Dopo aver accennato alle origini della città nel precedente articolo, vediamo che dopo gli Etruschigiunsero nelle nostre terre, fino al fiume Esino, i Galli della tribù dei Senoni, all'incirca nel 400 a.e.v. ovvero 353 A.U.C.. Questo popolo, da subito alleatosi con i Rasna (nome etrusco degli Etruschi) influenzò notevolmente Rimini e il suo sviluppo.
Ben lungi dall'essere un oscuro dominio, Ariminum fiorì come mai prima sotto il regno di Brenno.
Dovevano infatti essere all'epoca dei Galli presenti in città una zecca, l'Aes grave, da essi fondata e sede della reggia del rix come confermato da studi moderni e dalle numerose monete con raffigurazione di Brenno torquato pervenuteci, e anche qualche tempio, sicuramente quello dedicato a Belenos, ritrovato sotto l'attuale piazzetta Teatini.
Moneta di Brenno dell'Aes Grave di Ariminum |
Certo il perimetro della città gallica doveva essere più ristretto di quella romana e limitarsi a qualche attuale piazza del centro storico ma non era affatto un villaggio.
La storiografia ha dipinto il Rix Brenno come un despota barbaro e crudele, questo giustamente riportando Tito Livio e ricordando il tremendo sacco di Roma del 364 A.U.C. E alla famosa frase attribuitagli, davanti all'eroe Furio Camillo, “vae victis”. Chiedendo ingenti tributi.
Ma secondo Polibio, vissuto due secoli prima di Tito Livio e quindi molto più vicino temporalmente ai fatti riportati la storia apparrebbe un po' diversa.
Riporta egli infatti che Arunte, cittadino di Chiusi in Etruria, per vendicarsi dell'offeso onor maritale col Lucumone di quella città condusse i Galli Senoni presso la sua città.
I Chiusini chiesero così l'aiuto dei Romani, che mandarono ambasciatori della Gens Fabia presso i Galli per mediare.
Tuttavia gli ambasciatori romani replicarono brutalmente e Quinto Fabio, uno di loro, uccise a tradimento un capo senone durante le trattative ponendosi alla testa dei Chiusini e combattendo massacrando i Senoni.
Livio ci racconta poi che i Galli lasciata Chiusi inviarono a loro volta, inutilmente, ambasciatori a Roma chiedendo la consegna dei 3 Fabii in quanto avevano contravvenuto alle regole diplomatiche.
Quando i Fabii furono eletti tribuni consolari, i Galli, indignati presero le armi e marciarono su Roma, provocando il famigerato Sacco del 18 Luglio e la conseguente reazione romana guidata da Furio Camillo.
Come siano andate le cose ormai poco importa, sia Furio Camillo fu un Eroe, proclamato “secondo fondatore” per aver scacciato i Galli e rifondato praticamente l'Urbe. Furio, prendendo spunto dal governo di Brenno e la sua zecca, fece coniare nel Tempio di Iuno Moneta le prime monete di Roma, da cui viene appunto il termine italiano;
e anche Brenno fu un guerriero e capo formidabile che diede lustro e ancor più importanza alla città di Ariminum, ben stabilita e possente sotto il suo regno.
Tanto da giustificarne la conquista da parte di Roma circa un secolo dopo di lui.
In seguito alla Battaglia di Sentino (296 a.e.v. 459 a.U.c.) l'alleanza tra Etruschi, Senoni, Sanniti ed Umbri fu sconfitta dai Romani e i loro alleati Piceni. Ciò porto ben presto alla conquista del territorio senone da parte di Roma che infatti fondò la sua colonia nella già abitata Ariminum nel 268 a.e.v. 486 A.U.C. Sotto il consolato di Publio Sempronio Sofo e Appio Claudio (figlio del Cieco) ponendo al Rubicone il confine con il resto della Gallia Togata.
L'importanza di Ariminum, accresciuta dal regno di Brenno in poi era infatti enorme, città di confine e porto dell'Adriatico.
Presto vennero stanziati decine di migliaia di coloni Latini, provenienti da Ardea ma soprattutto da Ariccia. I quali traslarono il loro devoto culto di Diana ad Ariminum, tanto che qui divenne Diana Arimina. Il governo della città era retto da due duoviri ed era suddivisa in 7 vici di cui 4 erano: Dianense, Germalo, Velabrense, Aventiniense.
L'importanza della città accrebbe sempre di più anche grazie al contributo dato durante le guerre puniche e l'eterna fedeltà verso Roma. Durante la tarda repubblica infatti rimase fedele a Caio Mario e al Popolo Romano e per questo nel 90 a.e.v. Fu riconosciuto ad Ariminum il rango di primo municipio cispadano e la cittadinanza romana.
Fu poi cruciale per il famoso discorso tenuto dal Divo Iulio nel Foro cittadino, dopo aver varcato il Rubicone poco più a nord della città.
Ma l'epoca d'oro per la città fu quella del primo impero, Augusto infatti la adornò con lo splendido Arco, che sanciva l'ingresso cittadino (la città era ovviamente cinta di mura e in esse vi erano 4 porte cardinali, la principale di queste è appunto quella volta verso Roma, l'Arco che fu poi detto di Augusto costruito nel 27 a.e.v.) mentre Tiberio ultimò nel 21 il Ponte che la collegava alla necropoli a nord-ovest, l'attuale Borgo San Giuliano.
Gianluca Vannucci
1 commento:
Molto interessante questa ricostruzione storica con dovizia di particolari inerenti le varie fasi vissute da una città che si è sempre distinta nei vari percorsi nei secoli. Bravo Gianluca. Nadia Giovagnoli.
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