Sacerdote gallo |
Essi non potevano essere cittadini romani poiché dovevano essere eunuchi (l'evirazione era poribita dalla legislazione romana), e vestirsi con indumenti femminili, in quanto rappresentanti di Attis e come tale, servitori della Dea.
Nel mito infatti la Dea si invaghì di Attis, che però la tradì con una ninfa fluviale. Cibele adirata fece morire la ninfa tagliando un albero e Attis, impazzito di dolore si evirò.
Cibele impietosita gli restituì il membro e lo prese come Suo cocchiere.
Ovviamente il mito ha significati intrinsechi. Attis, presso il fiume Gallos (la Galassia)rappresenta la natura, il demiurgo di ciò che nasce, vive e perisce, invaghitosi della Ninfa (ovvero la materia) viene punito dalLa Madre deGli Dèi.
In questo senso si evira per non procedere oltre e "muore". La Dea impietosita Lo resuscita e Gli dona un pileo stellato, prendendolo con sè. Il Dio è tornato alla Sua sede sovramondana, dopo essere sceso nei recessi del mondo materiale, e aver così santificato la sostanza.
Attis da Tarso I-II sec. a.e.v. Museo del Louvre |
Inizia il periodo equinoziale, con una solenne processione di cannofori che, portandoappunto fusti di canne, si recava al Tempio delLa Madre deGli Dèi sul Palatino in ricordo dell'esposizione di Attis Bambino in un canneto. Oltre che al fine di propriziare pioggia.
Seguiva poi il Castus Matris (Digiuno delLa Madre) fino al 21 marzo.
Proseguono le ricorrenze equinoziali, con la morte di Attis.
Si tagliava un pino, privato dei rami, avvolto in bende di lana rosso sangue, omaggiato con ghirlande di viole e con strumenti musicali come la siringa, e vi collocavano sulla sommità effigi del Dio, i dendrofori poi trasportavano questo albero-fallo fino al tempio di Cibele sul Palatino.
Qui si svolgeva la commemorazione per la morte di Attis.
Dopo il taglio del pino il compianto funebre per Attis raggiungeva il culmine il giorno del Sanguem.
I sacerdoti del culto, chiamati Galli, (ma non l'Arcigallo in quanto era cittadino romano e aveva funzioni oracolare e di presidenza) si tagliavano le carni con cocci e spargevano del sangue sull'albero-fallo, così come il sangue di Attis creò poi le viole.
Seguivano poi altri sacerdoti e gli astanti danzavano catarticamente.
Il pino veniva poi chiuso nei recessi del Tempio fino all'anno successivo e terminava il pianto funebre.
Questa particolare forma devozionale è sopravvissuta in alcune usanze della settimana santa in Calabria in cui alcuni uomini si lacerano i polpacci correndo per la città.
Attis è risorto, il fatto era reso visibile dalla conformazione del Tempio che permetteva, al culmine equinoziale, la penetrazione in un preciso punto di un fascio luminoso. Nonché dallo scoppiare della vita primaverile.
Cortei gioiosi per le strade riempivano l'Urbe. Era un giorno di festa molto sentito.
Attis, dopo essere "caduto" nei recessi del mondo materiale (essendosi infatuato della Ninfa nel mito) e punito dalla Magna Mater per non essersi controllato nella Sua azione demiurgica, si castra e così facendo ferma il Suo procedere ulteriormente ma "muore".
La Madre deGli Dèi impietosita però Lo resuscita e donandogli un pileo stellato prende Attis con sé. Il Dio è tornato nella Sua sede sovramondana dopo essere disceso e aver in questo modo santificato la materia.
Cibele con Attis |
Dopo un giorno di riposo sacro eccoci all' ultimo giorno del ciclo equinoziale. La statua di Cibele Frigia veniva portata in processione fino al fiume Almone. Qui l'arcigallo dopo aver purificato con abluzioni la statua la cospargeva di cenere.
Con un corteo di canti e balli la statua veniva poi solennemente riportata al Tempio sul Palatino, concludendo le cerimonie del ciclo.
Il giorno successivo (Initium Caiani) si poteva essere iniziati ai Misteri di Attis, presso un santuario frigio sul colle Vaticano in una apposita cerimonia.
Gianluca Vannucci
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