Nella Roma arcaica la guerra doveva essere ius-ta ovvero giusta, come si confà allo Ius il diritto.
Bisognava quindi che ci fossero i giusti motivi e presupposti per dichiarare guerra ad un altro popolo e che non fosse di offesa nei confronti degli Dèi.
Guerra che si combatteva non solo sul piano materiale ma anche e soprattutto sotto il profilo spirituale attraverso formule che consentivano la protezione, la benedizione divina, oltre che l'allontanamento del Nume protettore di un popolo per consentirne invece un avvicinamento a quello romano (Evocatio). Ecco perché tutto doveva essere conforme allo Ius Divino, per mantenere la Pax Deorum ominunque.
Affinchè la dichiarazione di guerra fosse giusta quindi bisognava seguire un certo protocollo,
il Bellum Iustum, attuato e preservato dal collegio dei Fetiales.
Sacerdoti Feziali, Tomba dei Fabiani (Necropoli dell'Esquilino)
I Salii erano i cantori e poeti della guerra mentre si può dire che i Feziali ne fossero i giuristi.
Erano una sorta di ambasciatori, si curavano infatti che gli interessi di Roma non fossero danneggiati da potenze straniere.
Erano 20, e vi era un pater patratus Popoli Romani come oratore ufficiale.
Si occupavano di accordi e anche soprattutto delle dichiarazioni di guerra o della richiesta di riparazioni di patti. Erano quindi i difensori della dignità di Roma giacché si accertavano del fatto che ogni offesa all'Urbe fosse risarcita dapprima coi negoziati e, se insufficiente con la guerra, che diveniva appunto giusta, cioè conforme allo Ius e legittima agli occhi degli Dèi.
Come ci scrive Livio:
Nel Tempio di Iuppiter Feretrius(nella quale si portavano le spolia opima dei vinti) uno dei Feziali prendeva, con permesso del Rex, i sagmina (la verbena) e otteneva investitura dallo stesso come regius nuntius populi Romani Quiritum, con la verbena toccava capo e capelli di un sodale chiamandolo pater, il pater patratus appunto, che prendeva capo della sacra delegazione (3 testimoni + il pater patratus) e si recava all'incontro con l'ambasceria avversa.
Iuppiter Feretrius, o Lapis è il Dio della folgore, dei patti e della sovranità magica.
La parola data per i romani era sacra in quanto sotto la tutela di Iuppiter
Il rito per indire guerra cominciava con la richiesta di riparazione dell'offesa eventuale, chiamando testimoni Iuppiter, Fines del popolo avverso e Fas (la Giustizia divina).
Il Feziale dichiara poi che il popolo avverso "fa contro il giusto, né al giusto soddisfa" chiamando come testimoni Iuppiter, Ianus Quirinus e tutti gli Dèi superi, terrestri e inferi, senza tirare in ballo Marte in quanto la guerra non è ancora dichiarata.
Il pater patratus e la delegazione entravano nella città e ripetevano più volte la formula affinché tutti ne fossero a conoscenza, dopodiché tornavano in Patria.
Trascorsi 33 giorni i Fetiales tornavano, se il nemico avesse deciso di riparare al danno si stipulava un patto (foedus ferire), col sacrificio di un suino attraverso una selce (la pietra fulguralis) che veniva poi scagliata lontano. Durante il sacrificio il Fetiales identificava nell'animale lo spergiuro, che doveva fare l'ennesima fine ovvero annichilito dalla folgore.
Qualora invece la città avversa avesse deciso di non riparare all'offesa i Feziali, dopo aver chiamato a testimoni tutti gli Dèi dichiaravano che sarebbero tornati a Roma a riportare al Rex, che riunendosi col Senato, avrebbe deciso se muovere guerra.
Se si decideva per la guerra i Feziali portavano un asta con la punta in ferro (o di corniolo) che veniva lanciata oltre il confine, in territorio nemico.
Solo da quel momento si era ufficialmente in guerra, e Roma era certa dell'appoggio degli Dèi per aver seguito il protocollo ed essendo dalla parte dello Ius.
Quando i confini dei territori sottoposti a Roma furono troppo lontani si faceva simbolicamente acquistare da uno straniero un piccolo terreno adiacente al Tempio di Bellona nel quale veniva scagliata la lancia.
Questo ci da la misura di quanto fosse etico il termine della guerra, che doveva essere (almeno in tempi antichi) Giusta e difensiva, non puramente di conquista e offensiva, al contrario di quanto molti dicono.
Il mancato rispetto del Bellum Iustum, e di conseguenza del favore degli Dèi, contribuì successivamente al collasso di Roma come concausa.
Il collegio scomparve quasi totalmente già nella tarda repubblica e fu re-istituito per un breve periodo dall'Imperatore Claudio, cessando di esistere poco dopo di lui.
Gianluca Vannucci
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