fu identificata come Mater Larum(di Romolo e Remo appunto) e con la Dea sabina Larunda, non a caso in questi giorni si celebravano anche i Lari e i Larentalia erano officiati dal Flamen Quirinalis, il Flamine preposto al culto di Quirino (Romolo asceso a Nume).

Acca era infatti un'antichissima divinità della palude Velia, identificabile con la Lupa di Roma stessa.

Per il carattere di giorno di ricordo degli antenati era piuttosto tetro nonostante facesse parte dei Saturnalia, ma una volta compiuta una offerta di vino e incenso da parte del Flamine Quirinale sulla simbolica tomba di Acca, la giornata tornava propizia, si riprendevano le celebrazioni e si chiudevano i Saturnali.



Gianluca Vannucci






sabato 5 dicembre 2020

Faunalia Rustica


Dicembre corrisponde, nel microcosmo annuale, al periodo di Caos precedente all'ordinamento della materia, il passaggio dall'età oscura a quella aurea.

Anche per ciò il pio Numa forse pose la festività dei Faunalia Rustica proprio intorno alle Nonae del mese, dal 5 all'8, un preludio caotico dei Saturnali e del successivo ritorno dell'età aurea.

Si accendevano così fuochi propiziatori odorosi di incenso e fronde di pino sugli altari e fino alle ore notturne si tenevano danze, utilizzate dai sacerdoti Salii al fine di invocare la protezione di Faunus sul bestiame.

I buoi erano liberi dal giogo e gli animali in genere erano esentati dal lavoro.

In onore di Fauno poi si sacrificava un capretto, le cui carni erano consumate dai presenti insieme a notevoli quantità di vino fino al mattino.

Un'accurata descrizione della ricorrenza ci viene dal poeta Orazio, che nelle sue Odi (3, 18) scrive così: "O Fauno, che ogni ninfa rincorri per amore, sui campi assolati della mia terra cammina leggero e allontanati quieto dai piccoli del gregge, se a fine d'anno ti sacrifico un capretto e la tazza, che accompagna l'amore, è ricolma di vino e l'antico altare avvolto di fumo odoroso. Per la tua sagra il cinque di dicembre giocano fra l'erba tutti gli animali e nella valle, liberati i buoi, il villaggio si distende in festa; fra agnelli indifferenti si aggirano i lupi e in tuo onore il bosco si copre di foglie; battendo a ritmo la terra maledetta gli uomini danzano felici."

Una festa per celebrare la fine dei lavori agricoli con l'arrivo dell'inverno, ma anche accattivarsi la protezione di Fauno nei confronti del pascolo del bestiame.

Faunus è un'antichissima Divinità pastorale italica, legata al mondo rurale e pre-urbano.

Proteggeva il bestiame dall'attacco dei lupi predatori e dalle insidie agresti, e per questo era chiamato Lupercus (epiteto utilizzato anche durante l'altra Sua grande celebrazione purificatoria verso la primavera, i Lupercalia) e in quanto lupo Egli stesso; ne favoriva e regolava la fertilità e quindi l'aumentare delle greggi e per questo era detto Inuus, "penetratore" in senso fecondante, Dio dei pascoli e della campagna.

Il Suo culto fu introdotto da Numa Pompilio ufficialmente ma è una Divinità veramente arcaica, istitutore dei Luperci.


Satiro della valle, II-I sec. aev, Musei Capitolini, Roma

È, nella mitologia, uno dei mitici re del Lazio arcaico, nipote di Saturnus l'aureo Sovrano, Figlio di Kirke e poi genitore (con la palustre Marica) di Latino, progenitore dei latini.

Ma era chiamato anche Fatuo, in quanto fu Lui a rivelare agli uomini il dono della parola, e a insegnare agli stessi a comunicare con il Creato grazie alla lingua della natura

Numerosi oracoli erano a Lui consacrati nel folto dei boschi, dove tramite il fruscìo del vento tra le fronde, i canti degli uccelli concedeva vaticini negli arcaici versi saturnii, versi coi quali furono composti anche il Carmen Saliare e quello Arvale.

Detto anche Incubus in quanto datore di responsi attraverso i sogni o l'estasi alcolica.

Rivelò a Numa, in cambio di vino, i corretti riti, le metriche, la ritmica dei canti e le danze derivanti dal linguaggio animali agli Antenati e sempre a Numa rivelò il modo di parlare correttamente a Iuppiter.

Una Divinità benevola e protettrice insomma che lo vede contrapposto a Selvans, Divinità etrusca e poi italica dei confini e delle silvae, cioè delle foreste selvagge e incolte e che appunto rappresentano il confine tra la civiltà dell'uomo, anche magari agricola, e la natura selvaggia e le sue regole, tra il caos e l'ordine (lo Ius) tra le tenebre invernali e la luce, tra la morte e la vita...


Statuetta etrusca di Selvans

Un Dio, Silvanus, che Varrone ci dice essere molto nocivo per le donne incinte la cui intromissione nelle case si scongiurava attraverso un antichissimo rituale in queste notti invernali

nel quale tre uomini, girando attorno la casa di notte, evocavano Intercidona colpendo con un'ascia la soglia di casa, Pilumnus con un pestello e infine Deverra spazzando con una scopa di saggina a Lei consacrata la soglia.

Silvano era particolarmente pericoloso, oltre che per le donne per i bambini, pericolosità rimasta a livello popolare attraverso le fiabe che narrano di boschi oscuri nei quali ci si poteva perdere che nascondevano pericolosi lupi, che forse si riferiscono proprio al fare i conti con l'oscurità del proprio Io e comunicare col Signore del bosco.


La ricorrenza dei Faunalia Rustica è sopravvissuta a livello popolare in moltissime parti d'Europa soprattutto nell'arco alpino ma non solo (in Italia Lombardia, Veneto e Friuli ma anche Sardegna ad esempio) attraverso la Tradizione dei Krampus, che hanno diverse varianti, nonostante l'inquisizione e i tentativi prima delle autorità cristiane poi dei regnanti austriaci di estirparla.

In questi giorni gli uomini di quelle zone impersonano i fauneschi krampus, vestendosi con maschere, corna di caproni e pellicce. Andando in giro per le città minacciando e impaurendo soprattutto donne e bambini fino a che non vengono ammansiti da Saturno, ormai sostituito da San Nicola, che conseguentemente costringe i krampus a portare doni ai bambini impauriti finché se ne andranno con Lui.


Krampus in Trentino

La simbologia è abbastanza evidente: il Sovrano dell'Età dell'Oro, Saturnus, torna e "addomestica" Silvanus, il disordine in-civile, che diviene Faunus e dona all'uomo i segreti della natura. 

Nasce dunque il Dorato Fanciullo, le giornate si faranno più lunghe e ricomincerà l'età aurea sotto rinnovati auspici.


Gianluca Vannucci






lunedì 2 novembre 2020

November


Il mese di November è un mese di pausa, come se il tempo fosse sospeso, dalle fatiche agrarie.

In questo mese i contadini romani pagavano l'affitto e si saldavano i debiti in generale, senza lavorare per i prossimi mesi.

Come già detto nell'articolo Trinuxtio Samonii inoltre vi era appunto per i Galli tra ottobre e novembre la festa di Samonios, che consisteva in un vero e proprio capodanno.

I Romani aprivano il Mundus l'ottavo giorno di novembre, che metteva in collegamento i mondi : Supero, agreste e Infero, i confini si fanno più sottili e per un gran periodo.

È insomma un mese in cui tutto tace, l'oscurità prevale definitivamente, come durante le tenebre primordiali, i semi sono affidati alle cure di Tellus e Proserpina, in un modo molto simile alle anime, affinché possano sbocciare nuovamente, e anche il Sole, ormai lontano dal nostro mondo in questo periodo, in attesa della Rinascita.

FESTE DI FERONIA

Alle Idi del mese si onorava Feronia, Divinità italica ampiamente onorata in Etruria e nei territori sabini oltre che nel Lazio.

Come suggerisce il nome (da ferus, selvaggio) è la Dea che tutela la natura selvaggia e che la rende amichevole e al servizio dell'uomo. Trasforma l'incolto in colto, il disordinato della natura selvaggia in ordinato. 

Porta come animale simbolo il lupo e protegge le selve dai cacciatori non rispettosi della natura, al contrario è benevola coi pastori e i cacciatori rispettosi.

Essa non voleva essere onorata nelle città, ma solo in appositi santuari lontani  e meglio ancora nelle selve, i più importanti erano il Lucus Feroniae e ai piedi del monte Soratte.  Narra infatti Virgilio che quando, a seguito di un incendio, le statue della Dea erano in procinto di essere traslate per poter essere salvate, il bosco torno immediatamente verdeggiante, affinché fossero lasciate nel lucus.

Inoltre dice Plinio che ogni torre e costruzione venisse folgorata fra Terracina(Anxur) e il santuario di Feronia. Esso doveva essere un luogo franco di pace naturale per i popoli.

Proprio ad Anxur era il Suo santuario, collegato all'imponente tempio di Iuppiter Anxurus, il Giove Fanciullo, incendiato, profanato e occupato dai monaci benedettini, possiamo ancora trovare una Madonna con bambino al suo interno.



Il culto di Feronia era molto sentito da tutti gli italici, diversi oggetti votivi ed ex voto di mani e piedi, furono trovati nel lucus di Capena.

Veniva infatti onorata per il Suo potere traumaturgico, curativo delle Sue sorgenti insieme a Soranus ai piedi del Soratte, oltre che per il benessere delle messi.  Era molto adorata anche dagli schiavi poiché presiedendo ai mutamenti dal ferino al domestico poteva presiedere anche al mutamento sociale degli schiavi, che da "morti" giuridici venivano a una nuova vita civile se meritevoli e giusti. Su una panca del Tempio di Anxur era così scritto: "Beneameriti servi sedeant, surgant liberi", "i servi meritevoli che vi si siedono si alzano liberi".

Il mese di Novembre era forse a Lei dedicato, affinché custodisse la Natura, in attesa del Suo risveglio.


Gianluca Vannucci




giovedì 29 ottobre 2020

Trinuxtio Samonii, l'inizio dell'anno oscuro


Samonios era il nome gallico del mese fra Ottobre e Novembre e significa più o meno "fine dell'estate", questo perchè con esso ha inizio la parte oscura dell'anno.

Proprio in questo mese, (che per i Galli inizia al primo quarto di Luna, quindi all'incirca alle Nonae romane) cadevano le Tre Notti di Samonios, in fase di Luna calante.

Era quindi per i Galli e tutti i popoli celti, una festa di primaria importanza, che coincideva con l'inizio dell'anno, come se la scarsa luminosità di questo periodo coincidesse con l'oscurità primordiale, antecedente alla creazione del mondo sensibile.

Anche i Romani in questo periodo (8 novembre) aprivano il Mundus poiché i confini tra i Mondi si fanno più sottili, i Manes dei nostri Antenati sono liberi di vagare per il nostro mondo.

Pertanto ogni conto veniva saldato sia fra pari che col Rix, la ruota del Karma riparte, si festeggiava e si facevano banchetti religiosi in onore dei defunti. I Druidi dicevano addirittura ai ragazzi di vandalizzare, mascherati da spiriti, le case e proprietà di chi si era comportato in modo empio nei confronti degli Dèi e la comunità.

I Galli come sappiamo grazie al Divo Iulio, si ritenevano figli di Dis Pater e credevano, come in realtà tutte le tradizioni europee, nella metempsicosi però in modo più evidente.

Il Torque è in questo un chiaro riferimento: il cerchio spezzato del Samsara, delle reincarnazioni e il raggiungimento della consapevolezza.

Del resto anche nel calderone di Gundestrup troviamo come il Dio Sucellos faccia entrare nel calderone della rinascita umili soldati che ne escono migliorati, gaesati e cavalieri bardati con armature.

Particolare del calderone di Gundestrup

Ma le Tre Notti di fine estate sono anche connesse col Dio Cornuto, antichissima Divinità pan-indoeuropea Le cui immagini si trovano dalla Val Camonica fino alla Valle dell'Indo sotto forma di Pasupati, forma primordiale di Shiva.

E Trinuxtion Samonii coincide con la visibilità delle Pleiadi nelle notti sempre più lunghe, che hanno la forma di un Lingam, e il loro tramonto in ottobre.

Simbolismo sivaita che troviamo anche nel Kernunno del calderone di Gundestrup che con una mano tiene il serpe cornuto, il pene, e dall'altra il torque, a mo di vagina. L'antica simbologia del Lingam. Egli infatti è Signore della morte ma anche della vita e del suo perpetuo ciclo, colui che può aiutarci a spezzare il ciclo, se viviamo una vita giusta e virtuosa, secondo il Mos arcaico.

Dio cornuto, particolare del calderone di Gundestrup

La celebrazione perdurò a lungo, anche perchè le feste cristiane dei morti si erano limitate a parassitare i Lemuria romani di maggio, mese tutt'ora dedicato alle anime del purgatorio.

In Irlanda la festa è nota col nome appunto di Samhain che comprendeva anche il festeggiamento dell'unione del Padre Dagda con Morrigan, ipostasi irlandesi dei gallici Sukellos e Nantosuelta.

Nel 738, vedendo che il popolo si ostinava a festeggiare i morti attorno a queste date, Gregorio III spostò la festa dei santi dal 13 maggio al 1 novembre e solo nel X secolo la festa dei morti il 2 novembre, anche se la festa rimase dai connotati pre-cristiani praticamente fino alla seconda guerra mondiale.

Nel 1231 abbiamo notizie del concilio di Rouen che proibisce, pena la morte, di danzare nel cimitero per le feste dei morti e banchettare vicino le tombe, seguito nel 1305 da un altro provvedimento che impedisce qualunque attività nei cimiteri e l'uso di maschere "sataniche" e analoghi divieti si hanno fino al termine del 1600 senza successo, neppure i protestanti riuscirono a sradicarla e sbarcò in America coi coloni europei.

Per la festa dei morti in Cisalpina era ed è uso intagliare le castagne formando un sorriso e farle caldarroste, lasciando un posto vuoto a tavola per i defunti.

In Romagna, come ricordato anche dal Pascoli, l'11 novembre è l'Istè dij mòrt, l'estate dei morti (addirittura permane proprio il significato gallico di fine estate), ed era il giorno in cui si saldavano i debiti, si pagava l'affitto. Per tutto il periodo si prepara, almeno nel riminese, un dolce tipico, la "pida di mort", la piada dei morti.

Pida di mort

A Sant'Arcangelo di Romagna l'11 novembre si appendono delle corna sull'arco cittadino per la "Fiera dei Becchi", una gioiosa festa che riempie le piazze del centro ogni anno.

In Lombardia e Sicilia è la notte delle lumere, zucche intagliate con una candela al loro interno, esse sono appunto un lumino per i defunti.

In Sardegna troviamo il "Su Mortu Mortu", ossa e pane dei morti nel centro Italia, in Liguria il dolcetto per bambini Ben dei Morti, "l'anime de le morte" in Abruzzo, in Calabria si fa un banchetto vicino alle tombe, come gli etruschi e i romani.

Non solo infatti nell'areale gallico antico si celebrano queste feste dei morti, anche in ambito meridionale e greco vi erano celebrazioni in onore di Plutone e Persefone, custodi misericordiosi dei defunti.

I nonni raccontano che si festivano da fantasmi, con lenzuoli e faccia di cenere, e andavano a sbattere le finestre delle case di notte finché non gli venivano date caldarroste o dolci. Anche il mascherarsi è un antico lascito: i romani (gli italici) durante i Parentalia, le feste dei morti di febbraio, usavano farlo al cimitero e durante il banchetto, per funzioni apotropaiche e catartiche.

Tutto ciò purtroppo è stato perduto col dopoguerra che ha azzerato le menti del popolo italiano sotto la livella del capitalismo asettico, ateo e materialista.

Oggigiorno Samonios sopravvive  nella sbiadita festa di Halloween, che non è affatto una "stupida americanata" come la definisce qualche politico o una festa "aliena alla nostra cultura", come dicono i cristiani e certa gente che magari possiede un telefonino americano, pranza al fast food e pubblica sulle reti sociali le sue baggianate depensanti.

Non festa "oscura", "diabolica" ma auspicio luminoso, affinché torni la stagione della Luce e del benessere.



Gianluca Vannucci




lunedì 12 ottobre 2020

October Equus

Come già detto il mese di Ottobre è sacro a Marte, poiché la stagione agricola e bellica e con essa la parte produttiva dell'anno, veniva a concludersi.

La più importante ricorrenza era l'October Equus (il cavallo di ottobre) che si teneva alle Idi del mese, e consisteva in un particolare rituale nel quale si sacrificava un cavallo al Dio.  




Il rito, descritto da Festo ma non solo, si svolgeva pressappoco nel modo seguente:

dopo una corsa di bighe, il cavallo di destra della vettura vincente veniva consacrato e sacrificato a Marte dal Flamine Marziale presso il Campo Marzio.

Venivano poi separate la testa e la coda dell'animale; a quel punto avveniva un'accesa competizione tra due quartieri romani, quello della Via Sacra e quello della Suburra, che si contendevano la testa. Infatti i vincitori a seconda del quartiere, avrebbero affisso la testa nella Regia o nella Torre Mamilia.

La coda invece, veniva portata più in fretta possibile nella Regia affinché, ancora grondante sangue, esso potesse gocciolare sul fuoco in sacrificio.Su questo passo alcuni hanno ipotizzato che potesse in realtà trattarsi del pene del cavallo, in realtà siamo piuttosto certi che fosse la coda, in ogni caso anch'essa simbolo di fertilità per la forma e per gli zampilli ematici.

Verrio Flacco fa sapere di come la testa venisse poi ornata con pani ob frugum eventum.  L'ultimo prodotto del grano annuale insomma, in ringraziamento al raccolto difeso da Mars al confine e alle propizie sorti belliche della stagione conclusa.

Il cavallo è animale bellicoso, molto importante e legato senza ombra di dubbio a Marte infatti non era considerato edibile o atto ad altri particolari usi.

L'October Equus fu una ricorrenza molto importante e sentita, tant'è che ne è dimostrata la sopravvivenza nel 354 attraverso il Calendario di Filocalo, in cui la festività è annotata.


Tale rito inoltre consta di importanti similitudini, come provato da Dumezil, col rito vedico dell' ashvameda. In India infatti gli ksatriya (la casta guerriera) sacrificavano un cavallo particolarmente abile nella velocità, sempre alla destra del carro vincente.

L'animale veniva lasciato vagare per un anno liberamente, seguito da soldati col compito di difenderlo da altri popoli.

Al termine dell'anno il cavallo veniva sacrificato a Indra in onore del rajan e veniva diviso in tre parti, ognuna simbolo di una qualità propizia per un regnante: l'energia spirituale (la testa), la forza fisica (il corpo), la fertilità e il bestiame (la coda).

Il parallelismo col rajan e l'antico rex romano appare evidente soprattutto se si considera il rischio che entrambi correvano in questo complesso rituale.


Gianluca Vannucci




mercoledì 30 settembre 2020

October

October è un mese molto importante, poiché chiude la stagione produttiva dell'anno, la sua parte ordinata, che inizia in Martius.




Come Marzo infatti è sotto la tutela di Mars, che sta sul confine, e difende la zona ordinata e quanto ottenuto durante l'anno (raccolto, ricchezze, ecc.) dai malanni della stagione caotica e dai nemici astrali e fisici.

Se in marzo si passava dalla tutela di Quirinus a quella di Mars ora è Marte a cedere il passo alla tutela di Quirino, patrono del Popolo romano. Il cittadino romano infatti da miles, tornava ad essere un quirite e a dedicarsi ad attività più congeniali alla stagione fredda, come il commercio e l'artigianato cittadino.

La stagione della guerra e del raccolto insomma giunge al termine.

A inizio mese infatti i Salii, attraverso il Tigillum Sororium purificavano i soldati al ritorno dalle battaglie che si concludeva verso fine mese (il 19) con l'Armilustrum, una purificazione delle armi utilizzate nella stagione bellicosa appena conclusa.


Il giorno 4 poi si espiava, in segno purificatorio a seguito di una carestia, lo Ieiunium Cereris, il digiuno di Cerere, la Dea dei cereali a seguito di una carestia e, con Augusto, divenuto annuale. Non consiste in un vero e proprio digiuno ma, essendo Keres la Dea delle biade, probabilmente consisteva in una rinuncia ai cereali e alle pietanze con ingredienti provenienti dagli stessi, molto simile al Navatri induista.

Il 5 poi veniva aperta la Fossa Mundus.

Il mese proseguiva denso di festività, tra le quali l'11 vi erano i Meditrinalia, ovvero una ricorrenza nel quale il vino appena derivato dalla vendemmia, ancora praticamente mosto, veniva mescolato al vecchio vino e bevuto come medicamento. Il vino è sempre stato considerato un venenium, e come tale sotto la tutela anche di Venus, anch'Essa venerata in questo mese in qualità di Genitrice della Stirpe.

Due giorni dopo i Fontinalia in onore di Fons, nei quali si celebravano le Fonti fluviali, fondamentali alla vita e allo sviluppo delle civiltà.

Alle Idi invece l'October Equus, festa in onore di Marte, nella si immolava il cavallo migliore, cioè quello di destra del carro che era uscito vincitore dai giochi Magni Circenses. Il cavallo veniva bardato con serti di pane e si immolava nel campo di Marte. La coda recisa veniva portata di corsa nella Regia, e se ne faceva stillare il sangue su carboni ardenti; il sangue veniva poi raccolto e conservato dalla Vestale Massima.

Ma ottobre non era importante solo per i Romani, in questo mese infatti cadevano le 3 notti di Samonios galliche. 

La ruota del Karmah decideva le parti e le reincarnazioni e il confine tra i mondi diveniva più labile. In questi giorni i Galli facevano iniziare l'anno, alla fine dell'estate (il termine significa proprio questo), un'eco che sbiadita rimane anche nelle festività oggi profane di Halloween.

Gianluca Vannucci


giovedì 6 agosto 2020

Diana, agosto e il Rex Nemorensis

Se il giorno delle Kalendae di Sestile era la festa più importante per i Galli (vedere l'articolo: l'Assemblea di Lugos) le Idus di Agosto coincidevano con una ricorrenza altrettanto importante per gli antichi Latini.  


In questo giorno, corrispondente al plenilunio infatti ricorreva una grande festa di Diana, antichissima Dea di origine italica.

Il Suo santuario si trovava presso il Bosco di Nemi, vicino ad Ariccia, la sede della Federazione Latina arcaica.

Statua di Diana a Nemi


Il Sacerdote preposto al culto di Diana era detto Rex Nemorensis, che custodiva una quercia sacra alla Dea all'interno del Tempio, dalla quale era proibito staccarne i rami.
Il Rex Nemorensis infatti doveva sempre difendere la Sua carica in quanto uno schiavo aveva facoltà di romperne un rametto ed immediatamente acquisire il diritto ad un combattimento col Sacerdote al termine del quale, qualora il pretendente alla carica vincesse, "sacrificando" il vecchio Re, veniva investito dell'auctoritas divina per presiedere egli stesso il Santuario boschivo.

Questo anche ricordando il Dio Virbius, (il Dio/Re Quercia, il cui culto è testimoniato anche attraverso la figura di un Flamine Virbialis) raffigurato come un uomo anziano, che come la natura muore e rinasce più forte, così come il Rex Nemorensis, una volta divenuto vecchio doveva soccombere di fronte al nuovo sfidante, giovane e forte, simboleggiando simpateticamente il vigore maschile della natura, presieduta da Diana Nemorensis.


Il valore sacrale del Re di Nemi continuò ad essere riconosciuto per tutta la durata dell'Impero.
Testimonianze della sopravvivenza del rito ci giungono dal fatto che l'Imperatore Caligola, ritenendo che il Sacerdote fosse durato troppo a lungo, assoldò un uomo per affrontarlo. E ancora un viaggiatore greco del II secolo riferisce che il sacerdozio di Diana Nemorensis venisse conferito al termine di un duello.

Il mese di agosto insomma sembra essere legato al concetto di regalità, presso i Galli come abbiamo visto alle Kalendae, poi durante l'epoca imperiale divenne il mese del Divo Augusto e dell'impero ma già era legato al concetto di regalità latina..
Diana infatti sancisce chi ha diritto a divenire Re o rimanere schiavo

IL CULTO DELLA DEA

Diana Nemorensis, antichissima Dea italica identificata con Hekate Trivia.
Anima Mundi, Ianua, "la Porta" e Ianus il Dio degli Dèi e degli inizi.
Dea anche della luce filtrata tra le fronde e soprattutto della Vita, delle nascite, Signora della Luna e protettrice di ogni donna e da esse ampiamente venerata.
In particolare in questi giorni, le donne che desiderassero figli o anche per facilitarne il parto, la loro venuta alla Luce, si recavano in processione con delle torce nel Bosco di Nemi offrendo degli ex-voto alla sorgente sacra alla camena Egeria per poi trovarsi nel folto del bosco, in cerchio attorno al lago quando la luce delle torce e della Luna piena si specchiava in esso.

Moneta con Diana Nemorense, raffigurata triplice


Tutte queste festività e celebrazioni furono inglobate successivamente dal Divo Augusto nelle feriae augusti, il nostro sbiadito Ferragosto (guardacaso festa della Madonna).

Il culto di Diana fu portato a Roma da Servio Tullio, che le dedicò un tempio sull'Aventino, al culto erano ammessi anche gli schiavi.

Come intuibile infatti Diana era molto venerata anche dagli schiavi, essi solo avevano facoltà di partecipare al duello iniziatico e ad essi era permesso venerare la Dea anche in Roma sull'Aventino.
In quanto Signora della vita e della morte infatti le erano legati anche perchè la loro condizione era equivalente alla morte giuridica e in quanto tali chiedevano anche una nuova "vita" come cittadini liberi.

Il culto di Diana fu uno dei più longevi in assoluto e continuò,anche dopo i decreti teodosiani, nelle campagne per tutto il Medio Evo fino all'età moderna.
Numerose sono le fonti che riportano tracce del Suo culto nei campi da parte dei contadini italici e non.
Veniva anche invocata come protettrice dagli oppressi dalla Chiesa e dal clero e si invocava la misteriosa figura di Aradia o Erodiade, sua Figlia (evidente crasi di Hera e Diana).

Gianluca Vannucci

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