Februarius
è il mese delle purificazioni, l'ultimo prima dell'inizio dell'anno
sacro e del ritorno di Marte.
In
questo mese le giornate si allungano visibilmente e la Luce torna a
splendere ma il freddo, i malanni possono ancora tornare e tentano
l'ultimo, decisivo, assalto all'Ordine.
In
un piccolo ciclo (l'anno solare) simpatetico, simboleggiante la
Creazione, il Caos precede il Solco.
Le
Parentalia erano feste dedicate ai defunti, tra il 13° e il
21° di Februarius per la durata di nove giorni.
In
questi giorni i templi venivano chiusi, spenti i fuochi sacri, non è
propizio celebrare matrimoni e tutti devono dedicarsi, al culto dei
propri morti.
Perché
il Velo fra i mondi è di nuovo labile.
Le
manifestazioni di Dèi, Geni e Demoni sono più frequenti e con esse
quelle degli Dèi Mani, i nostri buoni defunti recenti, che seguono
in Processione Diana e le Lase, in attesa di una nuova vita o
dell'apoteosi nel Fuoco sempiterno dei Lares eroici.
Le
festività dei Parentalia si svolgevano direttamente nei cimiteri,
nei quali i romani si recavano portando cibarie e offerte semplici,
accendevano luci e portavano fiori, banchettando nei giardini
circostanti le tombe.
"Si onorino le tombe che si quietino le anime, si portino doni nei sepolcri i Mani non chiedono molto, è gradita la devozione più di un ricco dono lo Stige non ha Dei avidi, le tegole riempite di corone e si sparga spighe di grano e sale, pane inzuppato nel vino e viole disciolte è sufficiente, tutto ciò contenuto in una piccola brocca e lasciato in mezzo alla strada"
Ovidio, Fasti lib. 533 - 540
In foto: Phersu aizza il molossoTomba
degli Áuguri, Tarquinia |
Nel corteo funebre si indossavano le maschere (appese agli alberi precedentemente durante i Paganalia e le Ferie Sementive di Gennaio) dette Oscilla, così chiamate perché oscillavano al vento fra le fronde e per questo era possibile, secondo il volere di Faunus, trarne auspici.
Indossando le maschere si esorcizzava, attraverso una catarsi dionisiaca, la morte e si spaventavano gli spiriti maligni oltre che incarnare le sembianze di Avi illustri passati a miglior vita.
L'associazione tra la risata anche nevrotica, in quanto arma apotropaica potentissima, e il raccapriccio della morte è ancestrale
E dimostrata anche dalla figura primordiale e beffarda di Phersu, ritratta con un cane in diverse tombe etrusche e intenta a torturare oppure a giocare col defunto. Un etrusco antenato di Hellequin(Arlecchino) e Pulcinella.
In questi giorni è buona norma portare dei fiori e un po' di sale ai nostri cari al cimitero o, in caso di parenti lontani accendere un lumino sul davanzale e dedicarlo quale offerta ai Manes.
Gianluca Vannucci
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